Botero – Un visionario inno all’esistenza
“Non ho mai dipinto una donna grassa nella mia vita. Dipingo solo la sensualità, l’essenza dell’esistenza” – Fernando Botero
Opulenti, coloratissimi e sospesi in un mondo onirico e visionario, i personaggi di Fernando Botero danno forma a un’idea armoniosa di bellezza fuori dai canoni.
Sono 50 le splendide opere che costituiscono il corpus della mostra Botero – in corso a Palazzo Pallavicini, Bologna, e aperta fino al 26 gennaio 2020 – e comprendono una serie di disegni realizzati a tecnica mista e un pregiato insieme di acquerelli a colori su tela provenienti dalla collezione privata dell’artista colombiano.
L’esposizione, articolata in sette sezioni, riprende i temi cari a Ferdinando Botero e pone l’attenzione al suo sguardo poetico sul mondo, un mondo utopico e fiabesco incarnato da figure voluminose, colori avvolgenti e originali iconografie.
Nelle sette sezioni della rassegna sfilano i molteplici soggetti dell’immaginario dell’artista: la varia umanità colta negli aspetti della vita quotidiana, la religione, il ciclo della tauromachia e del circo, le silenti e armoniose nature morte, i delicati ed emozionanti nudi. L’intensa ricerca visiva di Botero sottolinea il suo caratteristico linguaggio, che si esprime con la presenza di volumi corpulenti, persone o oggetti in attesa di un movimento casuale o volontario, indagando sui segreti della vita.
Musicisti, mendicanti, ladri, guardie e gente comune vengono ritratti nella vita quotidiana, e la condizione umana viene tradotta in un ideale plastico in cui il volume è preponderante e riecheggia i temi dell’arte classica italiana e sudamericana tanto cari a Botero, che a lungo li ha studiati e indagati.
Proseguendo nella sezione Religione, si evince che Botero ha interpretato questa tematica in chiave strettamente pittorica e la dimensione religiosa assume sembianze ripetute e dilatate nella forma e nello spazio; spesso i personaggi si trovano immersi in situazioni insolite che creano contrasto con il ruolo sociale che interpretano. Alle origini di questa fase sono le immagini del funerale dell’Arcivescovo Caicedo, che erano rimaste impresse nella mente e nello sguardo di Botero bambino, turbato dalla drammatica scena osservata dalla finestra di casa: il pallore del defunto, le espressioni imperturbabili dei sacerdoti, le divise verde oliva e i paramenti delle autorità.
Botero ha il primo incontro con la tauromachia all’età di dodici anni, quando suo zio Joaquìn lo iscrive alla scuola di Medellìn. L’antica lotta tra uomo e toro, metafora di vita e morte, lo affascinano, ma la prima volta che viene condotto davanti a un torello intuisce che la sua vera vocazione è dipingerlo, non sfidarlo. Da qui nascono le opere dedicate alla tauromachia.
Il primo contatto con il nudo avviene con le illustrazioni della Divina Commedia a opera di Gustave Doré, le cui figure emozionanti, audaci e trasgressive colpiscono Botero, che le riprende e continuerà ad approfondirle nel corso degli anni, utilizzandole per veicolare bellezza, sensualità e joie de vivre. Al tema del nudo, uno dei più amati, l’artista infonde la sua personale idea di sensualità. Il corpo femminile viene considerato da un punto di vista concettuale, portandolo a un ragionamento sui volumi e sulla forma che non abbandonerà più nel corso della sua carriera.
Alla fine del 1956 Botero inizia a dipingere nature morte, ed è di quel periodo l’opera Naturaleza muerta con Mandolina (Natura morta con mandolino), in cui lo strumento viene rappresentato in una piccola e irreale dimensione. Qualcosa di inusuale sta accadendo all’artista, che comprende di aver trovato una parte importante di ciò che cerca, di aver focalizzato il nucleo del suo personale linguaggio. Da quel momento in poi, il suo mondo andrà progressivamente espandendosi, dando origine a uno stile peculiare, in cui piccoli dettagli valorizzano senza disturbare le grandi e possenti masse.
Nel 2007, mentre si trova in Messico, un piccolo circo di provincia attira la sua attenzione e gli riporta alla memoria i circhi dell’infanzia che sostavano alcuni mesi a Medellìn. È da quel momento che l’artista decide di confrontarsi con il tema circense, che in passato aveva già affascinato pittori come Picasso, Seurat, Renoir, Chagall e Léger. Funamboli, trapezisti, contorsionisti rappresentano la filosofia di una vita perennemente in bilico, la cui unica certezza sembra essere la scenografia di un tendone provvisorio; Botero resta ammaliato dalle possibilità pittoriche offerte dalla fisicità e dalla flessibilità delle figure circensi, dalle quali traspare un fascino malinconico e poetico. Sospesi tra il reale e l’onirico, i personaggi restano in stabile equilibrio sul filo della bellezza.
Non ci sono ombre nei quadri di Botero, come non dovrebbero esserci nell’arte, che, secondo il suo sentire, dovrebbe consegnare all’uomo momenti di felicità, essere un rifugio di esistenza straordinaria, parallela a quella quotidiana. Dipingere, per lui, è prima di tutto una necessità, l’adesione a una spinta interiore che continua, ancora oggi, a esercitare la sua energia. Per l’artista esistono solo la forma e il colore, due elementi da combinare per raggiungere un equilibrio davanti al quale il quadro possa dirsi finito. I colori sono tenui, le linee definiscono ampi spazi, tutto appare studiato all’insegna della semplicità: gli strumenti essenziali utilizzati dall’artista proiettano chi guarda in un’atmosfera di calma e serenità, all’interno della quale si aggirano, come silenziose e serene apparizioni, presenze corpulente immerse nella propria vita quotidiana.
Libertà creativa e monumentalità rappresentano il fil rouge dell’esposizione, a cura di Francesca Bogliolo in collaborazione con l’artista; l’allestimento è stato progettato con l’Accademia di Belle Arti di Bologna diretta dal Prof. Enrico Fornaroli e realizzato in collaborazione con i docenti Enrico Aceti, Rosanna Fioravanti, Michele Chiari ed Erasmo Masetti, insieme agli studenti Larissa Candido Bergamaschi, Cecilia Giovine, Esther Grigoli, Rossella Pisani, Elena Romagnani e Tatiana Sànchez Sandoval.
- Botero
- Dal 12 Ottobre 2019 al 26 Gennaio 2020
- Palazzo Pallavicini
- Via San Felice 26, Bologna
Nathalie Anne DoddCredits
Immagine di copertina
- Fernando Botero, Reclined man, 2002, Pastello su tela 69 x 103 cm, Collezione privata dell’artista
Galleria verticale
- Fernando Botero, Femme, 2002, Pastello su carta, 102x68 cm, Collezione privata dell’artista
- Fernando Botero, Contorsionista, 2008
- Fernando Botero, Portrait d’un matador avec cravatte, Acquerello su carta, 40x30, Collezione privata dell’artista
Galleria orizzontale
- Fernando Botero, Dog, 2002, Pastello su tela, 69x98 cm, Collezione privata dell’artista
- Fernando Botero, Woman on a beach, 2002, Pastello su tela, 69x104 cm, Collezione Privata dell’artista