Daniel Roseberry e il debutto con Schiaparelli
Questa collezione è la storia di quel dicembre, di quello che ho sognato in quel piccolo studio. Si tratta di tutto quello che ho imparato lì: che la vita è una continua trasformazione, non è la più sicura né la più facile, ma è la più esilarante – Daniel Roseberry.
Con queste parole Daniel Roseberry, giovane e talentuoso stilista texano, raccoglie il testimone della direzione creativa della Maison Schiaparelli, succedendo a Bertrand Guyon. Con alle spalle già ben 10 anni di esperienza nel brand newyorkese Thom Browne – a cui è approdato dopo aver studiato al Fashion Institute of Technology di New York – Roseberry in soli due mesi ha dato vita una collezione che ha definito “shotgun”, lavorando alacremente giorno e notte con le maestranze della storica Maison di Place Vendôme, e giocando con i punti di forza della squadra dell’atelier.
La mitologia di Schiaparelli è alle origini della collezione che Roseberry interpreta senza soccombere ai cliché ma apportando la sua impronta innovativa, audace e irriverente. I riferimenti culturali e il suo immaginario estetico unconventional e ricercato derivano dai collage surrealisti di Lola Dupré, dalle fotografie di Yasuhiro Wakabayashi, e dalla leggendaria boccetta di profumo Shalimar di Guerlain, che sua nonna Mary indossò per tutta la vita. Fonte di ispirazione continua sono sua madre, la sua musa, assieme all’arte di Joan Miró, alla fotografia di Richard Avedon e ai tanti anni di lavoro in Thom Browne.
Il debutto di Roseberry nell’Haute Couture coincide con la presentazione della collezione Autunno Inverno 2019-2020 di Schiaparelli al Pavillon Cambon Capucines di Parigi, dove lo stesso stilista, anziché restare dietro alle quinte, si è seduto alla scrivania in mezzo alla passerella, e mentre le modelle sfilavano disegnava la collezione, entrando a far parte della performance.
La collezione è un omaggio alle inconsuete declinazioni delle giornate di una donna, che sfoggia abiti di foggia maschile combinati ad elementi fantastici, giocando con tessuti e tecniche che ne trasformano i connotati, con giochi di sfumature e contrasti inaspettati. C’è spazio per i nude look e per la decorazione dei corpi e dei visi, con riferimenti alla passione surrealista di Elsa Schiaparelli (che collaborò anche con Salvador Dalì).
Esplorando i codici surreali del marchio, Roseberry conferisce loro una dimensione indossabile: blazer con spalle importanti, cappe di lana blu con inserti in alligatore, ma anche abiti ispirati alle collezioni degli anni ’30: un bustier ricamato con unghie rosse e persino gioielli sul viso; uno spettacolare abito a gabbia di cristallo; un abito da sera giallo ricoperto di piume nere con maniche lunghe e fluttuanti. Ovunque un trionfo di gioielli spettacolari, per abiti di couture che trasmettono il piacere puro di indossare opere d’arte. Come la tradizione della Maison vuole, lo spettacolo si chiude con abiti vaporosi scolpiti e voluminosi, e con l’iconico rosa shocking, facendo trionfare il re della notte: il sogno.
Per concludere, Roseberry cita la creatrice del brand: “Schiaparelli era una maestra della modernità; il suo lavoro rifletteva il caos e la speranza dell’epoca turbolenta in cui viveva. Oggi ci troviamo a porci delle domande altrettanto grandi: che aspetto ha l’arte? Che cos’è l’identità? Come ci vestiremo per la fine del mondo?...”
Nathalie Anne DoddCredits
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