Gli scavi portano alla luce una preziosa collana di epoca nuragica
In Sardegna è stato appena portato alla luce un tesoro. Un pendente a forma di cuore di cristallo di rocca, probabilmente ornamento di una collana di epoca nuragica. Il sorprendente ritrovamento ha entusiasmato gli studenti di archeologia dell’Università di Sassari che stanno partecipando alla terza campagna di scavi a Buddusò, nel complesso di epoca nuragica di Sos Muros. Il sito archeologico di particolare interesse consta di un insediamento con tempio a pozzo databile tra la fine dell’età del bronzo e l’inizio di quella del ferro. La zona è stata in passato depredata dai cosiddetti “tombaroli” che con scavi clandestini hanno prelevato, secondo gli esperti, numerosi reperti. Nonostante ciò le ricerche presso il pozzo sacro e le aree limitrofe sono andate avanti con la scoperta di altre strutture e materiali. Come il ritrovamento di centosessanta vaghi di collana di pasta vitrea, cristallo di rocca e ambra, con colori e forme differenti. Tra questi il prezioso pendente che rappresenta un unicum, paragonabile solo ad altre tre scoperte simili: a Bitti nel santuario di Romanzesu e poi nel Mar Egeo e nel Mar Nero.
Questi ornamenti sono tipici negli insediamenti nuragici utilizzati come offerte votive. E qui nel sito di Sos Muros moltissimi di questi vaghi di collana sono stati rinvenuti rappresentando una sorta di primato. La presenza di una collana con vaghi di pasta vitrea simili, ma soprattutto dello stesso pendente di cristallo di rocca a forma di cuore, nel santuario di Romanzesu a Bitti mette certamente in relazione i due luoghi di culto, che distano tra loro pochi chilometri e sono entrambi situati lungo una via di comunicazione naturale. Si prevede di realizzare analisi scientifiche sulle perline per stabilire la loro composizione e quindi la possibile origine. Inoltre si controllerà la terra rimasta all\'interno del foro dei vaghi, in modo da poter recuperare eventuali resti del filo che li univa.
Gli scavi fanno parte del progetto di ricerca lanciato nel 2019 dal Dipartimento di Scienze umanistiche e sociali dell’Università di Sassari con il sostegno economico del comune di Buddusò e la supervisione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro. La direzione scientifica degli scavi è stata affidata alla professoressa Anna Deplamas e alla dottoressa Giovanna Fundoni, con la collaborazione del dottor. Matteo Pischedda che stanno coordinando un gruppo di lavoro formato sul campo anche dagli studenti di archeologia di diverse università italiane e straniere che in questo modo svolgono il loro tirocinio. «Il ritrovamento ha un alto valore scientifico hanno commentato i ricercatori dell’università di Sassari - , poiché testimonia l’importanza dell’insediamento e del territorio di Buddusò come centro recettore di manufatti di pregio di provenienza extrainsulare, grazie alla posizione affacciata su importanti vie di comunicazione naturali come il fiume Tirso. Inoltre, conferma il ruolo dei luoghi di culto nuragici nella circolazione e distribuzione di beni di lusso anche di origine esterna».
Davide Mosca