Civiltà prenuragiche: l’alba della civiltà sarda, ancora tutta da scoprire
La Sardegna ha conosciuto numerose civiltà prenuragiche, che hanno contribuito alla formazione della cultura sarda e alla sua identità. Ogni epoca ha lasciato la sua impronta sulla storia dell\'isola, anche se oggi i nuraghi sono sicuramente uno dei simboli più rappresentativi dell\'antica civiltà sarda. Il periodo riguardante la Sardegna prenuragica comprende quella parte della storia della Sardegna che precede la civiltà nuragica.
Nell\'arco temporale che va dal VI millennio a.C. alla fine del III millennio a.C. si svilupparono sull\'Isola diverse culture il cui aspetto peculiare fu la continuità, che ha caratterizzato gli sviluppi del Neolitico e dell\'Eneolitico sardo.
Il rinvenimento di officine litiche risalenti al Paleolitico testimonia la presenza dell\'uomo in Sardegna nel lunghissimo periodo compreso tra i 450.000 e i 10.000 anni fa.
Vari ritrovamenti, soprattutto strumenti e arnesi in pietra di selce o calcare, sono stati rinvenuti nel Sassarese e nel Nuorese, nei siti di Giuanne Malteddu, Interiscias, Laerru, Preideru e Rio Altana.
Secondo i ricercatori, l\'ominide denominato Nur, i cui resti sono stati rinvenuti nella grotta di Nùrighe, situata nel paese di Cheremule, fu il primo a colonizzare l\'attuale territorio isolano circa 250.000 anni fa.
Durante l’ultima glaciazione il livello dei mari era più basso di 130 metri: a quell\'epoca la Sardegna e la Corsica formavano un\'unica grande isola, separata dalla Toscana da uno stretto braccio di mare.
I resti più antichi riconducibili alla colonizzazione dell\'Homo sapiens risalgono al Paleolitico superiore e al Mesolitico. Le loro tracce sono state rinvenute sia nella Sardegna centrale (Grotta Corbeddu di Oliena) sia nella Sardegna settentrionale (Grotta di Su Coloru di Laerru.
Il più antico scheletro umano completo rinvenuto in Sardegna risale al periodo tra il mesolitico e il neolitico. Ribattezzato \"Amsicora\", fu ritrovato nel 2011 a Su Pistoccu, nella marina di Arbus, a pochi metri dalla battigia della Costa Verde, nel sud-ovest della Sardegna. La zona è stata oggetto di scavi più volte e ha riportato alla luce altri importanti reperti.
La prima civiltà prenuragica a insediarsi in Sardegna risale al Neolitico, circa 6000 anni fa. Questi primi abitanti erano dediti alla caccia, alla pesca e all\'agricoltura. Le loro case erano costituite da capanne circolari, costruite con pietre e argilla, e coperte da foglie di palma.
Durante la nascita e l\'espansione del commercio dell\'ossidiana le genti isolane erano ben inserite nella fitta rete dei contatti tra i popoli delle regioni costiere del Mediterraneo; grazie all\'insularità e alle contaminazioni culturali con civiltà esterne, mantennero tuttavia forti elementi di tradizione, seguendo un\'evoluzione graduale. I traffici marittimi ebbero inizio probabilmente dal Mesolitico, come testimoniano alcuni ritrovamenti in Liguria, e si intensificarono nel Neolitico quando la sua diffusione toccò l\'apice, raggiungendo l’Italia centro-settentrionale e la Provenza.
È in questo periodo che si sviluppa il grande fenomeno culturale del megalitismo, che dall\'Atlantico raggiunse il Mediterraneo occidentale, diventa parte delle culture isolane lasciando sul territorio un gran numero di vestigia senza eguali. Questo fenomeno sfocerà - dopo millenarie evoluzioni – nella Civiltà nuragica.
La Sardegna ospita una vasta gamma di siti archeologici prenuragici, e alcuni dei più importanti sono i seguenti:
- Pranu Muttedu a Goni;
- i menhir di Laconi;
- Monte d\'Accoddi a Sassari;
- Anghelu Ruju ad Alghero;
- Mesu \'e Montes ad Ossi;
- domus de janas di Campu Lontanu a Florinas;
- dolmen di Sa Coveccada a Mores;
- Necropoli di Su Crucifissu Mannu a Porto Torres
Questi sono solo alcuni dei siti archeologici prenuragici più importanti della Sardegna, ma l\'isola è ricca di altre testimonianze della sua antica storia.
Sibilla Panfili