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Antonio Marras: «La moda come fenomeno sociale»
21 Agosto 2023

Antonio Marras: «La moda come fenomeno sociale»


Si lascia intercettare lo stilista algherese e tratteggia per Handbook Costa Smeralda, tramite traguardi e nuovi progetti, quel carattere che lo rende tanto internazionale. Marras, leader di un marchio che parla italiano, ingloba possibilità, esperienze e suggestioni dimostrando che arte e moda non solo sono inscindibili, ma rappresentano un’incredibile leva di posizionamento del patrimonio nazionale. Ce l’ha spiegato negli anni, dentro e fuori NonostanteMarras, lo spazio evocativo di Milano, lo ribadisce con infinite citazioni alla tradizione e con il suo modo di procedere. Basata sulle relazioni, quella di Antonio Marras è un’imprenditoria che non nasconde l’intraprendenza svagata e al tempo stesso ostinata di chi osserva. La sua personale traduzione dei valori accade come un fatto. Dilaga mentre fa luce, più che sulla trasformazione di una società, su quella precisa tensione ad esprimere di sé il meglio.



Per l\'uomo Antonio Marras inventare oggi, in un orizzonte più sfidante come può esserlo la fusione con il colosso Calzedonia, tecnicamente cosa rappresenta?


«Di fatto non mi fermo a pensare. Anzi, direi che non mi fermo per niente. Mai. Realizzo che sono quarant’anni che lavoro in questo settore e dal 2000 specificatamente per il mio marchio solo quando ho delle interviste. Mi sono inventato un format che mi permette di occuparmi delle mie passioni. Solo la passione per quello che fai può permettere di condurre un tipo di vita così totalizzante come la mia. E per passioni intendo prima di tutto la mia Sardegna - ha poi proseguito lo stilista -, radici, spunti, provocazioni visive, tradizioni e saper fare e poi tutte le arti che girano intorno alla moda. Arti contemporanee, teatro, cinema, arti visive, danza e chi più ne ha più ne metta.


Penso che la modernità, vivere il nostro tempo, sia proprio quello di intersecare diverse discipline. Contare sulle dinamiche diverse da quelle della moda e usufruirne. Penso che avere una mappatura di tutte le arti che concorrono al disegno, alla realizzazione di una collezione, che poi non sono solo abiti ma un vero e proprio state of mind, sia fondamentale per avere una visione personale e caratterizzante.


La fusione con Calzedonia è di recentissima data. Sono, siamo, molto felici della possibilità di dare all’Antoniomarras una seconda vita, una vita altra. In quarant’anni abbiamo dedicato la nostra esistenza a questo progetto, come e più di un figlio, una famiglia e tutto quello che potevamo dare l’abbiamo dato. Ora con diverse energie ci saranno nuove opportunità e nuove strade da percorrere».



Siamo portati a pensare che un uomo di successo sia in grado di sfruttare le proprie capacità, eppure l\'abbiamo sentita spesso ringraziare gli altri che le hanno consegnato ispirazioni e notorietà. Può spiegarci meglio quale direzione la muove nel suo talento, cioè tra l’ispirazione delle camicie bianche dopo la stiratura di sua madre, che appaiono come sculture impresse nella memoria, e la sua capacità di lasciare il segno Marras, cosa accade?


«Il mio lavoro è un lavoro da artigiano. Da bottega in senso rinascimentale. Si ha bisogno di tutti, di uno staff ben assortito che va nella stessa direzione. E poi sono un onnivoro di storie, di racconti, di immagini di parole. E sono un accumulatore seriale. Raccolgo cose e oggetti e giornali e foto e qualsiasi cosa che mi chiami, magari la cosa meno appariscente, meno evidente ma è quella. Ho come un radar. Sono un rabdomante. E quella cosa la voglio la metto in un angolino, in un cassetto magari per anni ma poi a un tratto riaffiora, mi chiama e diventa qualcosa, si anima. Sono un animista, tra le altre cose. Sono convintissimo che le cose posseggano un’anima e possano comunicare esattamente come noi».



Per molti addetti ai lavori lei ha saputo intuire il futuro di un’azienda moda Italia in cui competenze e intelletti si sarebbero stratificati senza pregiudizi e senza una linea di confine netta: confrontarsi l’ha portata a distinguersi nella moda, a organizzare una squadra che mostra una particolare estroversione alla cultura. Ce ne vuole parlare?


«Sin dal primo momento per la mia linea mi sono ritagliato una stanza che ho chiamato Laboratorio a difesa dell’industrializzazione e della serialità. In questa stanza utilizzo capi già esistenti e gli ridò nuova vita. In questa stanza non ci sono regole se non quelle del poeta che tende a spezzare, rompere, provare, ricercare nuove liriche. La mia stanza mi salva dalla ripetitività della moda, mi salva dalla sua connotazione snob, dal suo essere trend, stagionale. Io non la intendo cosi: La moda è un fenomeno sociale, è un mezzo al pari della letteratura per far sentire la propria voce, per salvaguardare mestieri e saperi, per rappresentare situazioni e modi di pensare. Cosi combatto per la memoria, fonte fondamentale di conoscenza, combatto per nobilitare la moda ad espressione sociale al pari di altre campi strettamente collegati allo sviluppo di un popolo. Oramai tutti realizzano bei vestiti, da Zara a Chanel, cambia il modo, il senso, il fine, la realizzazione e il messaggio».


Un\'ultima domanda: cosa si prova a veder crescere un proprio preciso punto di vista dentro una cosa che viene chiamata marchio? Identifichiamo Antonio Marras non solo o non precisamente nel lusso vero: è il brand dei materiali e delle lavorazioni dell’artigiano, la preziosità agita in un paradigma di ricerca e di una nuova ricercatezza. Perché vede, è uno di quegli incanti cui si assiste raramente nella moda, ma quando accade fa trattenere il fiato. Tipo quando un suo abito veste l\'ingegno di una donna come Geppi Cucciari.


«Questo è un argomento di fondamentale importanza e sentire una mia cliente che mette le mani in tasca in un cappotto e dice di sentire la mia terra, mi ripaga di tutto. Vuol dire che qualcosa è passato. Qualcosa che sta alla base di una progettazione, di una scelta oculata, quella di inseguire sempre la strada più difficile, più impegnativa ma più gratificante perché non si adagia su percorsi definiti, non si attarda su personaggi noti ma approfondisce e seleziona e si riconosce solo in percorsi assonanti. Geppi Cucciari prima di tutto è un’amica ma bene rappresenta una donna ricca di intelletto, grazia, ironia, generosità e grande bellezza».


Anna Maria Turra

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