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11 Dicembre 2019

Africa-Arctic Flyway al museo Costantino Nivola


Parte un nuovo sos dalla Sardegna e precisamente dal museo Costantino Nivola di Orani dove la dirigente, Antonella Camarda, dichiara: «Questa mostra di Peter Fend Africa-Arctic Flyway, attualmente ospitata nei nostri spazi, fa divertire i nostri ragazzi che costruiscono robot, intere scolaresche impegnate nella progettazione di sensori di intercettazione di voli di uccelli migratori. Un gioco da ragazzi per un argomento decisamente molto serio. L’emergenza climatica ci interroga per soluzioni in tempi brevi. Sensibilizzare dai nostri spazi e da ogni luogo possibile diventa così l’imperativo per tutti.»



È il primo importante progetto museale realizzato in Italia dall’artista americano Peter Fend. La proposta e l’installazione sviluppate specificamente per la Sardegna si basano su una quarantennale tradizione di attività artistiche collaborative proiettate nel “mondo reale”, cominciata con Jenny Holzer, Richard Prince, Coleen Fitzgibbon, Peter Nadin, Robin Winters e la Ocean Earth Development Corporation. Si tratta di una nuova pratica di collaborazione che scaturisce dal desiderio di lavorare con clienti esterni al mondo dell’arte, beneficiando al tempo stesso di un nuovo tipo di pensiero artistico. I progetti sono stati utilizzati dall’Environment Program statunitense, da grandi canali giornalistici televisivi in tutto il mondo, da diverse organizzazioni statali, e sono stati esposti in sedi artistiche internazionali come Documenta e le biennali di Venezia, Pechino, Sharjah e Osaka. Ocean Earth ha il mandato legale di produrre “servizi di comunicazione”, quali analisi dei siti con dati satellitari, e “componenti architettoniche” per le città; piattaforme marine per l’energia e i pesci selvatici, e per la conversione dei rifiuti in materiali biolitici e megastrutture urbane leggere.



«Questo lavoro - spiega Fend - risponde a quelle che l’architetto rinascimentale Leon Battista Alberti considerava le quattro responsabilità dell’architettura: fornire le tecnologie che danno alla città aria pulita, acque vive, facilità di movimento e difesa.»


AFRICA-ARCTIC FLYWAY nasce dall’esempio del lavoro dei Land artisti degli anni Sessanta e Settanta, affronta la necessità delle specie, in particolare gli uccelli, di migrare dall’Equatore ai Poli, in questa parte del mondo, lungo il tragitto dall’Africa Tropicale all’Artico Europeo. Nel passaggio attraverso il Mediterraneo, la Sardegna è un sito centrale. Tuttavia, è messo a rischio dal consumo dei combustibili fossili, che è causa di caldo eccessivo e di siccità, e dall’occlusione del corso dei fiumi, che interrompe il ciclo metereologico e distrugge l’habitat.



Fend propone dei passi da compiere per porre fine a questi pericoli. Le tecnologie e la mappatura del terreno che presenta sono tutte derivate dalla Land Art e dall’Arte Concettuale del secolo scorso. Il loro obiettivo è permettere alla popolazione della Sardegna di contare sulle proprie risorse per l’energia e il cibo, indipendentemente dalle imprese non locali e dalle industrie estrattive. A questo scopo propone due azioni principali, in linea con i ritrovati scientifici e le posizioni dei gruppi ambientalisti: primo, non accettare che il metano di origine fossile venga distribuito sulla base di contratti cinquantennali, dal momento che così non ci sarebbe riduzione delle emissioni dei gas-serra, con conseguente peggioramento della desertificazione e della siccità. Secondo, decostruire il gran numero di dighe che bloccano i flussi nutritivi e salini verso il mare, creano laghi stagnanti e poveri di ossigeno e danneggiano i cicli pluviali, e rimpiazzarle con ruote idrauliche ultraleggere. Tutte le soluzioni proposte sono state sviluppate nel corso di decenni, a partire da paradigmi tratti da Marcel Duchamp, Robert Smithson, Dennis Oppenheim, Joseph Beuys e Carolee Schneemann. Nello spazio espositivo del museo, un ex-lavatoio pubblico, Fend espone una realtà tridimensionale: bacini di acqua salata, in cui sono tracciati gli itinerari semestrali degli uccelli e insetti migratori. Una linea rossa collega due muri su cui sono esposte mappe ritagliate di destinazioni nel Sud e Nord Sardegna. Sul pavimento, quattro modelli di terreno scolpiti nell’YTong, un materiale da costruzione, mostrano ciò che si può fare nei siti delle dighe Omodeo, Cedrino, Gúsana, Torrei: tutti diventano luoghi per il recupero di fiumi liberi, ad acque bianche. Su pannelli sospesi, altre mappe ritagliate mostrano piani per la gestione delle acque salate e dei nutrienti sotto un sistema di governo e tassazione concepito dai primi economisti, noti come Fisiocrati.


