A Filippo Timi il conferimento del Premio Volontè
In Le otto montagne, film rivelazione di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, spicca l’interpretazione di Filippo Timi. Ma il Premio Volonté l’attore umbro l’ha vinto per la straordinaria carriera, che spazia dal cinema, dove è stato diretto da Ferzan Ozpetek, Gabriele Salvatores, Michele Placido e Cristina Comencini, al teatro, dove ha dato vita a personaggi iconici, da Orfeo a Don Giovanni, da Danton a Cupido. Per non parlare della scrittura, essendo Timi anche sceneggiatore e romanziere. «Avere la passione e avere avuto l’intelligenza di studiare un certo tipo di scrittura è una cosa che altri attori con cui ho lavorato, col mio stesso percorso, non hanno fatto: mi è venuto di scrivere un testo, e quello per me è stata una fortuna», spiega il 49enne artista perugino.
«A un certo punto, dopo tanti anni, ho avuto il coraggio di scrivere pure un romanzo: succede che capisci che scrivere è bello e lo fai, ma è anche vero che la differenza tra uno scrittore e uno che scrive è essere pubblicati», aggiunge fresco del Premio Volonté, ritirato a fine luglio a La Maddalena in occasione della 20ª edizione di La valigia dell’attore, il festival cinematografico dedicato al mestiere dell’attore e ispirato al grande Gian Maria Volonté.
«Riceverlo mi ha regalato una gioia indicibile, perché Volonté è il più grande: per molti di noi è un riferimento imprescindibile, e quel suo dolore nello sguardo, una guida», svela Timi, che, oltreché il riconoscimento gallurese, si gode ancora il successo di Le otto montagne ma anche quello di Rapito di Marco Bellocchio, altro film pluripremiato nel 2023. «Una pellicola ha successo quando è profonda, e riesce a parlare a più persone: anche se il vestito è diverso», conclude Timi, «senti che l’anima dei personaggi appartiene a tutti».
Ilenia Giagnoni