Carlo Petromilli
Carlo Petromilli, stilista di moda e creatore di eventi, sfila a Porto Cervo con la sua collezione del cuore che da 10 anni è un work in progress a cui ogni stagione aggiunge 3 pezzi. Una linea ispirata agli abiti tradizionali folkloristici perché crede fortemente che il patrimonio del costume sardo sia immenso e vada studiato.
Il suo laboratorio stilistico ad Oristano da subito ha lavorato ad alti livelli e oggi, con la recente presenza di Porto Cervo alla sfilata La notte della moda, tra giovani stilisti del progetto Insula, estensione del Cipnes, Carlo Petromilli riporta la sua cifra stilistica accanto alle avanguardie tra tradizione e passione.
“Lavoro quasi esclusivamente sul “su misura”, nell’abito si deve cercare una struttura con riga e squadra come in qualsiasi altro progetto di costruzione. Creare eventi o abiti è sempre una questione di proporzioni”.
Innovare la tradizione per lui è studio e approfondimento “Nel 2005 propongo una rivisitazione del mammuttones, la maschera sarda corredata da un gilet di pelo. Io l’ho trasformato in un abito da sera femminile presentando campanacci, destinati al pascolo del bestiame, come collane per le mie modelle in passerella. Il mio pubblico è spiazzato, sono più di 2500 i commenti, tra l’entusiastico e l’accusatorio, in cui mi viene mossa la critica di aver svilito il corpo della donna. Posizioni di dissenso che mi davano la possibilità di spiegare il mio intento. Nella società arcaica della Sardegna la donna ricopriva una posizione di centralità alla quale oggi ambisce ancora troppo spesso e in troppi campi - precisa Carlo - la grande tradizione del matriarcato sardo pose la donna come figura a sostegno del mondo maschile nell’attività della caccia e della pastorizia, ci sono prove storiche a narrarci di una Sardegna già molto evoluta nella questione di genere e, già nella civiltà prenuragica, l’uomo è guerriero mentre la donna o è divinità o è sarcerdotessa, comunque sia è posta su un piano superiore rispetto all’uomo. La Carta de Logu, l’insieme delle norme completamente in lingua sarda, custodita ad Oristano viene aggiornata proprio da una donna, Eleonora d’Arborea detta la giudicessa che nel 1300 promulga già leggi a tutela dell’ambiente e della donna”.
Parla della sovrana del giudicato d’Arborea come figura di potere, una guerriera che ha tenuto testa agli spagnoli, poi arriva al suo percorso di formazione che parte da un liceo classico ad Oristano per approdare, dall’88 al 2001, a una laurea in architettura al politecnico di Milano. Proprio a Milano, lavorando tra gli atelier moda, scopre la sua predisposizione per la danza che diventa parte sempre più importante della sua carriera. La danza classica rappresenta per Carlo Petromilli una disciplina in cui, simbolicamente, la richiesta del superamento del proprio limite viene scandita dai tempi di una metropoli senza tregua.
Approda a contratti con agenzie di comunicazione curando tour promozionali per presentazioni di note marche commerciali. Nei suoi show di instant fashion, nelle principali discoteche italiane, si alternano ben 10 look in soli 15 minuti mentre i costumi da curare raggiungono numeri vertiginosi. Tra hostess e stewart in una sola manifestazione si superano i 100 pezzi senza contare i ballerini, i trampolieri; insomma un cast da gestire con una visione sempre più complessa dove è in gioco la sua competenza che, tra danza e moda, gli permette di costruire immagini e scenografie con i contenuti dei vari brand. Studia le linnee guida di presentazione prodotti per affermate aziende e diventa questo il suo modo di essere presente nel mercato, di farsi selezionare in un vortice sempre più serrato di richieste. Poi improvviso il richiamo dell’isola e della lentezza di un mare, quello della Sardegna, che se da una parte placa i pensieri dall’altra accelera la creatività. “Per creare ci si deve poter fermare - sostiene Carlo - annoiarsi è necessario”.
Oggi il suo laboratorio stilistico promuove corsi di formazione e perfezionamento a più livelli. Il corso di moulage, ad esempio, insegna una tecnica sartoriale utilizzata nell’alta moda, fatta di regole precise in cui l’abito si crea con una tela leggerissima su cui vengono segnati i vari punti di intersezione. Una guida alla creazione di un oggetto d’arte, un procedimento in cui l’abito viene scolpito direttamente sul manichino seguendo una serie di regole precise, passaggi in successione che ricordano lo svolgersi di una storia.
“Sto cercando di diffondere una cultura sartoriale di un certo tipo in cui l’aspetto pratico e artigiano non venga messo da parte. - racconta Carlo Petromilli - In alcuni tra i più noti istituti di formazione per stilisti, in un triennio si posso fare appena 100 ore di sartoria che a mio avviso sono insufficienti. Oggi anche al politecnico di architettura c’è un indirizzo moda che prima non c’era. Nel negozio di abbigliamento di mia nonna, nel il reparto sartoria annesso, fin da bambino entravo in contatto con quella che sarebbe diventata la mia passione”.
Per Carlo Petromilli l’abito non deve sovrastare il carattere, non è l’abito che porta la persona ma esattamente il contrario e i suoi capi si presentano straordinariamente versatili in una collezione ricca di pezzi intercambiabili che, sostituendo la scarpa da sneakers a decolletè, possono essere alternati nella loro destinazione giorno-sera.
Linee semplici, impiego di materiali naturali e rigorosamente fatti a mano sono i pezzi di questa produzione che si arricchisce a tratti di applicazioni in macramè, frange che cadono da bande riccamente lavorate nella linea denominata Legami, pensata nella doppia accezione dell’essere legato e del legare.
Anna Maria Turra