© PH Stefano Ferrando, Studio Vetroblu

La premessa è che la prosperità a lungo termine dipende dalla salute degli animali e delle piante della terra e del mare. Sulle finestre, queste idee sono sintetizzate in quattro “word-stacks” che letteralmente sono “cataste di parole” che vanno ad informare i visitatori. Proprio come avveniva con le “parole in libertà” futuriste di Filippo Tommaso Marinetti, le parole sono estratte dalle frasi; esposte in lettere di vinile, trasmettono i messaggi principali della mostra: no alle dighe, no ai combustibili fossili, eco-tassazione invece di tasse sul reddito, ripristinare l’habitat degli insetti e degli uccelli.



Peter Fend è l’americano che, nel 1980, su consiglio di un avvocato, ha fondato la Ocean Earth Construction and Development Corporation, come successore legale di un\'impresa d\'artista, iniziata nel 1979 e destinata a fornire idee e pratiche artistiche per i clienti del mondo reale. L\'impresa comprendeva Richard Prince, Peter Nadin, Robin Winters e Jenny Holzer, Coleen Fitzgibbon e Fend, questi ultimi tre hanno in seguito acquistato dei pacchetti azionari. Ocean Earth si basa su concetti strutturali e di visualizzazione dei dati negoziati con Dennis Oppenheim, Paul Sharits, Gordon Matta-Clark, e Carolee Schneemann, oltre che richieste di iniziative del mondo reale di Joseph Beuys (1980) e il programma delle Nazioni Unite per l\'ambiente (1982, 1989, 2008). L\'azienda ha lavorato con scienziati dell’Università statunitense Caltech, con oceanografi di Plymouth, due centri oceanografici di San Pietroburgo e l’architetto navale Marc Lombard. Nel 1981 gli azionisti Sharits, Fend e Fitzgibbon decisero di costruire un percorso conoscitivo dei siti attraverso la simulazione visiva di dati satellitari multispettrali. Ciò ha portato rapidamente a un autorevole monitoraggio per i media mondiali delle Falkland, Beirut, Libia, la guerra Iran-Iraq, il Nicaragua, il bacino amazzonico e Chernobyl, con conseguenze storiche. Dopo sei anni, i governi occidentali hanno interrotto questi lavori. Da allora, con le conoscenze acquisite dalla società, Fend ha presentato progetti multidisciplinari a Documenta, alle biennali di Pechino, Yinchuan, Osaka, Venezia, Liverpool e Sharjah, progetti volti a trovare delle soluzioni pratiche alle crisi economiche ed ecologiche.


© PH Stefano Ferrando, Studio Vetroblu

La risposta diretta ai funzionari governativi è in corso in Algeria, Ucraina, Norvegia, Italia, NZ. Dal 1988, varie gallerie hanno esposto i progetti di Fend, in particolare American Fine Arts, Esther Schipper, Essex Street, Christian Nagel, Barbara Weiss, Georg Kargl, Pinksummer, Le Case d\'Arte.




Importanti conferenze si sono tenute presso le principali scuole di architettura e d\'arte, in presenza di comitati di esperti militari, l\'Ufficio di valutazione tecnologica del Congresso degli Stati Uniti, di cui è nota la conseguente relazione ufficiale, l\'Associazione dei corrispondenti delle Nazioni Unite, che per due volte viene sponsorizzato dalla stampa statunitense, russa e turca, festival di architettura e conferenze scientifiche internazionali. L\'elenco delle opere confiscate o falsificate è probabilmente più lungo di quelli esistenti; diverse autorità ritengono che l\'arte nel mondo reale, in termini reali, potrebbe minacciare le loro professioni, o - alcuni dicono - lo Stato.



Durante l’inaugurazione scaturisce un dibattito acceso, si creano fronti opposti che si confrontano sull’importanza delle dighe, strutture incriminate che avrebbero compromesso l’ecosistema e, tra i 50 giovani dall’Accademia delle belle arti di Sassari e la platea eterogenea di visitatori ed esperti ambientalisti, l’artista Peter Fend informa tutti non solo di essere ad un punto di svolta ma di essere proprio sul punto di centrare in pieno l’obbiettivo: ciò che nasce dal dialogo è già un unione tra visioni, è uno tra gli effetti più trasformativi e rivoluzionari dell’arte.


Anna Maria Turra

Inspiration

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