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Freedom, alla scoperta dell’Asinara con Roberto Giacobbo
2 Febbraio 2024

Freedom, alla scoperta dell’Asinara con Roberto Giacobbo


Roberto Giacobbo non ha mai nascosto il suo legame con la Sardegna. Più volte, con le telecamere di Freedom, ha girato l’isola in lungo e in largo raccontando i suoi lati nascosti e le sue virtù conservate nel tempo. Il 29 gennaio su Italia 1 è andata in onda una puntata dedicata a un luogo davvero unico che si trova a Nord della Sardegna. Giacobbo, a bordo di una barca, ha raggiunto l’isola nell’isola. Un posto che nel tempo è stata definita l’Alcatraz italiana: l’Asinara.


Per circa 100 anni ha ospitato un carcere di massima sicurezza dal quale era impossibile evadere. È stato così per molto tempo dato che solo due persone sono riuscite a scappare (ad Alcratraz solo tre uomini sono riusciti nell’impresa). E pensare che un tempo l’Asinara è stata il paradiso per un’intera popolazione che ci ha vissuto prosperando in tranquillità. Questo, prima del 1855, quando l’isola diventa un lazzaretto e una colonia penale. Gli abitanti a quel punto sono stati costretti ad abbandonare l’isola fondando il borgo di Stintino.



La puntata si concentra sulla testimonianza di un uomo che ha vissuto nella prigione. Un ex detenuto che ha pagato la sua pena e che oggi è protagonista di una storia interessante. Roberto Giacobbo inizia il suo viaggio partendo dall’ex carcere di Fornelli, uno degli edifici del carcere dell’Asinara. Ad aprire le porte di questo luogo è stato un ex ispettore delle guardie penitenziarie consentendo così alla troupe di poter raccontare quei momenti usando la forza dell’immagine. «Tante persone sono venute qui, non storie diverse, trascorsi diversi, con futuri diversi», afferma il conduttore che, dopo essere entrato in uno dei plessi, lascia poi spazio alle parole proprio dell’ex detenuto che ha scelto di mostrare ciò che provato stando al carcere di massima sicurezza. Ansia, il pensiero sempre rivolto alla famiglia, 32 anni passati dentro le mura di questo edificio.



Giacobbo si dirige verso il cortile che ospitava l’ora d’aria dei detenuti comuni. Qui è l’unico posto in cui il cielo è libero e senza filtri dato che in un’altra zona il cortile, sempre esterno, è coperto con una rete elettro saldata in modo da impedire ai detenuti del carcere duro di scappare dopo che si erano verificate situazioni alquanto singolari come l’atterraggio di elicotteri. La paura è che simili episodi potessero accadere anche in Sardegna, con piani di fuga organizzati alla perfezione.


Durante gli anni del terrorismo l’Asinara è stata scelta per ospitare diversi estremisti di ogni colore. A deciderlo è stato Carlo Alberto Dalla Chiesa inserendolo tra i centri di detenzione per questi tipi di reati. Dopo un periodo di sospensione con le stragi del 1992 si è scelto di attivarlo di nuovo.


Il divulgatore ha deciso infine di illustrare ogni spazio del carcere alternando gli spazi stretti e chiusi con il racconto di Rinaldo Schirru, colui che ha scelto di narrare alcuni dei momenti passati in quel carcere. Di quelle mura non è rimasto più nulla. Il vuoto di alcune celle si fa sentire, ma lì è presente  un pezzo di storia che va tenuto in vita. All’Asinara, infatti, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone hanno preparato gli atti di quello che fu il Maxiprocesso contro la Mafia.


Riccardo Lo Re


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