A Seui la mostra Bon A’ Tirer di Simonetta Secci
Sarda, Simonetta Secci passa dal Man di Nuoro al Museo del giocattolo tradizionale della Sardegna di Zeppara – Ales, nella provincia di Oristano, a quello nella Palazzina Liberty di Seui che la ospita fino al 10 dicembre 2023.
Qui mostra il suo ingegno in Bon A’ Tirer, una retrospettiva curata di Mariolina Cosseddu. Si tratta di incisioni colorate e di uno studio su corpi di ovini che ha mosso un singolare moto di interesse nella subregione del Sarcidano: le sue realizzazioni sono opere cruciali che risultano come istallazioni crude, frananti nell’inumano. Per Simonetta Secci l’obiettivo sembra essere uno soltanto: essere efficace.
E ci arriva per emulazione della specie, di quando con maestria si interveniva nella rottura del vasellame domestico: quel suo inserire, nella terraglia bianca senza smaltatura, fili di ferro stretti in punti nevralgici del corpo dell’animale, non è che memoria di antiche abilità artigianali. Esponendosi, in una dialettica ambivalente, a svelare contraddizioni e a riconoscere evocandola, come Marguerite Yoursenar, anche l\'anima che sta in una carota.
Tutto ha luogo da una commissione del Mattatoio di Nurri che negli anni Novanta cerca di dar respiro alle cooperative pastorali e agricole, tra finanziamenti che si srotolano e accostano una società in blocco, transumanza e abitudini agropastorali chiedono rivelazioni. Simonetta Secci ne fa una didascalica estensione che arriva fino alle liturgie della trasmutazione dell’eucarestia. Un’avventura ai vertici dell’onirico che, complice un incarico che la porta a tallonare un’economia di sviluppo, fa nascere le sue testine di agnello: Ies concheddas.
Adriana di fatto, Simonetta all’anagrafe, sostiene: «Noi siamo pigri e solitari, diffidenti più che infastiditi da quel che ci può accadere intorno. Nel realismo minimale che accade ogni giorno in Sardegna andiamo a formare un’isola rarefatta e complessa».
Anche se, di fatto, contribuisce e attiene all’aura sconfinata ed enigmatica del luogo, è convinta che a parlare di sé possa essere solo la sua opera e ne affida a Mariolina Cosseddu la descrizione: “Completano la mostra le oche in ceramica con cui Simonetta Secci rivela l’altra anima del suo percorso artistico che, come nelle incisioni, nasce nell’ambito di una tradizione familiare e perciò visceralmente sentita”.
E nella recentissima scelta di donare le sue preziose istallazioni di Istanbul alla comunità in cui vive, si accende un femminile che dalla Turchia ricalca la postura barbaricina fatta di capi coperti e incarnati celati.
Anna Maria Turra