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La sostanza dei legami
19 Ottobre 2023

La sostanza dei legami


Né pastorale, né mostra quella che si agita attorno a Don Costantino Poddighe è un’agorà che si serve dell’arte per sensibilizzare sul tema scivoloso dell’abuso di sostanze. E, infatti, il titolo “Curare il fiore della vita”, muove dalla memoria di Gabriele Murgia, il 18enne sottratto a un futuro di scommesse da vincere, inghiottito proprio dallo strano, insondabile universo parallelo che è il mondo delle pasticche.


L’evento straordinario, tellurico per intensità emotiva, si svolge dal 15 al 17 ottobre a Li Punti, siamo nella provincia di Sassari. Nel percorso di tre giorni si approda a riflessioni non soltanto sul ruolo di salvaguardia che la comunità può esercitare, ma anche sulla questione legata al mercato e al consumo dei nuovi psicotropi dagli effetti simili all’anfetamina, sui rischi sconosciuti che espongono la salute dei consumatori di sostanze e sulle necessarie informazioni strategiche di prevenzione.


Un team di straordinari addetti ai lavori: i quadri dell\'artista Stefania Puggioni saranno introdotti da Giovanna Elies, critica letteraria e artistica, Gianni Avorio, giornalista de La Pintadera, rivista del Banco di Sardegna. Elio Pulli e Salvatore Puggioni, Don Galia e Barbara Mura.



Fare cultura nei piccoli paesi è un complicato percorso, fare informazione una cosa seria e imprescindibile che spesso appare un esperimento in  slalom tra frustrazione e indifferenza, ma non in questo caso: perché non ci sta a procedere per tentativi il Pastore di Li Punti, Don Costantino e, in un esercizio di pionierismo, grazie alla tenacia di persone attive intorno a lui, continua a rilanciare scommesse, a scovare motivi sufficienti per affrontare politicamente una questione che miete giovani vittime: le cifre sono sconcertanti. «Insomma mi è sembrato che queste rappresentazioni e autorappresentazioni dei nostri ragazzi meritassero molto più che un approfondimento, ci dicono anche qualcosa in generale di noi, del nostro modo di guardarli, in quella misura che contiene altri punti di vista nodali sulla loro verità come: lo stile di vita cui aspirano, quello a cui accedono, la corsa agli oggetti di lusso, il ritorno della loro reputazione sui social: cose su cui la società degli adulti si distrae.»


Invertire una miopia colpevole rende la nuova società argine della dirompenza di quell’età fragile eppure così ricca di forza. Accanto al pedagogista Don Gaetano Galia, cappellano del carcere di Sassari, Barbara Mura madre di Gabriele Murgia a informarci che, in qualcosa di simile a questo incontro, si riempie la crepa di un’ignoranza: l’abuso può essere intercettato e codificato da segnali precisi, per esempio, può portare effetti collaterali gravi come attacchi di panico, crisi psicotiche o insonnia prolungata.


Barbara Mura non resta confinata, congelata nel freddo che la vuole espunta dal posto della madre, né bloccata nella sabbia mobile di un ruolo che spesso appare un’impotente resa o un fallimento. Lei è celebrazione del dono, nel rituale di colori che alzano, insieme a uno stato di allerta, una forma di consapevolezza: la parte morale e quella spirituale, fortemente connesse, possono ancora arginare l’ errore e far germogliare bellezza. Essere madre tracima la morte.



A disposizione i locali della parrocchia San Pio X con accesso da via Crovetti, per Giovanna Elies, spirito guida del Salotto letterario di Osilo, quella accolta in pieno da don Costantino, è una maratona tra quei valori che l’arte sa veicolare con estrema efficacia. «Se ne intendono le ricamatrici di Osilo: tramandare la maestria femminile non è un gioco, - dice Giovanna Elies - è una pratica severa, di delicati equilibri tra relazioni.»


E nell’altalena da spingere tra valorizzazione di antiche vestigia e istanze di futuro, Stefania Puggioni, allieva e figlia di Salvatore Puggioni, crea un’arte dai colori vivaci, estraniazione tra terra e trascendente ma anche orizzonte, linea che decodifica. Trasmodare con la tecnica pittorica ad immaginazioni sulla vita, e sulla sua destinazione, sembra essere il suo vero talento: «L’idea è sempre un arcobaleno di speranza, la pittura è l’esistere, in una trasmissione di energia ma soprattutto di cura. Barbara è una mia amica vera, - dice Stefania Puggioni - suggerisce un nuovo modo di stare con i piedi su questa meraviglia di Terra, ci dice che possiamo sviluppare con intelligenza una tutela sul segmento più vitale della società.»  Nella descrizione di una storia complicata, nella testimonianza di una madre che si rifiuta di attribuire colpe e responsabilità a caso, l’obiettivo è monitorare da dentro. In un collegamento è prevista la partecipazione di Elio Pulli, il noto pittore e scultore di Alghero, e di Don Paolo Mulas, Torquemada della Pastorale della salute.


Mentre Salvatore Puggioni, erede del Canticismo pittorico di padre Bonifacio, ricorda come l’uomo di fede in Sardegna nel secolo scorso, fondando una scuola d’arte per la sopravvivenza economica e l’autonomia di molti tra i giovani, già anticipava questo stile. «Da suo allievo so quanto si rendesse noto per l’attenzione verso le fragilità, che esercitava in adiacenza con un delicato ruolo pubblico di tutela dei monumenti e degli oggetti di valore artistico e storico.»


Arte come possibile comunicazione delle emozioni anche secondo Elio Pulli, classe 34, che dalla prospettiva della sua fama internazionale ci avverte: «Le emozioni arrivano come un miracolo, dovrebbero trovarci sempre con il pennello in mano. La fioritura costante interpretata da Salvatore Puggioni non conosce inverno. - Dice il maestro Elio Pulli - Arte è andare verso una forma di rarità.»


E, mentre ci intenerisce con il suo candore, la pittura sa consegnare il migliore dei mondi possibili, si ostina forse a credere nella bontà? Resta un fatto: nella frase che Gabriele ripeteva alla madre “sei la sostanza dei miei giorni”, un messaggio in codice si colora della potenza di un legame che è per sempre.


Anna Maria Turra


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