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3 Settembre 2019

I relitti di Tavolara

© Stefano Cellini

Sulla costa nord-orientale della Sardegna, in un’area che si sussegue in paesaggi mozzafiato e acque cristalline da Punta l’Isuledda a Capo Ceraso, si trova l’Area Marina Protetta di Tavolara, conosciuta anche come AMP.



Qui il mare non è solo bello e ricco di flora e fauna ma è anche protetto, caratteristica che impreziosisce ancora di più la zona e rende speciale ogni immersione e visita guidata.
Le “ospiti” speciali dell’area marina sono poi la stessa isola di Tavolara e quella di Molara, le maggiori fra quelle che punteggiano la costa e che donano al paesaggio una vista spettacolare con le loro formazioni calcaree e la loro grandezza.

Negli abissi che circondano le isole si nascondono tra i pesci e la flora marina anche numerosi relitti, testimonianze dei tempi delle due guerre mondiali e silenziosi giganti che oggi ospitano la vita tra le loro lamiere. Ecco una lista di quelli all’interno dell’area protetta e come poterli visitare.



Chrisso


Il relitto della motonave da carico Chrisso è forse il più famoso di Tavolara, certamente quello che, con la sua struttura emersa per decenni, ha tenuto più a lungo “compagnia” ai bagnanti delle spiagge vicine.


La nave nacque nel 1958 ad Oldenburg (Germania) e vide la sua fine nel 1974 sugli scogli di Punta la Greca, dove i venti di tramontana della Sardegna la fecero incagliare, complici anche i marinai a bordo che decisero di lasciare imprudentemente gli ormeggi nel momento sbagliato.


Il disastro avvenne in piena notte ma fortunatamente tutto l’equipaggio ebbe il tempo di scappare lasciando il carico a bordo e la nave intatta che, per molto tempo, fu custodita da un guardiano che rimase a bordo. Quando il custode si ritirò, il relitto ormai spoglio e consumato rimase affiorante dal mare fino al 6 giugno di quest’anno, quando le acque di Tavolara hanno reclamato l’ultima parte visibile.


Ancora oggi qualche uomo di mare sostiene che la Chrisso affondò a causa della sfortuna che la seguì dopo i numerosi cambi di nome subiti nel corso del tempo, segno di cattivo auspicio per i marinai e i capitani.
Prima di diventare “Chrisso” infatti la nave ebbe ben quattro nomi, come ci riporta il portale dell’AMP di Tavolara: Sorteklint, Jacqueline, Coral Bay e Inalotte Blumenthal.


Mamma Elvira


Mamma Elvira fu una motonave da carico di ben 39 metri di lunghezza nata a La Spezia con il nome di “Elvira Madre” e rinata, dopo aver subito un bombardamento nel ‘44, come “Mamma Elvira”.
Il fatto più sorprendente riguardo questa nave fu proprio che sebbene riuscì a rinascere dalle ceneri di un bombardamento, nulla potè contro le coste ingannevoli e i venti impetuosi della Sardegna.

Tutto quello che si sa riguardo all’ultimo giorno di vita della nave, il 29 ottobre del 1950, è che ci fu un naufragio e l’equipaggio riuscì a salvarsi con mezzi di fortuna e a giungere sulle coste vicine, lasciando agli abissi un carico di tonnellate di materiali esplosivi.
Oggi sono ancora ben visibili alcune parti della stiva, la struttura del motore e alcune parti di scafo.


Omega


Nella notte del 17 febbraio del 1974 una nave da carico proveniente dalla Tunisia si scontra fatalmente con gli Scogli dei Fratelli, nelle vicinanze di Molara. Solo il capitano della nave riuscirà a salvarsi mentre i suoi marinai perderanno la vita nel naufragio.


L’Omega, il cui proprietario era un armatore genovese, giace oggi sul fondale sabbioso a 17 metri di profondità e intorno ad essa sono fioriti assembramenti di fauna e flora marittime.


Nonostante il relitto venne sventrato per cercare i marinai subito dopo il naufragio, oggi restano ancora visibili parti notevoli della nave. La prua è diventata uno splendido arco dentro il quale è possibile affacciarsi per ammirare colonie di aragoste e pesci, surreale anche lo scheletro del ponte, ricoperto da prati di posidonia. Resta inoltre ben visibile anche la porzione del motore che affondando si è sistemata in posizione verticale.



