L’arte del coccoi sardo
Forme intricate vengono modellate nella materia bianca e morbida da abili mani, mentre nella stanza si diffondono il profumo della farina, quello dell’impasto a riposo, l’aroma del pane ormai cotto. Chi lo lavora da tempo lo sa: nella complessa arte del Cocói a pitzus ogni ansa, punta e spazio vuoto ha uno scopo ben preciso, una tradizione da raccontare, un’occasione da celebrare.
Conosciuto anche come Su scetti, Coccoi de is sposus o più comunemente pane coccoi, si tratta di un alimento la cui tradizione è antica di centinaia di anni ma la cui ricetta è rimasta invariata nel tempo.
Pochi e semplici ingredienti compongono questo alimento, la cui preparazione richiede tuttavia più mani esperte e diverse ore. Per formare il suo impasto, che deve essere rigorosamente elastico perché sia possibile modellarlo, sono sufficienti infatti della farina di grano duro e semola rimacinata, uniti nel corso del processo con acqua salata e tiepida.
Una volta preparato l’impasto, il coccoi è pronto per essere modellato. Proprio in questa fase entrano in gioco le svariate fantasie e forme che tradizionalmente le donne del paese creano dal pane per festeggiare le tante ricorrenze festive o religiose della Sardegna, ispirandosi spesso anche alle decorazioni dell’arte tessile.
Così, è usanza per Pasqua preparare delle corone di coccoi, nelle quali sono incastonate ad arte delle uova di gallina intere e bollite, circondate da fiori o piccole colombe di pane per simboleggiare la prosperità.
Per i matrimoni e per le nascite invece, questo pane prende le forme di piccole bambole, cesti, croci e animali, a volte viene anche presentato sotto forma di bouquet nuziale.
Se poi è vero che per le festività più famose il coccoi diventa una sorta di tributo in occasione della ricorrenza, ecco allora che per le celebrazioni religiose dedicate ai santi locali questo diventa una vera e propria opera d’arte.
Per la festa di San Marco del 24 e 25 aprile, per esempio, dedicata al raccolto e all’abbondanza, il pane viene modellato per diverse ore e poi presentato sotto forma di vere e proprie composizioni. Si tratta di sculture costituite anche da più corone i cui simboli richiamano alle tematiche del raccolto, degli animali e della terra.
Una volta celebrata la messa questi pani vengono poi benedetti e divisi: mentre una parte di essi sarà portata a casa e conservata come protezione dai mali, l’altra parte verrà consumata insieme ad amici e parenti.
Il cocói a pitzus infatti rappresenta la condivisione e il momento familiare per eccellenza: così come diverse mani contribuiscono alla sua creazione, allo stesso modo il momento della sua consumazione avverrà insieme alla famiglia.
Benedetta Piras