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Good Tales, visitare è un gioco
23 Marzo 2021

Good Tales, visitare è un gioco


L’arte contemporanea, di casa in Sardegna, accede con la realtà virtuale in un museo a nuove comprensioni. Suggerisce, informa e ispira. Sospende, sposta e precisa. Good Tales è un format che non solo, o non precisamente, aiuta il pubblico a vivere un’esperienza di visita al museo, ma pretende il visitatore a un diverso livello di attenzione mentre lo rende parte del gesto artistico. L’esperienza dell’arte avviene grazie alle nuove tecnologie, mentre in un approccio ludico si accede ai sensi che diventano altre stanze del museo, infinite, numerose quanto le vie che incrociano ogni vita.



Good Tales, i dettagli della mostra


Con l’ideatrice di Good Tales, Silvia Greca Rita Floris, il museo Nivola indaga su nuovi modi di coinvolgere platee dalle più disparate estrazioni e, mentre inclusione e la partecipazione sono accadimenti consolidati da tempo nello spazio museale, questo nuovo accesso di una realtà aumenta dall’esistenza di ciascun visitatore, parla ancora una volta di Costantino Nivola. Riconduce agli innumerevoli progetti, alle infinite sfumature dell’artista, ai bei racconti di ricerca e talento. Nel prototipo presentato al Museo Nivola , incentrato su Ruth e Pietro in cucina, il dipinto del 1946, si accede a una fase cruciale della vita di Costantino Nivola: il suo sbarco negli Stati Uniti, esule nel lungo processo di adattamento alla realtà newyorkese.



La Fondazione Nivola nel tempo


Da quando la Fondazione Nivola ha fortemente voluto la struttura museale, accanto a Ruth, la vedova dell’artista, con Tonino Rocca nel ruolo di assessore provinciale alla cultura e poi presidente, si è trovato il modo di sancire quanto un’attività creativa come quella di Nivola pretendesse spazio e pensiero nella sua terra. Mentre l’intera comunità e il mondo riconoscono nell’artista quella parte operosa di un bisogno collettivo, celebrano il Nivola uomo e bambino che dichiara: «Mi sembrava, modellando la creta, di rivedere mia madre che faceva il pane.» Nella tradizione rurale infatti il rito dell’impasto era un momento di gioco per i bambini che con le donne costruivano delle forme differenti di animali. Passava da questo, oltre che un fortissimo valore ludico, anche il significato di una cura ancestrale nella condivisione di affetti tra le cucine di una Sardegna rurale.



E per il Nivola adulto, questa riflessione sull’infanzia, ha un gusto amaro perché scriverà: «Ho capito tutto, il giorno che mia madre si è rifiutata di darmi il pane. “Vai a sa furca”, mi aveva gridato mentre i miei fratelli e le sorelle guardavano e ridevano. C\'era poco pane in casa e la prospettiva di avere del grano era sempre incerta. Come la provvista mensile diminuiva, in mia madre crescevano l\'ansietà e la disperazione che si spargevano nel vicinato, e sembravano alzarsi fino al cielo. Noi bambini diventavamo nervosi e litigiosi, gli uomini più ubriachi e petulanti, i vicini di casa ostili e maliziosi. La fine del pane era la fine del mondo.»



L\'arte come un videogame


Come in un videogioco, dove per ogni pezzo d’arte scelto l’esperienza diventa diversa e unica, il giocatore viene accompagnato lungo la collezione che sta visitando in una profonda immersione.


«Tu indossi i visori e in una stanza inizi a giocare con gli oggetti a disposizione, puoi comporre proprio l’opera che hai scelto di visitare - spiega Silvia Floris, ideatrice e developer - diventare costruttore del museo; per un over 65 imparare ad usare la tecnologia può essere frustrante, ma può essere semplice come usare le proprie mani, per questo ho preteso un pay-off che fosse accessibile, più che intuitivo, fruibile, insomma una bella avventura e un lavoro d’equipe, possibile grazie al supporto di Sardegna Ricerche.»



Lo studio sul prototipo Good Tales – Making Art Easy è stato elaborato presso lo Smithsonian American Art Museum e prende ufficialmente vita dalla collaborazione con la società Pixel Design, leader in modellazione 3D e implementazioni in realtà virtuale, aggiudicandosi il primo premio speciale “Distretto Culturale del Nuorese” nell’ambito di Start Cup 2019.



La biografia di Silvia Greca Rita Floris


Silvia Greca Rita Floris, laurea in filosofia a Cagliari, si specializza alla Tsm, Trentino school of management, la sua esperienza come cultural project manager all’estero, Fondacion Mahamud Kati, da Timbuktù la porta in importanti realtà italiane come l’Associazione Archivio Storico Olivetti di Ivrea, al parco geominerario storico e ambientale della Sardegna a Iglesias, e di nuovo come riferimento nell’Università degli Studi di Cagliari.



Da diversi anni si occupa di tecniche narrative ed è co-fondatrice di Storybizz, il primo podcast italiano sullo storytelling applicato al business.


La fa facile, a questo giro, il Museo Nivola che per ognuno mostra un racconto originale che si ascolta dalle cuffie dei visori come un podcast, l’arte si fa game mentre la narrazione prende forme diverse, così come cambiano libri, film e destini a seconda di chi vi si imbatte.



Anna Maria Turra



Credits





  • Ph Alessandro Toscano


Inspiration

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