Antiche ragazze in bikini
Immersa in una conca di lussureggiante verde, fra profumatissimi aranceti e gelsomini, e improvvise chiazze di bouganvillee viola, sorge un’antica Villa Romana, che sepolta per secoli sotto polvere e detriti si è rivelata agli occhi increduli degli archeologi negli anni ‘50. A pochi chilometri da Piazza Armerina, cittadina in provincia di Enna dal ricco patrimonio culturale e artistico, la Villa Romana del Casale è un’oasi di rara e inestimabile bellezza.
Dopo lunghi e meticolosi restauri in più fasi, la Villa è tornata a risplendere per farsi ammirare in tutta la sua imponenza, esponendo al pubblico mosaici fra i più belli del mondo e considerati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Oggi le coperture del sito archeologico consentono di passeggiare protetti dal sole e dal caldo, e una passerella sopraelevata conduce fra scene di vita quotidiana e fantastica in un trionfo di colori e varietà. La dimora romana, datata fra il III e il IV secolo d.C., vanta una superficie di oltre 3.500 metri quadrati, articolati fra stanze, ambienti termali, cortili, vestiboli, corridoi e la grande basilica ornata di marmi preziosi, facendone uno dei gioielli più preziosi della civiltà romana in Sicilia.
Non è certo chi fosse il proprietario della Villa, forse l’imperatore M. Valerio Massimiano, forse un potente patrizio dell’Impero, ma quella che sembra essere una residenza di caccia è di certo una testimone straordinaria della vita dei tempi, narrati con dovizia di particolari nelle splendide decorazioni musive. I soggetti rappresentati sono raffigurati con grande espressività e perizia, e sono probabilmente opera di grandi maestri nordafricani.
Attraversando gli ambienti della Villa ci imbattiamo in pavimenti musivi ricchi di scene di vita quotidiana, battute di caccia, animali marini veri e fantastici, episodi mitologici, maschere teatrali, personificazioni delle stagioni e tanto altro ancora.
Seguendo il percorso guidato che permette una lettura puntuale delle opere presenti, ci troviamo nella zona termale con la palestra, dove è presente un mosaico raffigurante la gara tenutasi al Circo Massimo di Roma in onore di Cerere, dea delle messi e delle stagioni, per poi giungere nell’area del Frigidarium e del Tepidarium. Tritoni, pescatori e cavalli marini accompagnano la nostra passeggiata assieme ad atleti che corrono con la fiaccola.
La Sala della Piccola Caccia, dove venivano consumati i pasti d’inverno, è dedicata alla dea Diana, cui viene reso onore con la rappresentazione simmetrica di un sacrificio e di un banchetto, per proseguire fino al corridoio della Grande Caccia con straordinarie scene di cattura di belve selvatiche e animali esotici. L’espressività di questi mosaici sono il preludio a una delle stanza più ammirate e conosciute della Villa, la Stanza delle Dieci Ragazze, giovani donne colte mentre sono intente in attività ginniche, in onore della dea del mare Teti. Le fanciulle mostrano una sorprendente modernità indossando dei costumi che sono veri e propri antesignani del bikini: essenziali e adatti al movimento, ma anche seducenti, aderiscono al loro corpo per accompagnarle durante il lancio della palla, del disco o mentre sollevano piccoli pesi. Su uno sfondo bianco, questo mosaico esalta tutta la bellezza e la dinamicità del corpo femminile, di cui coglie dettagli e movenze, con colori delicati e a grandezza reale. Ben diverse dalla drammaticità delle ragazze raffigurate nel Ratto delle Sabine.
La bellezza, il gioco, la forza della natura, la mitologia lasciano il posto anche ad altri temi, come quelli dell’amore, nella stanza di Amore e Psiche, offrendoci un sontuoso tributo alle arti, alla musica e alla poesia. Nelle sale di Arione e Orfeo, fra oltre cinquanta specie diverse di animali, compare la mitica Fenice, che sembra voler simboleggiare la forza di questo luogo di incommensurabile bellezza, risorta dalle proprie ceneri e consegnata a noi per conservarne l’unicità.
Nathalie Anne Dodd