Folklore in Sardegna: le feste tradizionali più amate dell'Isola
Gli appuntamenti da segnare in agenda per chi vuole immergersi nelle antiche usanze del popolo sardo
La Sardegna è una terra di tradizioni millenarie, folklore e storia: da nord a sud dell’isola, sono tanti gli appuntamenti in calendario per chi volesse immergersi appieno nelle antiche usanze del popolo sardo. Tra sacro e profano, il comune denominatore di questi eventi è la bellezza dei costumi tradizionali e la suggestione delle musiche che accompagnano queste manifestazioni. Il suono delle launeddas e dell’organetto fa da sottofondo ad alcune tra le più famose celebrazioni dell’isola.
Festa di Sant'Efisio
Partiamo dal capoluogo sardo, Cagliari, dove il 1° maggio viene celebrata la Festa di Sant'Efisio, che nel 1656 salvò la città dalla peste. Centinaia di persone vestite con gli abiti tradizionali più sfarzosi si ritrovano nelle vie del centro per ringraziarlo. La festa è una vera e propria processione religiosa, ma rappresenta anche una sorta di sfilata di moda sarda di altissima qualità. Alcuni dei figuranti sfilano a piedi, altri in sella a magnifici esemplari di cavalli, molti dei quali della razza anglo-arabo-sarda, mentre altri ancora si trovano sui tracas, grandi carri addobbati e trainati da un giogo di buoi, decorati con oggetti tradizionali del lavoro nei campi e con l’abbondanza delle messi. La loro presenza evoca il viaggio dei devoti del Campidano e del Sulcis verso il luogo del martirio del santo. Nel 2024 si è celebrata la 368ª processione per Sant’Efisio. Ben 85 associazioni culturali e folkloristiche, con 2.500 devoti a piedi in abbigliamento tradizionale, hanno partecipato alla sfilata con la consueta e ormai consolidata sollecitudine. Insieme a loro, il più rappresentativo patrimonio musicale ed etnografico dell’intero territorio regionale e i canti dei rosari intonati in lingua sarda con i gòcius in onore del santo. Ad arricchire ulteriormente la processione, e a donarle ulteriore solennità, la presenza di gruppi di suonatori di launeddas e sulitus. Questa suggestiva celebrazione si ripete pressoché invariata ogni anno dal 1657, con il pellegrinaggio da Cagliari al luogo del martirio del santo e i riti di scioglimento del voto voluto dalla municipalità di Cagliari. I fedeli accompagnano la statua di Sant’Efisio, ripercorrendo il tragitto che va dal carcere in cui venne imprigionato al luogo del martirio a Nora, per poi tornare alla sua Chiesa di Stampace il 4 maggio entro la mezzanotte.
Cavalcata Sarda
Da sud a nord della Sardegna: a Sassari, la penultima domenica di maggio, va in scena la Cavalcata Sarda. La città diventa il fulcro di una sfilata di cavalli, traccas (carri trainati da buoi addobbati con fiori) e figuranti in costumi tradizionali che giungono in città da ogni paese della Sardegna. Secondo alcune testimonianze storiche, la prima edizione della Cavalcata risale al 1711, quando il Consiglio comunale di Sassari, sul finire della dominazione spagnola, deliberò di "far cavalcata" in omaggio al re Filippo V di Spagna. Alla manifestazione partecipò tutta la nobiltà sassarese, orgogliosa di mettere in mostra i propri costumi impreziositi da gioielli in filigrana e ricami frutto del lavoro sapiente delle sarte. La Cavalcata che possiamo ammirare oggi nasce il 20 aprile 1899, quando venne organizzata una sfilata di costumi sardi in onore di Umberto I di Savoia e della regina Margherita, giunti in città per l'inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele II, realizzato da Giuseppe Sartorio e innalzato in Piazza d'Italia. La manifestazione dura tutta la giornata e, nel pomeriggio, si sposta dal centro cittadino all’ippodromo, dove cavalli e cavalieri si esibiscono in ardite pariglie e figure acrobatiche. La giornata di festeggiamenti termina in Piazza d'Italia con canti e balli tradizionali sardi, sulle note delle launeddas e delle fisarmoniche, che si protraggono per buona parte della notte. La Cavalcata è una delle principali feste della Sardegna, durante la quale si riuniscono gruppi folkloristici da tutta l'isola, ed è l'unica manifestazione di carattere puramente laico. Il clima festoso, in cui il folklore e la cultura sarda trovano ampio spazio, è accentuato anche dalla numerosa presenza di bancarelle nel centro città, che vendono dolci sardi come il torrone e oggetti tipici dell’artigianato locale, insieme a chioschi dai quali si leva il profumo di carne e salsiccia arrosto.
