Angelo Ziranu: da Gaudì a Costantino Nivola
All’insegna della protezione è l’architettura e la trama degli incontri di Angelo Ziranu, architetto cresciuto nel regno di Costantino Nivola da cui riceve in regalo un ritratto e una benedizione.
Ingegnere e architetto, classe 72, Angelo Ziranu, nato a Orani nella provincia di Nuoro, è l’unico italiano che entra in collaborazione con l’equipe di progettazione incaricata dei lavori di completamento della Sagrada Familia a Barcellona. È grazie al suo intervento se nella facciata della gloria, l’ultima che verrà completata nei prossimi anni, è stata inserita una frase in lingua sarda della preghiera universale del Padre nostro.
Figlio di Predu, in paese tutti lo conoscono così, Pietro Ziranu è il fabbro ferraio con officina nel rione nuovo di Orogheri che fa crescere il piccolo Angelo letteralmente tra l’incudine e il martello che sta tra la vena artistica e il quotidiano; è nel laboratorio di polvere di ferro che conosce personalmente Costantino Nivola, un amico di famiglia. «Da bambino non volevo passargli i colori perché criticava i miei disegni.» Da grande ne conserva gelosamente insegnamenti e un ritratto con dedica olografa. Costantino Nivola, l’uomo che New York riconoscerà come l’artefice dell’avanguardia gli scrive: “Angelo Deus lu vardete” che tradotta dal sardo suona più o meno così: che Dio ti protegga.
E sembra protetta da Dio l’opera di Angelo Ziranu quando monsignor Carlo Chenis, sottosegretario della Pontificia commissione della Cei, in collaborazione con l’ufficio dei beni culturali della diocesi di Nuoro, diretto da Don Sebastiano Corrias, gli propone uno stage di un anno proprio alla Sagrada Familia. All\'architetto giunto dalla Barbagia con la sua tesi da 110 e lode L\'architettura Sacrale “Un home de capacitat superior”: Antoni Gaudì alla luce del Concilio Ecumenico Vaticano II, la Spagna chiederà sei anni.
Il lavoro alla Sagrada è tanto esaltante quanto impegnativo per il giovane di Orani che nel completamento della cattedrale cattolica si trova a \"testimoniare le evidenti analogie tra sardi e catalani attraverso il filo conduttore della devozione a Cristo e alla Madonna\". Poi quel linguaggio diventa la base di diverse mostre in Sardegna su Gaudì e il suo talento traslato nella cattedrale di Barcellona, da Ziranu curate e dirette. Prosegue nel misticismo di Nostra Signora d\'Itria, nella ricostruzione di una vera e propria cappella, dove ricrea gli interni del Tempio di Dio. Forte dei suoi compiti di progettazione architettonica e liturgica, in Spagna alla Sagrada Familia si occupa del progetto delle 7 torri di copertura delle cappelle dell\'abside e della progettazione degli spazi interni del presbiterio, del deambulatorio, delle cappelle e degli arredi liturgici. Angelo Ziranu prosegue una traiettoria che lo vede capo progetto di più lavori che gli vengono affidati dalle amministrazioni sarde. Oggi, per esempio, si parla del recentissimo parco adiacente la biblioteca di Orani, ispirato all’opera di Salvatore Niffoi. Predestinato per estrazione geografica e talento, senza perdere il contatto sull’importanza culturale di un’architettura originaria, a tratti povera ma carica di ispirazioni, Angelo Ziranu realizza opere civili residenziali, servizi necessari come parcheggi, spazi per il tempo libero, aree sacre come la ristrutturazione della casa parrocchiale di Budoni.
Aderendo al pensiero di Gaudì, per cui la natura è la più straordinaria espressione di Dio, parte fondamentale dello spazio sacro, racconto di quello che capita fra Dio e l\'Umanità, nell’opera di Angelo Ziranu quel che preme è il lascito di un seme per le nuove generazioni.
Nel gruppo di progettazione presieduto da Jordi Bonet I Armengol, oggi 96 anni, e dall’attuale responsabile dell’opera Jordi Fraulì, Angelo Ziranu, apprende il linguaggio gaudiniano: una sorta di possessione tra contrastanti contenuti espressivi.
«Sono un privilegiato che intende fare della sua attività l’esatta restituzione di quel che ha ricevuto - dice Angelo Ziranu - spero di essere all’altezza della responsabilità di riconoscere e ritrovare cifre dei nostri discendenti, lavoro con metodologia gaudiniana ad un nostro linguaggio estratto dalla nostra storia»
Considerando geniale e ancora molto attuale la tecnica artistica del sand casting di Costantino Nivola, lo scultore compaesano che in giovane età chiamava Ziu Tittinu, Angelo Ziranu da grande trova avvincente il confronto e l’analisi dell’evoluzione artistica del Novecento; studiandone i risultati stilistici nello scambio culturale con Le Corbusier, padre dell’architettura moderna che esaltava la ricerca della pulizia formale unita alla funzionalità degli edifici, Ziranu dà al suo paese significati e idee.
«L’artista, che viveva e lavorava a East Hampton, - spiega Angelo Ziranu - con il suo sand casting in qualche modo rispondeva a una sfida che risulta sorprendentemente attuale, creando delle vere e proprie facciate prefabbricate decorate con bassorilievi. Ideò la tecnica mentre giocava in spiaggia con i figli: creata la scultura in negativo sulla sabbia, componeva il positivo per successive stratificazioni, versandoci sopra prima uno strato di boiacca di calce e infine una vera e propria colata di calce-struzzo.»
Fare architettura per tridimensione, così come Nivola adorava, e le assonanze architettoniche con Gaudì non razionale e funzionalista sono elementi di quel linguaggio che oggi Angelo Ziranu utilizza come tramite tra cielo e terra.
«La sofferenza a volte è davvero tanta, la senti maturare e non capisci cos’è. Nei momenti di fermo la mente fa da incubatore e, - confida Angelo Ziranu parlando dell’intuizione artistica - accanto alla consegna del grande tributo, vi è certamente anche la paura del tutto umana di salire come cattedrali alla luce. Io trovo che nella cultura del rispetto poi le cose diventano gioielli. Ma a tratti sento, accanto alla fortuna di stare dentro un progetto davvero delicato, il peso di responsabilità che superano l’umano»
Non ancora del tutto completamente compreso, il genio catalano sembra permettere che circolino liberamente le voci su quanto tutto quel che accade tra le mura della sua cattedrale appaia provvidenziale. Intanto per Angelo Ziranu l’imperativo resta sempre lo stesso: restituire più di quello che ci viene dato.
Anna Maria Turra