I tre figli di Elio Pulli, maestro di arti multiple
Tiziano ha 53 anni ed è il figlio che inventa, con all’attivo due brevetti depositati, ricorda la precocità creativa del padre, Elio Pulli, che a sua volta ricorda quella di suo padre Giovanni, insomma figli d’arte sembra proprio essere l’inevitabile destino che marchia a fuoco, per asse ereditario, tutti e tre i fratelli Pulli. Michele e Tiziano arrivano dopo Antonella che apre la strada ai due enfant prodige, nutrendo il loro innato talento nella bottega del padre.
L’uomo che il mondo oggi chiama “maestro” e che sgretola i confini tra materie e discipline, l’artista sardo per cui l’arte è necessità e condizione di vita, parlando dei suoi figli fa un’analisi a partire dal talento. Elio Pulli orgogliosamente li classifica in base alle loro attitudini, oggettivandoli quasi fossero dei suoi capolavori compiuti, tre distinte personalità straordinariamente a sé stanti.
«Non si può quasi spiegare a parole - dice Elio Pulli - i miei figli sono di un talento senza misura, quando usi il tornio se sbagli una valutazione rischi di buttare via il pezzo, di solito è necessario misurare con precisione ogni singolo elemento, ebbene io li ho visti andare a occhio senza sbagliare, hanno una sensibilità innata, direi rara.» E nei quarant’anni di pesca di aragoste che Elio Pulli ha fatto con moglie e figli in alto mare, i ragazzi cominciano a dipingere scene di pesca con nasse e reti. Tiziano, il secondogenito, dimostra un interesse spiccato per la condotta dei pesci e la sensibilità del pescatore si affina al punto tale da inventare il meccanismo che cambierà il destino dell’esca con galleggiante “all’inglese” che, scendendo a 50 metri di profondità, resterà immutata nell’efficacia. Ne nasce un brevetto che verrà depositato ma il punto è che Tiziano è appena maggiorenne. Difficile pensare a un marchingegno simile, nessuno c’era ancora arrivato, almeno non negli ultimi 100 anni; sbigottiti gli ingegneri della Tubertini di Firenze propongono incondizionatamente al giovane Pulli un posto nell’azienda produttrice di esche, Tiziano rifiuterà: restare sull’isola ha per lui più senso.
«Credo di essere ossessionato dal genio, un giorno per caso sento una musica che non riesco a smettere di ascoltare - confida Tiziano Pulli - voce ipnotica, melodia inedita, immediatamente dentro di me classifico questo come il meglio in assoluto tra i cantanti mai sentiti nella mia vita. Non è una vera e propria scoperta, sembra che in me rievochi qualcosa di già noto.» Si tratta di Dimash Kudaibergen, è un cantante del Kazakistan e fa crollare tutto il percepito nello scenario musicale di Tiziano Pulli che, commentando sul suo fan club, capisce che non vi è alcuna cura nel sito ufficiale di presentazione di Dimash e decide di provvedere gratuitamente, con le proprie straordinarie competenze web: nasce il sito Dimash Italia.
«Non so se l’arte debba essere o no a pagamento, il fatto che ascoltando questo canto io mi sia sentito subito meglio e su diversi livelli della mia vita, mi ha convinto che era la cosa giusta da fare. Non a caso Dimash Kudaibergen chiama ognuno dei suoi fan dear: ho capito che curare, curarsi è tenere a qualcosa e tenere quel qualcosa in grande considerazione. Dimash da 7 milioni di visualizzazioni di America’s got talent, oggi è arrivato a 45 milioni e poi basta guardare le reaction dei vocal coach e dei fan quando passa dalla lirica al canto classico, da tenore a soprano. Come muovendosi tra i tasti del pianoforte è in grado di attraversare il segno di una voce maschile arrivando a una femminile, con la disinvoltura di chi si sposta dal registro c2 al d8 e, nelle sue canzoni che si stanno diffondendo a grandezza esponenziale, sta diventando un idolo dalla visibilità allucinante. La voce angelica del cantante che coincide con il suo sguardo verso l’infinito, l’assenza totale di errori e un’interpretazione impeccabile sono, secondo me, dati che dimostrano che alcuni uomini col talento hanno una connessione diversa. Lo so non è normale, come non è stato normale mio padre a vincere un premio a 18 anni o, ancora, all’età di 7 anni a disegnare gli occhi delle statue in maniera tanto realistica. All’epoca in cui mio padre era bambino le calze erano appannaggio solo dell’alta borghesia, allora col pennello lui riproduceva sulle statue la forma e la consistenza del filato. Fu così che insieme a suo padre e a mio zio riempirono l’immaginario locale di un concetto che tutti poi chiamarono arte, tra i paesani che accorrevano numerosi, le persone venivano a farsi disegnare le calze direttamente sulla pelle, calze corte o gambaletti come simbolo di una ricchezza che ancora non tutti possedevano. Lui e mio nonno riproducevano la realtà in una bottega con un pennello. Io so un po’ di tutto ma non sono realmente bravo in qualcosa.»
