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18 Dicembre 2019

Gli occhi di LVMH su Tiffany


Il risiko mondiale dell’alta gioielleria sta entrando nel vivo. A ottobre, il colosso francese del lusso LVMH ha presentato un’offerta di acquisto per Tiffany per la cifra record di 14,5 miliardi di dollari,
valutando il marchio circa 120 dollari per azione. Un’offerta non presa in considerazione ma rispedita al mittente, che ha costretto il gruppo di Bernard Arnault ad alzare l’asticella. Il magnate francese sembra infatti determinato a non mollare la presa sul marchio americano.



LVMH su Tiffany: il ruolo della stampa


Fonti anonime vicine a entrambe le aziende hanno così spifferato al Financial Times che “la nuova offerta di acquisizione è stata fissata a quasi 130 dollari per azione, valutando Tiffany a circa 15,8 miliardi di dollari, incluso un debito netto di 350 milioni”.


 

Sempre secondo fonti vicine all’operazione, il gruppo francese avrebbe convinto Tiffany a consentirgli di svolgere una due diligence riservata, dopo aver aumentato la sua offerta. Tiffany avrebbe così accettato di fornire a LVMH l’accesso ai propri libri, continuando a negoziare per ottenere un’offerta migliore. Al momento, hanno aggiunto le fonti, non c’è alcuna certezza che si giungerà a un accordo.


Una delle fonti ha poi dichiarato che, in caso di un’acquisizione, LVMH prevede di mantenere separati i marchi Bulgari e Tiffany.


 

A ottobre era stato un altro quotidiano, il Wall Street Journal, a dare la notizia della maxi offerta francese. Una velina di fronte alla quale LVMH non aveva potuto che confermare: “Alla luce delle recenti indiscrezioni di mercato, il gruppo LVMH conferma di aver tenuto discussioni preliminari su una possibile transazione con Tiffany. Non ci sono garanzie che queste discussioni possano portare a un accordo”, recitava una nota.



Ora, secondo il quotidiano britannico, il rilancio di LVMH sarebbe un segnale indiscutibile che sia stata la tessa Tiffany a consentire ad Arnault e soci di rivedere l’offerta alza la sua offerta per Tiffany. A riferirlo al decisione di Tiffany di consentire a Lvmh di rivedere la sua proposta, riflette il quotidiano britannico, è una forte indicazione del fatto che la società fondata da Charles Lewis Tiffany nel 1837 stia prendendo in considerazione l’offerta.



Un’operazione strategica


Per il colosso del lusso sarebbe la maggiore acquisizione mai effettuata, superiore anche a quella messa in atto per acquistare la quota restante di Christian Dior nel 2017. Il valore, inoltre, sarebbe oltre tre volte quello sborsato per rilevare Bulgari nel 2011, che si fermava a 4,3 miliardi di euro. L’acquisto di Tiffany consentirebbe al gruppo guidato da Bernard Arnault di rafforzare la propria posizione sul mercato americano, ad alto valore e nelle mire di LVMH da tempo, e di aumentare la sua penetrazione nel segmento dei gioielli.


 

Lo scorso anno, infatti, l’attività della divisione Orologi e Gioielli del gruppo francese ha rappresentato il 9% dei ricavi e il 7% degli utili, circa un quinto rispetto al business della moda e delle borse, che include marchi come Christian Dior e Louis Vuitton.


 

Contestualmente alle indiscrezioni finanziarie è arrivato dal gioielliere newyorkese l’annuncio della nomina di Daniella Vitale, precedentemente ai vertici di Barneys New York, come chief brand officer di Tiffany, un ruolo creato in azienda a seguito dell’uscita della chief merchandising officer Pamela Cloud.


Davide Passoni

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