Gli architetti delle leggendarie ville di Porto Cervo
Da sogno a realtà. È stato creato dal 1962 dal Principe Karim Aga Khan IV e da un gruppo di investitori internazionali il progetto ambizioso per trasformare una porzione della costa nord-orientale della Sardegna in una meta turistica di lusso. Il progetto, noto come Costa Smeralda®, comprendeva anche la costruzione di ville, hotel, campi da golf e altri servizi per i turisti. Il mecenate saudita chiamò architetti di fama mondiale per concretizzare questo progetto di sviluppo urbanistico che già sessant’anni fa si basava sul rispetto del territorio. Lo dimostrano le scelte architettoniche e i materiali utilizzati per la costruzione di queste famose ville extra lusso.
Il volere del Principe
Come spiega Pisana Posocco in Luigi Vietti e l’avventura della Costa Smeralda, l’Aga Khan era rimasto colpito dalla bellezza naturale del luogo: nonostante sia il padre che il nonno avessero scelto il sud della Francia come località dove avere una casa di vacanza e nella quale passare il loro tempo di riposo, egli era stato fortemente colpito dalla Sardegna e aveva scelto questo luogo per sé. Il giovane principe sembrava porsi come un esploratore che, nell’ammirare il luogo, cerca di comprendere usi e costumi delle popolazioni locali. Riconobbe in questi elementi un valore e indicò, come strategia di intervento, proprio lo studio e la riproposizione di quegli stessi elementi.
Agli architetti che lavoravano per lui indicò “di tornare alla tradizione di una comunità insulare che è sconosciuta e ha uno straordinario folklore, arte, tradizione, costumi vogliamo prendere tutto ciò che possiamo di autenticamente sardo”.
Il master plan che cambiò la storia
Il Consorzio Costa Smeralda fu creato nel 1962, su circa 5mila ettari di territorio da Olbia ad Arzachena. Una volta acquistati i terreni, che appartenevano perlopiù a due grandi famiglie della zona, gli Azara e gli Orecchioni, fu elaborato il primo master plan, che nel corso degli anni ha ricevuto riconoscimenti a livello mondiale. Il master plan stabiliva i criteri di edificazione e i vincoli architettonici molto rigidi. Ebbe una funzione di regolamentazione e controllo ed evitò la cementificazione selvaggia, in assenza di leggi regionali per la salvaguardia del paesaggio. Si basava su uno stile a borgo medievale, nel quale il centro abitato diventasse luogo di attività commerciali di lusso, pur nel rispetto dello stile contadino locale e del paesaggio circostante: la tipica macchia mediterranea gallurese.
Gli artefici del sogno
Il prestigioso Comitato di Architettura ebbe – e mantenne nei decenni - un ruolo centrale nel progetto. Lo scopo era garantire la conservazione del patrimonio naturale preesistente e concepire uno stile in grado di coniugare le bellezze naturali con gli elementi della tradizione costruttiva locale. Il responsabile fu Enzo Satta, architetto e urbanista con esperienza internazionale. Il principe chiamò architetti di fama mondiale: Luigi Vietti, Jacques Couëlle, Michele Busiri Vici e il sardo Antonio Simon Mossa. Nel corso degli anni ne furono coinvolti altri: Savin Couëlle, Jean Claude Lesuisse, Peter Schneck, Gerard Bethoux, Giuseppe Polese, Pietro Giordo.
Le opere di Luigi Vietti
Quando si parla dell’architettura di Porto Cervo si deve assolutamente citare Luigi Vietti. La sua opera in Costa Smeralda si caratterizza per alcuni temi che sembrano tutti legati ai suoi primi studi e lavori nei centri liguri di costa, in particolare Portofino. Quella in effetti non solo era stata un’occasione formativa e fondamentale della sua crescita professionale, ma era anche l’esperienza più simile all’avventura che si accingeva a compiere ora. Fu proprio lui a scegliere il nome Costa Smeralda. A lui si devono il villaggio di Porto Cervo e le Ville Cerbiatte, che il principe ismaelita scelse come residenza. Questi e altri suoi lavori - gli hotel Cervo e Pitrizza, il complesso della Dolce Sposa - si contraddistinguono per i materiali pregiati utilizzati, gli spazi ampi e la natura avvolgente.
Jacques e Savin Couëlle tra architettura e scultura
Le opere degli architetti svizzeri Couëlle, padre e figlio, sono famose per il connubio tra architettura e scultura. Per i loro progetti selezionarono granito, legno e materiali insoliti come il fil di ferro; per i dettagli si fecero aiutare dagli artigiani locali. Adottarono linee morbide e curve con soffitti a volta e travi in legno contorto. La loro opera più importante è certamente l’Hotel Cala di Volpe, che quest’anno festeggia i sessant’anni di vita. L’albergo lussuoso è caratterizzato dal contrasto tra gli interni moderni e l’esterno che ricorda un borgo di pescatori.
Jacques scelse di vivere sullo sperone roccioso di Monte Mannu nella famosa villa scolpita nella roccia da lui stesso progettata. Il figlio Savin si dedicò alla realizzazione di molti altri edifici: la Maison du Port sul porto vecchio di Porto Cervo, la Capitaneria di Cala Corallina e il villaggio di Alba Ruja a Liscia di Vacca.
Sibilla Panfili