Tiziano Pulli, quasi identificandosi in una volontà di isolamento, ama raccontare del periodo giovanile in cui il genio scorrazzava indomito per la Sardegna e riscopre intatto lo stesso divertito candore come chi non lascia nessuno spazio alla nostalgia.
«Mia madre aveva una Lancia Trevi 2000 e di nascosto da mio padre, io e il mio amico Francesco, che era più piccolo di me, ci eravamo accorti che l’auto non partiva per un via di un problema alla carburazione, allora mettevamo la benzina direttamente nei carburatori intasati di piombo e riuscivamo ad barche abbandonate perché la benzina non si riusciva proprio a trovare. Ma eravamo in aperta campagna. Oggi a mio figlio di 18 anni non posso certo fare paternali anche se mi fa ridere di tenerezza quel suo modo di aggiustarsi la bicicletta».
È di sua creazione anche pianetalghero.com, unico sito con webcam live sulla baia di Tramariglio con oltre 500 pagine che, inspiegabilmente, provateci, risalgono ostinate ai vertici dei motori di ricerca: «Fare gratis per Dimash un sito ben indicizzato è un fatto di prestigio personale, ricorda il modo di lavorare di mio padre e di mio nonno. Il saper fare a disposizione del mondo intero e poi ora ho voglia di starmene sereno e di mettermi a pescare: lasciar fluire i pensieri perché ho delle invenzioni nella testa.» E non bisogna insistere molto, anzi basta chiedere ed ecco che lui svela: si tratta del primo mulinello senza leva.
Antonella è un’impiegata della pubblica amministrazione di Sassari, ossessionata dalla storia antica, con un progetto in mente: realizzare gioielli.
«Non voglio coinvolgere mio padre, voglio fare un percorso mio. Da bambini abbiamo avuto una sorta di timore reverenziale nel prendere il pennello in mano, eravamo circondati dalla fama di papà ma alla fine l’abbiamo fatto. Alla lavagna ricordo che mi chiamavano per disegnare le cavallette, ero la più brava in disegno e non ci potevo fare niente, come mio nonno Giovanni che era un artista pazzesco e mio padre si è ritrovato tutto questo talento addosso. Mio nonno lavorava in Puglia in una fabbrica di statuaria leggera, per intenderci quella in carta pesta, ed era venuto a Sassari per fare un presepe, fu così che scoprì che in Sardegna non si lavorava la carta pesta, convincendo così la nonna a trasferirsi da Lecce in quello che già lui aveva individuato come un luogo strepitoso e magico.»
Antonella chiede il trasferimento e ora lavora all’anagrafe: «Sono di certo la più spericolata dei tre, alla mia età ho chiesto un trasferimento e il guaio è che me l’hanno dato, così oggi sono dove voglio essere: nell’archivio comunale.» Le origini: è là che tende a tornare Antonella Pulli, in una sorta di capriola della memoria, come se la clessidra capovolta costringesse anche il tempo a scorrere nella sua vita diversamente. La storia le racconta da dove viene e insiste nel dare un senso diverso al presente. Si immerge regolarmente nel mare con i suoi numerosi brevetti subacquei perché in realtà vuole stare accanto ai pezzi di storia che stanno sui fondali.
