Doppio tourbillon, la firma unica di Breguet
Abraham-Louis Breguet come Bill Gates o Steve Jobs? Per quanto blasfemo possa sembrare alle orecchie di un appassionato di orologeria, in un certo senso il paragone regge. Tutti questi personaggi sono infatti accomunati da un tratto: l’aver inventato qualcosa, ciascuno nel proprio campo, che avrebbe cambiato per sempre la vita quotidiana delle persone.
L’eredità di Breguet
Limitiamoci a Breguet. Ideando la molla sonora per gli orologi a ripetizione nel 1783, il dispositivo cosiddetto “paracadute” nel 1790, la “spirale Breguet”, alla quale ha dato il nome, nel 1795, e l’invenzione delle invenzioni, il tourbillon (1801), quello svizzero tosto trapiantato a Parigi diede vita a tre dispositivi ancora oggi fondamentali nell’orologeria. Dopo oltre 200 anni.
Parigi, dicevamo. Lì, si stabilì nel quartiere degli artigiani dell’Île de la Cité, dove lavoravano orafi, fabbricanti di quadranti, di lancette e di casse. Scelse un’imponente casa, dove rimase per tutta la vita; il fabbricato esiste tuttora e dà con un lato su Quai de l’Horloge, dall\'altro su Place Dauphine. Un dettaglio importante, perché questo edificio è protagonista del Classique Double Tourbillon 5345 Quai de l’Horloge di Breguet.
Meglio però sarebbe dire co-protagonista. In questa creazione della manifattura Breguet, infatti, si dividono il palcoscenico tanto l’inarrivabile maestria estetica, quanto la meccanica ai massimi livelli. Non è un caso se la Maison considera il movimento di questo orologio uno dei più complessi che la manifattura abbia mai sviluppato. Non è difficile capire il perché, a partire dal suo cuore, il tourbillon.
Un movimento… in movimento
Giusto per rinfrescare la memoria, l’idea del tourbillon venne a Breguet quando pensò a un modo per compensare la forza di gravità, che influenza negativamente il funzionamento dell\'oscillatore e fa in modo che il movimento perda progressivamente la sua precisione cronometrica. A quel tempo, gli orologi si portavano nel taschino, quindi sul corpo in posizione verticale e risentivano meno degli effetti della forza di gravità.
Tuttavia a Breguet non bastava e così pensò di installare il bilanciere e la rispettiva molla, oltre all\'insieme àncora-ruota di scappamento, all\'interno di una gabbia mobile che gira su se stessa. La rotazione di questa gabbia e dei suoi organi ha ispirato il nome di tourbillon, nell’accezione spesso dimenticata di “sistema planetario”.
Ebbene, nel Classique Double Tourbillon 5345 Quai de l’Horloge i tourbillon sono ben due. Inoltre, gli organi regolatori dell’orologio sono molto simili a quelli della creazione originale. Le spirali in acciaio sono dotate di una curva terminale caratteristica, la curva Breguet, la quale consente alla molla di allungarsi concentricamente. È lavorata completamente a mano ancora oggi, così come avvengono manualmente le differenti regolazioni, come quello di equilibrare le gabbie dei tourbillon.
Questi battono indipendentemente uno dall\'altro: ciascuno è alimentato da un proprio bariletto e compie un giro al minuto. Ma i due organi oscillanti sono accoppiati a una seconda coppia di ruotismi, le quali terminano in un differenziale centrale. Un meccanismo che determina la media di marcia dei tourbillon e fa sì che tutto l\'insieme del movimento, messo a nudo, giri su sé stesso con il ritmo di un giro ogni 12 ore. La barretta dei tourbillon, funge così da lancetta delle ore.
L\'indicazione dei minuti avviene tramite una lancetta classica al centro e la scenografia di questo calibro lo rende uno dei più complessi mai sviluppati da Breguet abbia mai sviluppato. La sua natura movimentata ha obbligato gli ingegneri a rivedere completamente il meccanismo di carica manuale, i cui treni di ruotismo sono indipendenti. Il movimento ha 50 ore di riserva di carica e batte in una cassa in platino da 46 mm di diametro e 16,8 di spessore. Dimensioni generose, dettate dall’ingombro di un calibro unico.
L’incisione del fondocassa
Parlavamo poco sopra di virtuosismi meccanici e maestria estetica. Ebbene, il doppio tourbillon visibile dal quadrante, rivela tutta la sua bellezza meccanica, con i ponti del bariletto in acciaio stilizzati e bombati che prendono la forma di una «B». Tutti i componenti sono allungati, smussati e satinati a mano.
Il movimento impreziosito dalla finitura a guillochage, che sostituisce il tradizionale perlage ed è la firma della manifattura. Non dimentichiamo che fu proprio Abraham-Louis Breguet ad applicarne la tecnica all’orologeria, nel 1786. Dal calibro spunta il fianco interno della carrure, sul quale si stacca, incisa a mano, l\'ombra dei numeri romani del giro delle ore in vetro zaffiro.
Ma il carattere di questo orologio si esprime in tutta la sua dimensione sul fondocassa, sul quale è incisa l\'immagine della facciata dell\'edificio che Breguet occupò nel 1775 al 39 di Quai de l’Horloge a Parigi. Realizzata a mano dagli artigiani della Maison, è ricca di dettagli e creata in oro; è stata eseguita con una tale precisione, che dai vetri delle finestre si possono intravedere i ruotismi del calibro, come in una sorta di passaggio fra due mondi di eccellenza.
Un fondocassa che è come un manifesto di intenti per la Maison Breguet: incarnare l\'eccellenza orologiera e trasmettere e rinnovare l’eredità del suo fondatore.
Davide Passoni