Centro Velico di Caprera, la vela come palestra di vita
Racchiude una storia prestigiosa. Passione per il mare, per la vela e le tradizioni marinaresche. Charlie, Victor, Charlie. Una combinazione di codici internazionali marittimi che affiancati vanno a comporre la bandiera e il nome del glorioso CVC: Centro Velico di Caprera.
Da 53 anni a questa parte, l’anno di nascita è il 1967, almeno tre generazioni di velisti sono approdati qui, nel cuore del Parco Nazionale di La Maddalena, per imparare a navigare a vela su derive e cabinati o anche sugli ultimissimi Waspz Foil.
Chi passa da queste parti rimane per sempre un caprerino, conquistato da quest’isola paradisiaca, dal mare cristallino, dai venti forti di maestrale e di ponente, da un’esperienza indimenticabile di vita. Spirito di adattamento e accettazione delle regole sono i requisiti per essere ammessi ai corsi.
«Ogni stagione possiamo contare su 3mila allievi che si avvicendano durante le settimane sotto la guida di trecento istruttori tutti volontari. Quest’anno, valutata la delicata situazione, abbiamo deciso di riorganizzare l’attività, riducendo il numero dei partecipanti. Al contempo, abbiamo intenzione di allungare la stagione fino all’8 di dicembre» spiega Giuseppe Rotta, capo base del Cvc.
Cosa rende speciale questa scuola e la differenzia dalle altre? «Di certo il posto magico fa la differenza. Noi ci sentiamo parte integrante del luogo che ci ospita e da sempre forniamo il nostro supporto all’Ente Parco per attività di monitoraggio e di sensibilizzazione ambientale che sono parte integrante dei corsi e della nostra missione. Quando si entra qui, ci si isola e questo isolamento rafforza il carattere che serve per affrontare il mare. Un isolamento che viene condiviso dagli allievi e poi ricordato, creando un legame indissolubile con Caprera» sottolinea Rotta.
«Ti ritroverai su un molo un sabato mattina insieme con tanti sconosciuti che dopo il terzo giorno saranno il tuo equipaggio e tu e loro da quel momento sarete uniti da un legame. Perché quel continuo orzare e poggiare, cazzare e lascare sono molto di più di una scuola di vela ed ecco perché raccontare Caprera e il Centro velico è cosa assai difficile» sottolinea Michele De Muro, funzionario di banca ex allievo. «A Caprera non c’è nessuna contaminazione dall’esterno. Si innesca un rapporto simbiotico e magico tra te, l’equipaggio e la barca. Sei tu solo con il mare e non esistono sotterfugi o aiuti esterni» racconta invece Giovanni Pusceddu, ingegnere e anche lui ex allievo.
Davide Mosca