Il capodanno sardo che cadeva a settembre
Proprio alla natura i sardi hanno sempre fatto riferimento per avere sostentamento e riparo e alle sue divinità si sono sempre appellati per trovare conforto e coraggio nei tempi più bui.Non sorprende quindi che una delle festività più importanti fino al Medioevo sia stato proprio il Cabudanni, il capodanno isolano dedicato al raccolto che però non ricadeva a gennaio come oggi, bensì a settembre. La storia del capodanno sardo affonda le radici nella lunga dominazione bizantina a cui l’isola fu soggetta per tanto tempo. Il calendario bizantino infatti iniziava proprio a settembre e si concludeva il 31 agosto, corrispondendo così con il nuovo inizio dell’anno agrario. Con l’avvento del calendario gregoriano intorno al 1500 il capodanno di settembre sparì, lasciando come unico segno del suo passaggio il nome in sardo di questo mese, che ancora oggi è appunto Cabudanni.
Durante il Cabudanni gli abitanti dell’isola erano soliti celebrare un nuovo inizio per la terra e per le colture. Ci si sarebbe infatti preparati con impegno e lavoro all’arrivo dell’inverno e del periodo di riposo dei campi, per poi tornare in primavera a raccogliere i frutti della semina.
Sebbene oggi non restino molte testimonianze direttamente collegate al festeggiamento del capodanno settembrino, nei paesi ancora legati alla tradizione persistono delle feste che probabilmente sono state dedicate anche a questa ricorrenza. Ne sono un esempio le celebrazioni in onore della Madonna che si svolgono nel mese di settembre in diversi paesi dell’isola, come quelle di Sardara, Bosa e Oristano,
Un altro aspetto interessante del capodanno sardo è sicuramente il suo legame con il mondo degli spiriti e delle previsioni, come spesso accade nella tradizione isolana anche in altri periodi dell’anno. In questo giorno così solenne infatti i contadini erano soliti chiedere delle benedizioni sui loro campi affinché i raccolti successivi risultassero abbondanti, mentre le donne della comunità approfittavano di questo momento per fare domande al destino sul proprio futuro amoroso e non solo, svolgendo dei piccoli riti casalinghi di buon auspicio.
Benedetta Piras
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