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Giovanni Maria Filindeu: architettura & Jazz
2 Giugno 2021

Giovanni Maria Filindeu: architettura & Jazz


Giovanni Maria Filindeu è un architetto di Nuoro che progetta, allestisce musei e grandi spazi. Classe 1970, oggi collabora con ADI Design Museum di Milano, l’opera monumentale di riprogettazione di un’area che ospita la collezione premiata col Compasso d’oro, dal valore simbolico inestimabile.


«Un progetto corale che coinvolge diversi studi di progettazione. - precisa Filindeu - Un’avventura che è l’insieme d’intenzioni e competenze integrate».


Finalista col suo libro Architettura e Jazz al Premio Nazionale Divulgazione Scientifica, più che in una narrazione del proprio punto di vista, Filindeu sembra concentrato su cose che sono ancora da dire. E coltiva una passione rabdomante tra incarichi da aziende private, progetti di residenze e strutture ricettive: «Lavoro in squadra e ho partner che sono amici oltre che confronti importanti».



Diviso tra Firenze e Milano, costruisce collaborazioni con più studi di architettura ed è impegnato sul fronte di due musei in Sardegna: «Un’attività che si è a lungo spesa prevalentemente sulla progettazione di allestimenti espositivi, mi porta a avvicinare territori e conoscenze; ambiti che possono apparire distanti tra loro si contaminano e diventano un comune denominatore per codici visivi, creativi e funzionali. Ma insisto: quel che spesso ci sfugge è l’importanza di ogni singola voce. - precisa l’architetto - Sarà la misura in cui verrai ascoltato, capito o atteso nel tuo apporto. Nessuno può abdicare alla propria voce, un buon lavoro di squadra è dato da buoni ascoltatori. Se esiste una complessità nel jazz è proprio questa».



Così si muove sull’isola e, da Bam Design dei fratelli Bruno allo studio di architettura di Franco Delogu, nascono collaborazioni che sono come prender parte a una jam session. Facile o difficile sembra non essere il tema, come nel jazz con la sua struttura ricorrente, l’architettura può rivelare solidità rassicuranti e richiedere una dedizione ad altissimo margine di rischio.


Così cita Pavel Florenskij, filosofo e matematico che nel ‘37 se n’è andato non prima di aver affermato che qualsiasi forma di cultura è sostanzialmente organizzazione di spazi. E se i dati, le cose, vengono di volta in volta definiti da trasformazioni della realtà, Florenskij spiega quanto la musica sia effettivamente capace di costruire uno spazio. Il dato temporale è la componente essenziale per descrivere lo spazio stesso: «Nell’ascolto di una fuga di Bach, per esempio, i temi palindromi e la struttura che si incontra mostrano elementi cui attingo col jazz».


E ancora una volta Giovanni Maria Filindeu sposta i piani e affonda: è dell’idea che sia l’ordine temporale nell’opera musicale a poter essere sovvertito, come nel gioco delle tre carte: «La possibilità che una forma di ascolto inconscio atemporale avvenga, assistendo all’esecuzione di un opera musicale, è possibile, anche durante la sua creazione, ma solo nel momento in cui la coscienza scende a un livello inferiore: il livello di comprensione artistica privo di forma».


Ne è convinto l’uomo che, al di là del ruolo, parla di architettura prevalentemente come di un’attitudine, di una percezione: «Capire questa considerazione, tratta da Anton Ehrenzweig, - eminente teorizzatore del ruolo organizzativo della mente inconscia nelle creazione - introduce la possibilità che musicisti di particolare abilità siano in grado di retro posizionare le componenti consce e razionali della propria performance artistica per permettere alla propria parte creativa di ottenere spazio, di esistere».



Giovanni Filindeu si è dedicato a importanti musei nazionali come la Galleria Nazionale di Roma, il Mart di Rovereto, il Palazzo Reale e la Triennale di Milano, le Terme di Diocleziano a Roma, il Palazzo della Ragione a Mantova, la Galleria Nazionale delle Marche e il Palazzo Ducale di Urbino. Concentrato tra insegnamento universitario e progettazione, ha vinto diversi premi di tra cui il Premio del Paesaggio per la riqualificazione architettonica e paesaggistica del Santuario di San Costantino a Sedilo, nella provincia di Oristano.


Consegna istanze precise accanto a un’idea di architettura corale, che sia cattedrale inviolabile o spazio aperto, demolizione o performance, Giovanni Filindeu processa quel che, trafitto dalla luce, ha uno stra-potere: quello di ogni singola voce.



Anna Maria Turra



Crediti foto:





  • Giuliano Koren, Fernando Guerra


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