Farinetti a Porto Cervo: «Occorre una rivoluzione dei sentimenti»
Dopo gli ultimi due successi editoriali, Dialogo tra un cinico ed un sognatore, pubblicato da Rizzoli e scritto a quattro mani con Piergiorgio Odifreddi, e Serendipity, 50 storie di successi nati per caso edito da Slow Food, Oscar Farinetti torna in libreria con altri due best seller della Rizzoli: Never Quiet, la mia storia (autorizzata malvolentieri) e 6X2, anche in questo caso un lavoro in tandem concepito con Oscar Di Montigny.
Il guru di Eataly, l’impero delle eccellenze dell’agro alimentare italiano nel mondo, che conta oltre 8.600 dipendenti con punti vendita e store espositivi in oltre dieci Nazioni, ripercorre in Never Quiet alcuni momenti delle sue straordinarie tappe imprenditoriali a conferma delle doti di visione di un capitano d’industria che ha rischiato in proprio cercando sempre un equilibrio virtuoso tra qualità, costi d’esercizio, ricavi e ritorno d’immagine. Insomma, una ricetta vincente che ne fa uno degli italiani più ascoltati a livello mondiale nel campo del buon cibo made in Italy.
In 6X2, invece, sono contenute sei brevi lezioni dei due maestri del marketing che ci indicano le tecniche per impossessarsi di una narrazione più consapevole e più efficace per dar voce ai contenuti aziendali.
Al centro dell’incontro a Porto Cervo la sua visione del mondo e della nostra Italia oggi. Può fare un sunto del suo pensiero?
«Stiamo camminando su di un grande viale, molto grande perché ci devono passeggiare 8 miliardi di persone. Lungo tutto un lato corre un burrone, chiamiamolo emergenza ambientale. Sull’altro lato ci sono macchinari e algoritmi complessi di due numeri, zero e uno. Chiamiamo il tutto sconcerto digitale. In terra davanti a noi spuntano fiorellini velenosi i cui nomi finiscono per ‘ismo’: consumismo, menefreghismo, egoismo, populismo, sovranismo. Dietro di noi sentiamo una forte corrente d’aria: è il vento delle grandi migrazioni dei popoli. Alziamo lo sguardo e nel cielo due grandi nuvoloni: una guerra e la pandemia».
Diciamo che non ci ha disegnato la Primavera di Botticelli…
«Lo ammetto, assomiglia più all’Urlo di Munk. Ma non dobbiamo spaventarci. Si tratta di crisi, più di una. Ne abbiamo avute di altrettanto gravi in passato. Crisi deriva da Krisis che vuol dire scegliere e da Kriso che vuol dire distinguere. Insomma, è giunto il momento di scegliere una via nuova, rivolta al bene comune».
Quali soluzioni propone?
«Ribadisco una delle ricette principali: occorre una rivoluzione dei sentimenti. Bisogna passare dalla sfiducia alla fiducia, dalla paura al coraggio, dal lamentarsi all’agire, dal criticare all’aiutare».
Gigi Maestri
Nella foto Oscar Farinetti con Flavio Briatore e due pastori sardi: Diego Manca e Sebastiano Sardo.