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18 Luglio 2019

Due Omega Speedmaster per i 50 anni della conquista della Luna


Una delle sfide più epiche che hanno coinvolto l’uomo nella sua storia recente è la conquista dello spazio in primis e, successivamente, della Luna.


Una storia che viene da lontano

Una corsa che ha coinvolto direttamente Omega e il suo Speedmaster, al polso degli astronauti statunitensi fin dalle prime missioni spaziali, come quella di Walter Schirra che, nel 1962, orbitò intorno alla Terra con il suo segnatempo.


Proprio ispirandosi all’orologio di Schirra, alcuni anni fa Omega ha realizzato un’edizione chiamata First Omega in Space, del tutto simile a quel segnatempo.


La cosa curiosa è che quello Speedmaster era l’orologio personale di Schirra e non il segnatempo ufficiale per le missioni spaziali, certificazione che avvenne solo qualche anno più tardi.


Nel 1964, l’ufficio progetti della NASA era alla ricerca di un orologio su cui poter contare per tutte le missioni con equipaggio. Deke Slayton, Direttore delle Flight Crew Operations, aveva quindi inviato una richiesta per cronografi da polso a diversi produttori di tutto il mondo e vari brand, tra cui Omega, avevano inviato i loro orologi che erano stati sottoposti a test severissimi. L’unico a superarli fu lo Speedmaster, dichiarato il 1° marzo 1965 “Qualificato al volo per tutte le missioni spaziali con equipaggio”.


La consacrazione dell’Omega Speedmaster e l’ispirazione per il nuovo modello

Ciò che però ha consacrato il cronografo della Maison svizzera, lanciato nel 1957 come orologio da competizione, fu la missione Apollo 11 che portò allo storico allunaggio del 1969, seguito poi dai successivi delle missioni Apollo 12, Apollo 14, Apollo 15, Apollo 16 e Apollo 17, rendendo lo Speedmaster un habitué del suolo lunare.


Nel novembre del ’69 Omega presentò agli astronauti della NASA uno Speedmaster BA145.022 in oro giallo, con una lunetta bordeaux e un’iscrizione sul fondello. La frase recitava: “To mark man’s conquest of space with time, through time, on time”.


Dell’orologio, creato in soli 1.014 esemplari tra il 1969 e il 1973, furono consegnati agli astronauti della NASA i modelli dal 3 al 28 (il numero 1 fu donato all’allora presidente americano Nixon il quale, a causa del rigido regolamento della Casa Bianca sui regali al presidente, fu restituito a Omega). Tra quegli astronauti vi erano i 19 presenti alla “Astronaut Appreciation Dinner”, organizzata da Omega a Houston nel novembre del ‘69. Al pubblico venne poi data la possibilità di acquistare i numeri dal 33 al 1.000, tutt’ora ricercatissimi dai collezionisti.


Ora come allora

Oggi, per festeggiare la ricorrenza dell’allunaggio, la Maison ha creato un nuovo Speedmaster in edizione limitata di 1.014 pezzi (come quello di allora), ispirato al design del BA145.022.
La cassa spazzolata e lucida del segnatempo da 42 mm è caratterizzata dalla carrure asimmetrica e dalle anse ricurve tipiche della quarta generazione di Speedmaster.

Il bracciale spazzolato e lucido è caratterizzato da cinque maglie arcuate per fila ed equipaggiato da una chiusura scanalata con il logo Omega vintage applicato. Restando fedele al modello nel 1959, Omega ha realizzato l’anello della lunetta bordeaux, questa volta in ceramica e con scala tachimetrica realizzata in Ceragold. Seguendo la scala tachimetrica della prima generazione di Speedmaster, di 500 unità per ora, il nuovo modello è caratterizzato dal punto sopra al 90.


L’evoluzione di un calibro storico

Il nuovo Omega è prodotto con un’esclusiva lega in oro 18K chiamata Moonshine e animato dal nuovo calibro manuale Master Chronometer 3861. Ci sono voluti 4 anni di prove ed errori per produrre la più recente declinazione del calibro, con l’obiettivo di produrre un movimento che potesse ottenere la certificazione di Master Chronometer pur conservando le stesse dimensioni del suo predecessore, il 1861.


Un calibro che è il frutto di evoluzioni successive del 321, movimento cronografico con ruota a colonne. Il 321 era il cuore degli orologi Speedmaster approvati dalla NASA per l’uso nelle missioni spaziali con equipaggio e una sua versione modificata è stata utilizzata per i cronografi indossati dagli astronauti dell’Apollo 11.


Un’edizione in acciaio e oro

A fianco di questa versione in oro, Omega ha creato un altro Speedmaster commemorativo, anch’esso in edizione limitata. La cassa da 42 mm è stata realizzata in acciaio inossidabile, e la lunetta del segnatempo è in oro Moonshine 18K lucido.


Si tratta di un’esclusiva nuova lega, in attesa di brevetto, che ha un colore più tenue rispetto al tradizionale oro giallo, in grado di offrire una maggiore resistenza allo scolorimento nel tempo. L’anello della lunetta è in ceramica nera lucida, con scala tachimetrica in Omega Ceragold.


L’orologio spicca per la ricchezza del quadrante, diviso in due aree distinte: quella centrale di colore grigio sfumato e da un cerchio più esterno annerito. L’oro Moonshine 18K è stato impiegato per gli indici smussati, per il logo Omega vintage e per tutte le lancette, a eccezione di quella centrale dei secondi con trattamento PVD in oro Moonshine.


L’indice delle ore 11 è caratterizzato da due simboli “I” in oro Moonshine, che formano il numero della missione Apollo. Nel piccolo contatore a ore 9, realizzato in oro Moonshine, è raffigurata l’immagine di Buzz Aldrin mentre scende dalla scaletta sulla superficie lunare.


A differenza dell’altro Speedmaster, questo è mosso dal nuovissimo calibro Omega Master Co-Axial 386, la versione più evoluta del movimento Moonwatch. presentato con la tecnologia Co-Axial, la funzione cronografo e l’innovazione anti-magnetica di Omega.


Sul fondello interno annerito è incisa a laser l’impronta che rappresenta il primo passo dell’umanità sulla Luna, ispirata dalla celebre immagine scattata da Armstrong sul suolo del nostro satellite. Intorno all’immagine, la citazione di Neil Armstrong in lettere placcate oro Moonshine 18K: “THAT’S ONE SMALL STEP FOR A MAN, ONE GIANT LEAP FOR MANKIND\".






Davide Passoni



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