Filippo Tortu in Sardegna dopo l’impresa a Tokyo 2020
Fiato sospeso. Il cuore a mille per quelli ultimi 100 metri che per tutti, compreso l’atleta, «sono sembrati un chilometro». E la scintilla dell’ultimo metro, quello decisivo a regalare un primato che l’atletica attendeva da tanto tempo. Filippo Tortu, Lorenzo Patta, Marcell Jacobs ed Eseosa Desalu hanno regalato uno dei momenti più intensi delle Olimpiadi di Tokyo. Un’edizione dei record per la delegazione italiana, che si è portata a casa 40 medaglie superando qualunque aspettativa. L’atletica è stata la vera sorpresa di questi Giochi, con dei colpi di scena incredibili spartiti tra le varie discipline e volti nuovi che si sono subito distinti nelle gare che contano. C’erano nomi che dovevano dimostrare il loro valore saltando più in alto possibile (Gianmarco Tamberi) e altri che hanno stupito con la loro falcata verso il traguardo, come i fantastici quattro della staffetta 4 x 100, due dei quali con origini sarde: Lorenzo Patta, oristanese doc, e Filitto Tortu, il primo a essere sceso sotto i 10 secondi nei 100 metri. Record poi battuto da Jacobs durante questa edizione di Tokyo 2020.
Filippo Tortu, dalla Gallura a Tokyo
L’atleta nasce a Milano, ma un pezzo della sua storia viene da qui, dalla Gallura. Il padre è di Tempio Pausania, dove De André trascorreva parte della sua vacanza in Sardegna. E non sono mancate le occasioni in cui Filippo Tortu passava il suo tempo sul campi di atletica in regione. Con un occhio di riguardo alla pista di atletica A.Caocci, dove si è sempre allenato durante l’estate. «Fin da quando ero bambino - afferma in una vecchia intervista all’Ansa - venivo qui e ho bellissimo ricordi. Qui ho preparato molte gare e torno sempre con grande piacere». Il sindaco Settimo Nizzi, che l’aveva incontrato prima dei mondiali in Qatar, aveva espresso tutta la sua ammirazione verso di lui: «Filippo è il nostro orgoglio e siamo onorati di ospitarlo nella nostra città e nella nostra struttura. Seguiamo i suoi successi e non mancheremo di stare col fiato sospeso».
Gli ultimi metri
C’è stato infatti quel frangente in cui si è sentiti in sincronia con lo sforzo di Tortu sul filo del traguardo. Certo, il merito va tutto a questi quattro campioni. Ma il pensiero di aver partecipato attivamente a quell’evento è difficile da mandare via. L’urlo di gioia al fotofinish; l’incredulità, toccandosi i capelli, di essere davvero arrivati prima di tutti anche per solo un centesimo; infine, la consapevolezza di aver compiuto un’impresa fenomenale. Un’immagine che si farà davvero fatica a dimenticare, soprattuto quando si ha bisogno di ricordare i momenti piacevoli di questa estate.
Il ritorno in Sardegna
Fino a qualche tempo fa era difficile pensare a una finale senza la forza inglese e dell’America intera, dagli Stati Uniti fino alla Jamaica del grande Usain Bolt. Ora un altro tabù è stato abbattuto. Il tempio dei velocisti si amplia, lasciando spazio ai più veloci del mondo sotto il cielo di Tokyo.
Filippo Tortu è tornato proprio in questi giorni a Olbia, ospitato sulla cabina di comando della nave. Ci ha già traghettati verso il sogno olimpico, dunque bisognava chiudere il cerchio con questa traversata da vero protagonista. In questo momento sta passando le vacanze a Golfo Aranci insieme alla famiglia, anche se il pensiero è ancora tutto rivolto a quella finale: «Sento ancora nelle orecchie l\'urlo di Fausto nel momento del passaggio del testimone. - afferma all’Ansa - Lo sento anche prima di andare a dormire, anche se non dormo da due giorni: è un\'immagine che rimarrà impressa per sempre nella mia memoria». Il telefono non ha mai smesso di squillare come riporta La nuova Sardegna. Un segno tangibile che in quei 400 metri non erano per niente soli: «Siamo arrivati in Italia e abbiamo trovato un’accoglienza incredibile. In aeroporto, in nave, per strada, poco fa in spiaggia: ovunque sto trovando grandissimo affetto da parte delle perone comuni».
Riccardo Lo Re
Credits
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