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21 Ottobre 2019

Il fulmine nero made in UK


Il fulmine nero made in UK


Una delle più veloci e ricercate moto inglesi del periodo d\'oro. Univa una grande ricercatezze a un\'idea ancora aritigianale.



Prima arrivarono le varie “sorelline” fra cui la Rapide A, soprannominata per la potenza del motore e il caratteristico rumore “la Bestia ringhiante”, che dal 1936 al 1940 divenne la moto più veloce del mondo. Seguirono altri modelli, sempre in edizione limitata. Tutti dotati di bicilindrico, che la leggenda vuole nato per caso. Fino al 1934, la Vincent produceva un monocilindrico da 500 cc, poi, un giorno, due disegni su carta lucida di quei motori si sovrapposero sulla scrivania di Phil Irving che ebbe l\'intuizione di progettare e costruire un grosso bicilindrico a V longitudinale di 47°, che si adattasse alle dime e agli utensili allora in uso. Quella fu la svolta che creò la leggenda Vincent, nata dall\'idea del giovane omonimo di costruire la migliore moto del mondo. Senza cedere ad alcun compromesso, dando il massimo, usando l\'acciaio inox, una novità per il tempi, costosa e rara, una scelta che rendeva il prezzo di vendita di ogni singola moto altissimo, superiore di oltre il 50% rispetto ai modelli top di gamma della concorrenza. La casa di Stevenage divenne così la miglior interprete dell\'idea della meccanica tradizionale inglese, ma quella filosofia della perfezione senza tenere conto dei costi, segnò anche l\'inizio della fine, il canto del cigno della motociclistica britannica che da li’ a poco sarebbe stata surclassata prima da quella europea e poi annullata completamente dai modelli provenienti dal Giappone.
Una lenta agonia che si chiuse non with a whimper, but with a bang, non con un sommesso lamento, ma con un botto, grazie alla Vincent Black Lightning, dall\'inconfondibile stile inglese. Nel design e nella meccanica. Sicuramente la prima super bike dell\'epoca. E la più veloce bicilindrico degli anni Cinquanta tempo. Costruita in soli 31 esemplari, di cui solo 19 esistenti al giorno d\'oggi completi e in perfette condizioni da collezione con la corrispondenza numero telaio e motore (matching numbers). Una moto iconica. Come l\'immagine di Rollie Free in costume da bagno, scarpe da ginnastica e caschetto, quando nel 1948, a Bonneville Salt Flats - pianura di 260 km² coperta da uno strato di sale in Utah usate per gare di velocità - stabilisce il record spingendo una versione modificata, componentistica di maggiore qualità e motore da 998 cc capace di erogare 71 cv, ben 15 in più rispetto al modello di partenza, a oltre 241kh/m. E protagonista assoluta del brano omonimo scritto nel 1991 da Richard Thompson.



In breve, un mito. Fatta per sognare. E far sognare. Il nome derivava per la livrea scelta, un nero profondo che rivestiva anche il blocco motore. Progettata per una manutenzione molto semplificata, per la sua realizzazione, molto avanti per il tempo, furono usati metalli leggeri, come l\'alluminio. La spinta era assicurata da un bicilindrico a V da 998 cc raffreddato ad aria. Era così prestante da poter superare senza alcun problema una Jaguar XK120. Inoltre, erano previsti anche allestimenti personalizzati e speciali da corsa più performanti tra cui bielle maggiormente resistenti, prese d\'ingresso aumentate, ingranaggi in acciaio, cambio a quattro velocità rinforzato, sospensioni speciali e un magnete ad avanzamento manuale. Insomma, qualcosa di più di una semplice motocicletta. Ma anche un investimento. Sicuro più di un Rolex. Tanto che dopo 67 anni dalla liquidazione della Casa di Stevenage che chiuse i battenti nel 1955 (solo 11.036 motociclette costruite, di cui 6.852 bicilindriche) un modello di Black Lightning del 1951, uno dei pochi esistenti e usato per il record di velocità in Australia, è stato stato venduto all\'asta Bonhams a Las Vegas nel 2018 per circa 900 mila euro. (Fabio Schiavo)


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