Ferrovie del Messico
Gianmarco Griffi, autore di Ferrovie del Messico, di professione segretario di un centro golfistico, fino all\'altro giorno diceva di non avere le phisique du role per scrivere un romanzo, essendo quella della brevità la sua cifra. Pertanto appare un paradosso che sia riuscito a completare un libro di oltre 800 pagine, ma ancor più sensazionale che dalle 600 copie immaginate si sia arrivati alle oltre 20.000 già vendute.
A sbirciare dietro le quinte, la genesi e via via il suo deflagrare in termini di vendita e di riconoscimenti, il libro è interprete di un crescendo da opera lirica. Passando dal Premio Fahrenheit all’inclusione nella cinquina dello Strega, l’autore di racconti brevi, Gianmarco Griffi si autodefinisce scrittore del lunedì, il suo giorno libero e considera la poesia la forma letteraria più difficile e complicata. Il che non gli impedisce di dar corso a un romanzo sconfinante nell’esplorazione di più generi, una sorta di intreccio di storie tenute insieme da un filo invisibile e struggente che lega Cesco e Tilde. Siamo ad Asti nell\'Italia del 1944. Si parla di sradicamento, nel testo edito da Laurana che fa capo a Giulio Mozzi, anche in senso territoriale con l\'occupazione tedesca, si parla degli ultimi, di quelli ai margini. Il protagonista è un ignavo, un abulico che in fondo preferisce prendere ordini. E’ un sottoufficiale indolente che spesso, non sempre, è voce narrante degli ottantotto capitoli i cui nessi causali si rintracciano lungo tutto il corpo della storia.
E sono molti i recensori che ascrivono Ferrovie del Messico al genere fantastico, sulle orme di Bolano, Marquez o Borges. Un\'opera-mondo, un romanzo sonoro, sovrabbondante, un libro dove trionfa la molteplicità in termini di personaggi e registri linguistici: dallo spagnolo al dialetto astigiano fino alla lingua sarda. Ed è proprio nella sua variante aulica del Logudorese che s’incontra l’isola: nella breve storia della curandera, la guaritrice che tenta di eliminare il terribile mal di denti che affligge Cesco.
Il dolore fisico si fa sintesi dell’astratto di cui è impregnato tutto il romanzo, dove le acrobazie linguistiche e le immagini surreali catapultano una non-trama nel fantasmagorico di un altro mondo: nella fiaba.
Già il viaggio per arrivare alla casa della guaritrice è un’avventura, probabile quanto il ritorno di Ulisse a Itaca, con tanto di mappa piena di scarabocchi ad indicare il luogo del \"niente\". Indugia sui simboli, numerosi e gettati come semi tra i dialoghi in sardo e in italiano; rivelano ironia, comicità lieve e quella tendenza dell\'autore a sottrarre importanza un po’ a tutto quanto; il finale è illogico, almeno quanto il compito di Cesco: disegnare una mappa ferroviaria del Messico che permetta al terzo Reich di Adolf Hitler di trovare un modo per vincere una guerra mondiale.
E nelle oltre 800 pagine si assiste al salto di specie tra racconto e romanzo, con personaggi scollati, ricomposti in esplosioni di esistenze complicate, tra fondali che cambiano passando dal Piemonte attraversato dal Nazismo, un orizzonte tocca il Messico mentre tutto, a un certo punto, costringe ad abbandonare l’interrogativo su ciò che accadrà.
«No, non mi aspettavo di arrivare a 20 mila copie, - ammette Gianmarco Griffi - la sfida che ho cercato di vincere era con il ritmo in un libro lungo, tutta l’avventura delle vendita è stata dopata dai vari premi, ma io punto sempre al sodo come si vede dall’ incipit: “Era un brutto periodo”.»
Il Logudorese virgolettato della curandera non viene capito da chi, tormentato da un mal di denti, si dibatte in quello che per l’autore è sì, un romanzo d’avventura, ma di più un romanzo odontoiatrico per lo straordinario numero di volte in cui compare questo doloroso evento che svela tutta la paura di natura autobiografica. Tracciare la mappa di Ferrovie del Messico in un libro che in Messico ci va pochissimo è surreale quanto cercare i meccanismi che regolano l’ editoria.
La post fazione di Mario Drago definisce questo caso letterario un romanzo “enciclopedico”, mentre l’autore, saltato al volo su di un convoglio, improvvisamente si trova alla guida di un treno ad alta velocità e mostra la sfida impossibile rappresentata da quelle odissee dove qualcuno sembra sempre destinato a risolvere gli enigmi.
Anna Maria Turra