Domenico De Masi: «La Sardegna da sempre nel cuore»
Tra gli intellettuali più influenti del Paese, sociologo del lavoro e delle organizzazioni, fin da subito il suo interesse si rivolge alla società postindustriale, allo sviluppo e al sottosviluppo, ai sistemi urbani, alla creatività, al tempo libero, ai metodi e alle tecniche della ricerca sociale con particolare riguardo alle indagini previsionali.
Domenico De Masi, molisano di nascita, studi al liceo di Caserta e all’Università di Perugia, si laurea nell’Ateneo umbro in Storia del Diritto, e subito si specializza in sociologia del lavoro entrando in contatto con il gruppo che a Napoli si era costituito intorno a Nord e Sud, rivista diretta da Francesco Compagna.
Precocissimo docente universitario, è una di quelle personalità geniali dell’Italia migliore che snocciola idee innovative per consentire alle società di progredire e di sviluppare processi produttivi all’avanguardia.
Oltre sessant’anni di attività professionale alle spalle, un curriculum sterminato di collaborazioni, consulenze, docenze prestigiose, creatore di start up nel settore culturale e della formazione, saggista apprezzato e seguitissimo dai giovani, quasi un influencer dei diritti dei lavoratori, paladino delle categorie sociali più deboli ed esposte al rischio crisi e speculazioni imprenditoriali, Domenico De Masi, a 85 anni, è un globtrotter dei più importanti programmi di approfondimento: lo vediamo, con cadenza quasi quotidiana, sui tre canali di Rai e Mediaset e nei principali talk show di La7.
La Sardegna è subito presente nella sua carriera quando, nel 1968, è nominato docente all’Università di Sassari accanto a colleghi illustri quali Luigi Berlinguer, Valerio Onida, Gustavo Zagrebelsky e Franco Bassanini.
In Gallura il professor De Masi ha trascorso momenti indimenticabili con Lina Wertmuller e l’amico di sempre, Renzo Persico, ancora oggi presidente del Consorzio Costa Smeralda appena riconfermato al sesto mandato.
«Sono ricordi indelebili – spiega De Masi, oggi Professore Emerito alla Sapienza di Roma – Lina aveva una venerazione per l’Isola, c’era un rapporto di affiliazione spirituale. Sono infiniti gli episodi vissuti durante la lavorazione del suo celebre film: in particolare parlavamo della dignità dei sardi, della loro dolcezza e delle straordinarie bellezze di un posto che lei riteneva assolutamente mitico».
Gigi Maestri