Fuori corso da più di 20 anni, la sua laurea in archeologia è tutt’altro che fuori questione: le strategie degli atenei non si abbinano alla sua idea di urgenza: il tempo stringe per tutti ma non per lei e le cose per Antonella, o Nella come la chiama il padre, se si iniziano si devono finire quindi, avendone iniziate diverse, è l’ordine di chiusura che diventa la sua vera creazione artistica, così le tengono buoni 13 esami: «Voglio finire quello che è iniziato, sempre. Credo che la ricchezza di idee non sia né una condanna né una maledizione, l’ho visto in mio padre per una vita, accade a me e ai miei fratelli. Tecnicamente indossiamo le idee che siamo. Mio padre dipinge anche sul tessuto e quando io indosso una tuta, con l’energia eversiva della sua pittura, mi accorgo di avere un passo diverso.»
Creare un algoritmo per discriminare un obiettivo e poi aggiungere criteri al filtro di discriminazione: fa questo Antonella che ha voglia di scoprire e non di fare valutazioni: «Oggi sono andata al cimitero a trovare un mio zio, ho scoperto che tutti noi lo chiamavamo Franco ma in realtà si chiamava Giovanni Maria, una cosa cancellata dall’immaginario familiare; ognuno di noi ricerca, intanto che viviamo cerchiamo qualcosa.»
Michele vive ad Alghero, campione di ciclismo e di pattinaggio nell’età giovanile, è oggi un allenatore delle discipline che lo hanno visto sul podio, con al suo attivo il maggior numero in Sardegna di atleti vincitori di campionati italiani, europei e mondiali. È un restauratore di barche da diporto ed è in grado di individuare soluzioni a problemi complessi con sistemi ingegnosi, è questo il suo spazio di libertà, il luogo che continua a frequentare da quando aveva 12 anni, cioè da quando inizia a costruire prototipi di biciclette e motorini. Quando le officine meccaniche e di carrozzeria si arrendono ecco che interviene lui con quel suo talento che da amatoriale si è trasformato, negli anni, in perizia pura. Riparare e ricreare, scomporre ed unire, da due auto ne ricava una in un processo di selezione e assemblaggio che lo immerge totalmente, impegnandolo anche nel restauro di auto storiche. Lavora per una azienda internazionale di comunicazioni ed è spesso a Porto Cervo per risolvere problemi e creare soluzioni. Responsabile di linea tiene anche docenze su configurazioni di prodotti e, in generale, nella realizzazione di impianti. Per la sua predisposizione tecnica e la sua straordinaria area logica è un importante anello nello staff destinato alla formazione in azienda, sebbene in questa dimensione lui ammetta di starci davvero molto stretto.
«Sono i ragazzi che tutti vorrebbero avere - si compiace il padre - non hanno mai fumato né bevuto, Michele poi mai un fumetto, solo libri di medicina, scienza ed elettronica, ha preteso i corsi per corrispondenza della scuola Radio Elettra, negli anni Settanta, ed è un’enciclopedia di elettronica e meccanica.»
Michele conferma le dichiarazioni del padre, di questo artista oggi 84enne che continua a produrre capolavori, alcuni esposti in Vaticano. «Dopo la scuola andavo in bottega e con gli scarti di ferro e legno ho imparato a orientarmi non sulla cosa artistica ma sulla cosa da progettare - spiega Michele - mi piaceva riparare e fare le parti meccaniche, seguivo una mia aspirazione più rivolta all’aspetto materiale che a quello meramente artistico, loro dipingevano una statua o un quadro e io pensavo: meglio verniciare una macchina o una barca.»
Tiziano sottoscrive l’attrazione fatale dei ragazzacci Pulli per le cose in movimento, la loro passione per le 2 e le 4 ruote che oggi consegna a entrambi uno spiccato interesse per Motor Trend, il canale tv che esercita, per gli amanti dei motori, un insostenibile magnetismo.
«Ci ha sempre ingaggiati alla scoperta mio padre. Quando ci dicono che qualcosa è impossibile ci attiviamo, da bambini ci guardavamo e incominciavamo a metterci al lavoro, perché ‘impossibile’ per noi significava solo ‘difficile’, oggi se sentiamo qualcuno dire ‘non si può fare’, beh è allora che inizia il divertimento, Michele non si impegnerà mai se una cosa è facile, lo farà solo se è una sfida e a Tramariglio come ad Alghero lo sanno tutti.»
Anna Maria Turra