Amaretti sardi, il dolce del fine pasto
Ricette troppo complicate? Ingredienti difficili da dosare? Agli amaretti sardi ne bastano tre. Le mandorle sono un’eccellenza della Sardegna. Non solo per il gusto intenso che arriva al primo scricchiolio, al primo assaggio. Questo ingrediente è la base della tradizione dolciaria regionale. Ha permesso, tra le varie cose, la nascita di prodotti come il torrone o i sospiri di Ozieri. E ha portato a galla questi splendidi biscotti. L’altro, non meno importante, ingrediente è lo zucchero, necessario, insieme al limone, a creare il giusto equilibrio a questo dolce. L’albume d’uovo garantisce la giusta consistenza agli amaretti sardi, serviti alla fine di ogni pasto.
Ingredienti
- Mandorle (400g)
- Zucchero (300g)
- Albume
- Limone
Preparazione
Per prima cosa, meglio accertarsi di avere il mixer, assolutamente utili se si vuole tritare le mandorle (sbucciate, mi raccomando). Dopodiché, si può iniziare la preparazione degli amaretti. Si inserisce nel contenitore le mandorle, insieme allo zucchero e a dei pezzettini di limone. Fatto ciò, si accende il mixer così da permettere di sbriciolare l’intero composto. Nel frattempo, si consiglia già di prendere una terrina, e di inserire al suo interno gli albumi d’uovo. Con una frusta da cucina si comincia a sbattere il liquido, senza però montarli. Una volta compiuto, gli albumi vanno versate nell’impasto di mandorle, limone e zucchero.
La strada qui è in discesa. Ora si deve solo amalgamare, in modo che sia pronto per l’ultima fase: la creazione degli amaretti. Una volta versato lo zucchero in un piatto separato, si prende l’impasto e si comincia a formare delle piccole sfere. Dopodiché, si appoggiano sul piatto coprendo la loro superficie con lo zucchero. Il tocco finale e prendere una mandorla sbucciata inserendola nel cuore del dolce. Prima della fase di cottura, gli amaretti vanno posti su una teglia con carta da forno. Da qui, si inseriscono nel forno per 20 minuti mantenendo una temperatura di 160°. Quando si sono raffreddati, non resta che assaggiarli. Anche se il singolare è d’obbligo se si vuole servirli dopo il pasto. Chi ne assaggia solo uno, fa fatica a fermarsi.
Credits:
- Amber Engle Unsplash