Da Tex a Dylan Dog, una vita dedicata alla narrazione
Da Nuoro con una laurea in architettura Pasquale Ruju, si avvicina al cinema indipendente e al teatro e, doppiando soap opera come Sentieri e cartoni animati, entra nel giro di Dylan Dog dove “il mondo mica si salva da solo”.
I disegni sono di Andrea Riboldi l’episodio s’intitola Il vicino di casa. Guadagna una visibilità che lo porterà a sceneggiature di storie per albi come Nathan Never, Martin Mistère, Dampyr e Tex. Mediatico e interattivo Pasquale Ruju dimostra di guadagnarsi le prime postazioni delle classifiche anche molto dopo che la Sergio Bonelli lo decreti autore più venduto dell’anno nel 2010, con il suo primo romanzo Un caso come gli altri diventa un finalista del premio Scerbanenco seguito da Nero di mare e Stagione di cenere, tutti per le edizioni E/O.
Per la Sergio Bonelli Editore crea delle miniserie in 18 episodi tra cui Demian, dal 2006 al 2007 e, mentre si destreggia tra i diversi premi cartoons e scrittura, arriva a curare la sceneggiatura del primo esempio italiano di film game pubblicitario con il thriller interattivo House of Mystery, la campagna è quella di Vigorsol che non si accontenta più di un’esplosione di freschezza. La Perfetti è pronta accanto a Ruju a cavalcare trend digitali e derive di un mondo sempre più connesso e comunicante, di recente anche in una collaborazione con Shazam, i pacchetti Vigorsol, diventano allegre esplorazioni proposte come concorsi, premi che piovono dal cielo, contenuti infilati proprio in mezzo a una realtà aumentata.
La chiave della narrazione per Pasquale Ruju?
“Sospensione dell’incredulità, per raccontare una storia servono contenuti, serve tutto te stesso per l’onestà della narrazione che, dalla parabola in giù, per carità senza volermi paragonare a lui - sorride Ruju – serve sempre per imparare qualcosa. Funziona come al cinema: lo sceneggiatore racconta al suo editore la storia che ha in mente, gliela racconta come davanti al fuoco, con disegni o meglio a voce e se riesce a interessare lui vuol dire che va, che sa come si fa a catturare e mantenere l’attenzione del lettore, coi fumetti o coi libri l’obbiettivo è sempre lo stesso: creare curiosità, far girare la pagina o rimanere incollati allo schermo col desiderio di capire come andrà a finire.”
Pause e intonazioni sono solo tecniche per l’autore in assoluto più prolifico di Dylan Dog poi Bonelli lo vuole su Tex: è il fumetto più venduto nel mondo ed è una responsabilità incredibile, un’istituzione che supera i 70 anni e per la quale non basta saper scrivere un buon western. Tex ha una sua musica quella di Gian Luigi Bonelli che Pasquale Ruju leggeva da ragazzino.
Ci parli del suo attuale viaggio in Canada e di compagni di viaggio. Da Andrea Riboldi a Gian Luigi Bonelli che strada fa l’idea che scende sul piano della carta, ci dica di quelle persone che diventano la crew per il grande schermo. Ci parli di staff, di fatica o emozione, di duro lavoro e di colpi di ingegno del proprio intelletto nelle mani di altri.
“Il mio è un breve viaggio di piacere e di scoperta, alla ricerca - chissà - di una nuova storia di Tex.
Ho lavorato sia nel cinema indipendente che in pubblicità e in teatro, prima di approdare definitivamente al fumetto e al romanzo. Questo mi ha consentito di approfondire e confrontare le peculiarità delle varie forme di narrazione.
Purtroppo non ho potuto conoscere di persona il grande Gian Luigi Bonelli, creatore di Tex, ma ho avuto un rapporto di sincera amicizia e una lunga collaborazione con suo figlio, il compianto Sergio Bonelli, editore attento e illuminato, e con suo nipote Davide, che gli è succeduto al timone della casa editrice.
Il lavoro di uno sceneggiatore sul fumetto, come anche a maggior ragione quello per il cinema, è mediato dall\'opera di altri validi professionisti (l\'editor, il disegnatore, il grafico, il letterista). È un fatto inevitabile, ma se la squadra funziona, se ognuno dei suoi componenti ha la professionalità richiesta da un progetto importante come quelli sulle testate Bonelli, che si rivolgono anche a centinaia di migliaia di lettori, l\'apporto di ognuno costituisce un valore aggiunto al risultato finale.
Questo per dire che non mi sento sminuito né frustrato dal vedere un intervento altrui nelle mie storie. Disegnatori raffinati come Riboldi, Freghieri, Piccatto, Roi, Casertano, Di Vincenzo, solo per citarne alcuni, non possono che migliorare il mio lavoro, una volta che lo hanno in mano. Il loro intervento è necessario per dare forma e vita al fumetto, così come in un film è indispensabile una buona regia, una fotografia efficace, una recitazione attenta e sorvegliata, un montaggio consapevole e a volte spietato, per portare sullo schermo un\'idea nella sua forma migliore.
Da autore indipendente ero molto coinvolto nel mio lavoro, che mi vedeva anche nelle vesti di produttore, regista e montatore. Dunque ho sempre potuto esercitare un controllo molto stretto su ogni film, corto o videoclip che ho portato a termine. Ma solo da romanziere mi sono confrontato per la prima volta- pochi anni fa - direttamente con il pubblico dei lettori. Devo dire che è una grande responsabilità, pur senza dimenticare il grande contributo dell\'editor alla stesura finale.
Per fortuna, finora, i lettori hanno voluto bene a me e ai miei personaggi. La scrittura pura, perciò, è ormai stabilmente, con un romanzo l\'anno, parte della mia routine professionale.”
Si è scritto molto di lei insistendo sull’equilibrio eppure per scrivere pare si debba avere un’ossessione. Vuole dirci se ne ha una?
La scrittura dedicata al fumetto è soprattutto buon artigianato. Si lavora tutti i giorni, nel mio caso dalle sei alle otto ore, per una produzione che arriva alle milleduecento, millecinquecento pagine l\'anno. Non si tratta dunque di ossessione, ma di produzione continua e sorvegliata, per mantenere ritmo, coerenza e suggestione in ogni nuova storia.Le cose cambiano quando ci si dedica a un lavoro per il cinema o a un romanzo. In quel caso possono \'saltare gli schemi\'. Mi capita di ritrovarmi a lavorare a tarda notte, oppure su un aereo, o ancora ai margini di una strada. Evocare l\'ossessione e lasciarsene pervadere, in corso d\'opera, può fare molto bene a un romanzo, come anche a un film.
L\'importante è supportarla sempre con il buon gusto e il mestiere. Ossessione ed equilibrio non sono, dunque, alternativi o conflittuali. Vanno sfruttati entrambi, consapevolmente, per un risultato più efficace.
Alla fine, raccontare è per me il lavoro più bello del mondo. Poterlo fare in forme diverse, ognuna con le sue peculiarità, è fonte di grandi fatiche ma anche di belle soddisfazioni. Sotto questi aspetti, dopo trent\'anni di mestiere, non posso che ritenermi un uomo, e un professionista, felice e fortunato.”
Anna Maria Turra