San Giuseppe


La San Giuseppe era una motonave da pesca iscritta al Compartimento Marittimo di Golfo Aranci e affondata nel 1949 nei pressi di Tavolara.
Durante la notte la nave fu investita da un violento fortunale, un insieme di venti dalla forza devastante, che la trasportarono nei pressi dell’isola e la fecero affondare. Ebbero più fortuna il capitano della nave e i due marinai che furono ripescati da una barca di passaggio e portati a terra.


Klearchos


La vicenda della Klearchos ricorda quasi quelle che negli ultimi anni hanno coinvolto altre grandi navi da navigazione.


La motonave da carico di origine greca infatti si inabissò 14 luglio del 1979 a seguito di un incendio che nemmeno con l’intervento delle forze americane stanziate a La Maddalena si riuscì a domare e che durò ben 6 giorni consecutivi. Il 20 luglio le autorità competenti decisero che fosse meglio lasciarla diventare parte del fondale, tuttavia insieme ad essa affondarono anche tonnellate di piombo tetraetile altamente tossico.


Oggi dopo anni di monitorazioni e di bonifiche, la “nave dei veleni” può dirsi ripulita quasi del tutto e sopra di essa sono cresciute delle meravigliose alghe gorgonie dai colori sgargianti. Per lo straordinario stato di conservazione della nave, le cui strutture portanti e macchinari sono tutti ben visibili, è ritenuto uno dei relitti più belli di Tavolara.



Oued Yquem, il relitto di Molara


Della Oued Yquem, il cui nome è stato scoperto solo da alcuni anni e che fino a quel momento è stato anonimamente identificato come il “Relitto di Molara” oggi restano ben 70 metri di scafo in legno e acciaio e il grande motore a vapore, vestigia di una nave un tempo dedicata ai carichi di varie merci.


Proveniente dalla Siria e diretto a Marsiglia, la nave da carico ebbe la sfortuna di imbattersi nell’ottobre del 1941 nei siluri di due sottomarini alleati nei pressi di Capo Coda di Cavallo, che dopo aver preso la nave ne catturarono il capitano e liberarono l’equipaggio.


Immergersi nelle acque di questo relitto è quasi un sogno: il fondale, sabbioso e chiaramente visibile, ospita un tripudio di bulloni, tubi, pezzi di scafo e ovviamente una visuale della zona di ingresso del siluro olandese. Tutta la nave è coperta da alghe e spugne e abitata da numerose varietà di pesci.



Amalia


Così come successe all’Oued Yquem, anche l’Amalia fu intercettata dai sottomarini inglesi e affondata nel 1943 nelle vicinanze di Capo Comino.


La nave, oggi visibile sul fondo sabbioso circondata dalle alghe e dai pesci, era una motovedetta da pesca requisita e riadibita al pescaggio delle mine.


© Stefano Cellini

Aereo di Molara


In località di Molara è adagiato sul fondo di rocce e sabbia ciò che resta di un aereo ancora oggi non identificato con certezza.


Si pensa che il relitto sia un Caproni-Reggiane RE 2001, un velivolo militare di cui vennero costruite altre 238 unità delle quali oggi ne esiste soltanto un altro modello, custodito nel Museo dell’Areonautica Militare.
Sebbene non si sia certi sulla sua identità, è stato possibile determinare che si inabissò durante o dopo il 1946 dal momento che montava pneumatici Pirelli prodotti in quell’anno.

Oggi è possibile ammirare ciò che ne è rimasto a 36 metri di profondità, spiccano subito all’occhio l’elica, il grande motore e il la postazione del pilota, il cui elemento peculiare è il dipinto ancora visibile di una bandiera.



Come visitarli


Nell’area di Tavolara operano diversi diving club, è possibile concordare gli itinerari e le giornate di visita con questi ultimi per andare a visitare i relitti.
Da notare che, a causa della posizione in profondità di alcuni, ogni relitto richiede un brevetto e un’esperienza diversi per essere raggiunto e alcuni sono accessibili solo ai sub esperti.

Ecco una lista dei maggiori diving centers operanti nella zona di Tavolara:



  1. Orso Diving Club - Arzachena (OT)


  2. Leila Diving - Olbia (OT)


  3. Tavolara Diving Center - Porto San Paolo (OT)


  4. Blu Infinito - San Teodoro (OT)


  5. Alpha Diving Centre - Golfo Aranci (OT)


  6. SlowDive - Olbia (OT)


Benedetta Piras

Inspiration

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