«Così vi faccio riscoprire Jannacci»
Chiedetegli tutto, ma non della sua Inter. «È un argomento intimo. E, poi», dice Elio, «non mi piacciono i cantanti che parlano di calcio». Di passaggio a Olbia, dove lo scorso luglio si è esibito all’Arena Parco Fausto Noce nell’ambito della rassegna Sul filo del discorso con lo spettacolo Ci vuole orecchio, in cui canta e recita Enzo Jannacci per la regia di Giorgio Gallione, il leader del gruppo Elio e le Storie Tese, al secolo Stefano Belisari, non ha argomenti tabù. Eppure, quando gli tocchi il pallone si chiude a riccio. Così, non si saprà mai se dai tempi di Mai dire gol, di cui è stato grande protagonista insieme alla Gialappa’s Band, la sua passione sia aumentata o diminuita. «Anche perché vorrei specificare», sottolinea tra il serio e il faceto, com’è nel suo stile, «che non sono appassionato di calcio, ma di Inter». Eppure, cantare Jannacci, sfegatato milanista, al sessantenne Elio (ha compiuto gli anni il giorno dopo l’unica data sarda del suo tour), non costa affatto. Al contrario: alla faccia del derby della Madonnina. «Jannacci è come se fosse uno di famiglia», esordisce a proposito del legame col cantautore e cabarettista milanese, scomparso nel 2013 a 77 anni. «Lo ascolto da sempre: era compagno di classe di mio padre, e lui mi raccontava di Enzo e mi faceva sentire i suoi dischi. Lo spettacolo, che dopo l’anteprima estiva approderà in teatro, nasce dall’esigenza di voler portare in scena Jannacci per farlo conoscere a chi non l’ha mai ascoltato o ha pensato che non fosse degno di attenzione: penso che sia uno dei più importanti artisti della scena italiana». Il pubblico olbiese ha gradito. Sarà per il soggetto, ma sarà anche che il feeling tra i sardi ed Elio è sempre stato molto forte: indimenticabile, sul piano artistico, la collaborazione con i Tenores di Neoneli. «È nata da un incontro casuale a Sassari, dove mi hanno circondato e hanno iniziato a cantare, facendomi sentire i loro brani. Ma se mi accettate sono pronto a diventare sardo d’adozione», dice Elio. «Frequento la Sardegna da trent’anni, grazie ai miei amici del coro di Neoneli, con i quali sono quasi imparentato tanto che è forte il legame, ho imparato tanto sulla vostra terra, sul cibo, i balli e i canti, che mi piacciono molto. Mi hanno dato la cittadinanza di Neoneli e di Orune: che altro dire?». Un messaggio sentito. «Col pensiero e con il cuore sono vicino a tutti i sardi colpiti dagli incendi di quest\'estate: i miei amici stanno proprio in quelle zone».
Ilenia Giagnoni