Circoli di Li Muri, la necropoli di Arzachena
Bastano davvero pochi chilometri per vedere come una civiltà sia in realtà un insieme di tante culture. Un discorso che può valere su un continente come l’Europa, ma che in Sardegna si manifesta nei ricordi lasciati dai siti archeologici nel tempo. I Circoli di Li Muri di Arzachena possiedono delle caratteristiche che non si trovano in tutta la regione. Il motivo risiede nella forma dei suoi circoli funerari, che rappresentano una delle tante testimonianze storiche del megalitismo europeo, di cui si possono trovare dei riscontri anche nelle aree della Corsica e della Spagna meridionale (in particolare la regione catalana).
Le caratteristiche
I Circoli di Li Muri rappresentano uno dei punti di svolta della civiltà nuragica, che si trova in una fase di passaggio verso il Neolitico, portandosi appresso alcune rivoluzioni che segneranno il suo sviluppo negli anni. Il commercio vuol dire instaurare delle relazioni con altre civiltà europee e mediterranee, con il loro passato e un vissuto lontano da quello sin qui incontrato. E proprio per questo gli incontri andranno a influire sull’identità di una popolazione. Lo dimostra proprio la caratteristica di questi sepolcri a forma circolare, delle vere strutture megalitiche che appartenevano alla cultura di Arzachena. La peculiarità dei Circoli di Li Muri, scoperto da Michele Ruzzittu nel 1939, sta nelle sue quattro ciste dolmeniche con un diametro che si aggira tra i cinque e gli otto metri. Ancora oggi si vedono quei frammenti circolari che formavano queste camere funerarie. Le pietre, poste a forma di cerchio, delimitavano un vano funerario che veniva ricavato utilizzando delle pietre che circondavano l’intero perimetro. Questi vani, chiusi, venivano poi riempiti da un mucchio di terra e roccia, formando delle colline estese che venivano segnate da dei menhir in granito messi in concomitanza con queste ciste dolmeniche.
I riti
Costruzioni come queste erano erano la punta di una tradizione, a cominciare dai rituali religiosi che venivano effettuati attorno ai Circoli di Li Muri. Le cassette litiche quadrangolare servivano proprio per accogliere le offerte nella fase della sepoltura del defunto. Un gesto che rientrava anche nel rito compiuto nella Tomba di giganti Li Mizzani a Palau.
Le differenze erano però evidenti, e non si fermarono solo alla struttura di questa necropoli. Gli usi e i costumi adottati dalla comunità di Arzachena si distinguevano sin dalla fase di sepoltura, che non era collettiva, ma avveniva in maniera singola, dove il corpo veniva messo in una posizione contratta. Ma a colpire più di ogni altra cosa era la tradizione di dipingere il corpo con l’ocra rossa, come dimostra la scoperta di alcune ciotole dove furono ritrovati alcuni frammenti di questo colore. L’ocra, con la sua tinta che si avvicinava al sangue, simboleggiava l’idea di rigenerazione, e il fatto di dipingerlo con quel colore era un modo per augurare al defunto una rinascita nel mondo ultraterreno. Insieme ai resti ossei vennero ritrovati degli oggetti ornamentali come i vasi in pietra, ceramiche, vaghi di collana in pietra dura, conservati con cura nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e nel Museo Archeologico G. A. Sanna.
Riccardo Lo Re