Festa dei Candelieri
La città di Sassari ospita la Festa dei Candelieri, in dialetto sassarese “Sa Faradda”, ossia la discesa. Il 14 agosto si svolge una celebrazione molto importante: "La discesa dei candelieri". La festa antica di almeno cinque secoli, è organizzata per sciogliere il voto rivolto alla Vergine Maria che secondo la devozione popolare avrebbe posto fine ad una terribile pestilenza e salvato la città. Si tratta di una processione organizzata da tredici “gremi” o corporazioni commerciali medievali, in cui ogni componente del gremio trasporta insieme agli altri, un grande candeliere di legno molto pesante lungo la via principale della città fino alla chiesa di Santa Maria di Bethlem. Un rituale lungo, difficile e faticoso, scandito dal ritmo dei tamburi e dalle urla di incitamento dei capi gremi ai componenti che sorreggono con la forza delle loro braccia questi altissimi ceri votivi lignei dalla lunga storia. Documenti testimoniano il radicamento di questa tradizione e il coinvolgimento appassionato dei cittadini fin dal XVI secolo. Dal 2013 questa cerimonia appartiene al patrimonio immateriale dell'UNESCO. Nel corso della sua lunga storia, la Discesa dei Candelieri ha assunto forme ben precise. Tutto inizia quando il banditore annuncia la Discesa e il gremio dei Massai incontra il sindaco a Palazzo Ducale. Insieme si dirigono a Palazzo di Città dove sarà esposta la bandiera del gremio. La cittadinanza è coinvolta fin dal mattino con il rito della Vestizione, e poi via via nelle varie fasi in cui è articolata la festa. Di primo mattino, quando ciascun gremio decora con fiori, ghirlande di carta e bandiere il candeliere in legno che porterà a spalla lungo il percorso della processione. Spesso sono aggiunti elementi che caratterizzano i portatori. Il gremio dei massai, proprietari terrieri, e quello dei contadini, aggiungono al proprio candeliere spighe di grano. La vestizione avviene nella sede del gremio, oppure nei pressi dell’abitazione del gremiante responsabile del cero, detto obriere di Candeliere. Durante il percorso, i portatori fanno compiere evoluzioni ai candelieri in una sorta di danza che è considerata di buon auspicio. Secondo la tradizione infatti, più il candeliere sarà “baddarinu”, ossia ballerino, più l’annata sarà buona. Al ritmo del tamburino, la pesante struttura in legno oscilla tra la folla, gira su se stessa, cambia improvvisamente direzione. È un’esibizione che richiede un notevole sforzo fisico. La Faradda si conclude a notte inoltrata, quando i candelieri entrano nella chiesa di Santa Maria di Betlem e ottengono la benedizione finale.
Festa di San Simplicio
La città di Sassari ospita la Festa dei Candelieri, in dialetto sassarese “Sa Faradda”, ossia la discesa. Il 14 agosto si svolge una celebrazione molto importante: la "Discesa dei Candelieri". La festa, antica di almeno cinque secoli, è organizzata per sciogliere un voto rivolto alla Vergine Maria che, secondo la devozione popolare, avrebbe posto fine a una terribile pestilenza e salvato la città. Si tratta di una processione organizzata da tredici “gremi” o corporazioni commerciali medievali, in cui i componenti di ciascun gremio trasportano insieme un grande e pesante candeliere di legno lungo la via principale della città fino alla chiesa di Santa Maria di Betlem. Un rituale lungo, difficile e faticoso, scandito dal ritmo dei tamburi e dalle urla di incitamento dei capi gremio ai portatori, che sostengono con la forza delle loro braccia questi altissimi ceri votivi lignei dalla lunga storia. Documenti testimoniano il radicamento di questa tradizione e il coinvolgimento appassionato dei cittadini fin dal XVI secolo. Dal 2013 questa cerimonia appartiene al patrimonio immateriale dell'UNESCO. Nel corso della sua lunga storia, la Discesa dei Candelieri ha assunto forme ben precise. Tutto inizia quando il banditore annuncia la Discesa e il gremio dei Massai incontra il sindaco a Palazzo Ducale. Insieme si dirigono a Palazzo di Città, dove sarà esposta la bandiera del gremio. La cittadinanza è coinvolta fin dal mattino con il rito della Vestizione, e poi via via nelle varie fasi della festa. Di primo mattino, ciascun gremio decora il proprio candeliere in legno con fiori, ghirlande di carta e bandiere, elementi che spesso caratterizzano i portatori. Ad esempio, il gremio dei Massai, proprietari terrieri, e quello dei contadini aggiungono al proprio candeliere spighe di grano. La vestizione avviene nella sede del gremio, oppure nei pressi dell’abitazione del gremiante responsabile del cero, detto obriere di Candeliere. Durante il percorso, i portatori fanno compiere evoluzioni ai candelieri in una sorta di danza che è considerata di buon auspicio. Secondo la tradizione, infatti, più il candeliere sarà “baddarinu”, ossia ballerino, più l’annata sarà buona. Al ritmo dei tamburi, la pesante struttura di legno oscilla tra la folla, gira su se stessa e cambia improvvisamente direzione. È un’esibizione che richiede un notevole sforzo fisico. La Faradda si conclude a notte inoltrata, quando i candelieri entrano nella chiesa di Santa Maria di Betlem e ricevono la benedizione finale
