I parchi naturali della Sardegna, scrigno di infinite bellezze
Se la Sardegna non avesse il mare… Tutti la nominerebbero per la sua natura incontaminata, i suoi siti archeologici di epoca nuragica e prenuragica, le sue montagne, i suoi fiumi con cascate incastonate tra le rocce di granito, le querce millenarie che in quest’isola crescono modellate dal vento di maestrale. L’elenco è lungo, come lo è quello dei parchi naturalistici riconosciuti e disseminati lungo tutta l’isola, con aree marine protette e aree di conservazione marina locale. Ben due aree marine protette ricadono nel territorio della Gallura, con l’arcipelago de La Maddalena e l’area marina di Tavolara - Punta Coda Cavallo. E poi l’area Seaty a Golfo Aranci, nata da un’idea di Worldrise per proteggere il mare e le specie che lo popolano. Ma anche senza il suo mare, la Sardegna ha un fascino unico che è dato dal suo entroterra più selvaggio. C’è il Parco naturale regionale di Tepilora, Sant’Anna e Rio Posada che partendo dalle foreste di lecci e sughere tra Bitti e Lodè si tuffa nel blu del mare di Posada, nella costa Nord Est attraverso il rio omonimo che passa per Torpè. Quello di Molentargius – Saline, una delle più grandi oasi naturalistiche metropolitane, nel cuore di Cagliari, una testimonianza di archeologia industriale in uno scenario naturale incredibile bianco come il sale e rosa come il piumaggio dei fenicotteri che hanno scelto gli stagni delle saline per la nidificazione. Abbiamo il Monumenti naturale Perda Longa di Baunei, una guglia calcarea che si staglia sul mare come ultima propaggine del Parco del Gennargentu, all’estremo sud del Golfo di Orosei. Nell’estremo sud ovest, si trova la suggestiva costa delle miniere, con lo Scoglio di Pan di Zucchero e i faraglioni di Masua. Nel sud est, in un complesso di sette cime, la più alta delle quali supera i 1000 metri, si trova il Parco Naturale dei Sette Fratelli. Quanti poi sanno che in Sardegna c’è la più grande oasi del WWf in italia? Nell’oasi di Monte Arcosu, a sud ovest di Cagliari, abbiamo il regno del raro cervo sardo.
Antonella Brianda