Festa del Redentore
Nel cuore dell’isola, in uno dei suoi centri più caratteristici e ricchi di tradizioni e cultura, si celebra la Festa del Redentore. A Nuoro, il 29 agosto, si rinnova ogni anno il rito della festa del Cristo Redentore. Si tratta di una processione che parte dalla città e raggiunge il monte Ortobene, che domina Nuoro, per ricordare quando, nel 1901, fu posta sulla cima una statua in ottone raffigurante il Cristo Redentore. È una festa religiosa che dà luogo a una suntuosa sfilata di pellegrini in magnifici costumi tradizionali. Nata come omaggio alla statua che sovrasta la città, la festa ha assunto nel tempo anche connotati folkloristici. Oggi la sua anima è doppia: da un lato è un momento dedicato alle celebrazioni religiose, dall’altro è una spettacolare sfilata di gruppi in abiti tradizionali provenienti da tutta l’isola. La sagra è simbolo dei molteplici volti della Barbagia, terra che conserva intatti luoghi e tradizioni millenarie e che ancora oggi ama raccontarsi, come hanno fatto di lei grandi scrittori e letterati a cui Nuoro ha dato i natali. I fedeli si radunano di fronte alla Cattedrale di Santa Maria della Neve, accompagnati dai gosos, canti sacri in nuorese. Da qui parte un lungo pellegrinaggio di tredici stazioni, circa sei chilometri a piedi, fino in cima al Monte Ortobene. Un corteo religioso colorato da carri addobbati a festa e trainati da massicci buoi. Il momento più intenso è la celebrazione della messa solenne, accompagnata da processione e canti. Il pellegrinaggio è preceduto, la sera prima, da una fiaccolata di preghiera lungo le chiese del centro storico.
Feste e tradizioni di Carnevale
In Sardegna sono molte le città e i paesi che celebrano il Carnevale: a Tempio Pausania in Gallura, a Gavoi, Bosa e Mamoiada questa tradizione è molto sentita e si rinnova ogni anno nel mese di febbraio.
In Gallura la città di Tempio Pausania organizza il suo Carrasciali Timpiesu, divenuto negli anni il più importante Carnevale allegorico dell'isola, membro insieme al Carnevale di Viareggio, Cento, e Fano della Federazione Italiana Carnevali. Nel 2018 il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha posizionato il Carrasciali Timpiesu al sesto posto per bellezza in Italia.
La manifestazione richiama decine di migliaia tra figuranti e spettatori e consiste in suggestive sfilate allegoriche che attraversano il centro storico, i cui carri rappresentano principalmente temi tra i quali prevale la satira politica e sociale, coronate dalla lunga ed affascinante tradizione. Durante la "sei giorni" del Carrasciali Timpiesu, ossia le sei giornate di festeggiamenti, che vede gli albori ogni giovedì grasso dell'anno e finisce il martedì grasso, si susseguono una serie di eventi giornalieri e notturni, tra i quali prevalgono le quattro sfilate principali: la sfilata iniziale il giovedì, due sfilate intermedie la domenica ed il lunedì, dedicata ai bambini e la sfilata di chiusura del martedì, che si conclude con il processo ed il rogo in piazza di "Sua Maestà Re Giorgio", carro che rappresenta il sovrano del Carnevale di Tempio. L'allestimento in città di numerosi veglioni in maschera e coinvolgenti balli, in concomitanza alle sfilate, rende il Carrasciali Timpiesu unico nel suo genere.
A Mamoiada invece la sfilata del Carnevale è composta da soli uomini: Mamuthones che indossano pellicce di pecora, campanacci e maschere di legno mentre gli Issohadores vestiti di rosso impugnano un “lazo” e dirigono la sfilata. Si fermeranno ad ognuno dei circa 40 falò accesi negli slarghi del paese per fare tre giri intorno al fuoco e ripetere in questo modo un rituale millenario legato alla rinascita, alla fecondità degli animali e alla fertilità dei terreni. È una delle manifestazioni tradizionali più antiche della Sardegna: sconosciuto al mondo sino agli anni ’50, è successivamente diventato famoso grazie alle maschere dei Mamuthones e Issohadores, ormai un simbolo per l’intera isola. Ha inizio ufficialmente il 17 gennaio con la festa di Sant’Antonio Abate e va avanti per diverse settimane sino a culminare con le sfilate della domenica e del martedì grasso. Tutta la popolazione è coinvolta nella festa con mascheramenti spontanei e i costumi tradizionali. Il centro del Carnevale è la piazza principale del paese dove i mamoiadini si esibiscono nel tradizionale ballo tondo. Un rito sociale con regole ben definite spezzato solamente dal passaggio delle maschere. Una processione ordinata e suggestiva. La piazza si ferma al passaggio e tutto diviene quasi immobile dove l’unico movimento è quello dei Mamuthones e Issohadores e gli unici suoni che sovrastano ogni cosa sono quelli dei campanacci. Il Carnevale di Mamoiada non è solo maschere, è un vero e proprio momento di convivialità e di unione. I dolci tipici e il vino cannonau fanno parte integrante della festa e vengono offerti ai mamoiadini e visitato.