Il Jazz in lutto: goodbye Carla Bley
Pianista, organista, compositrice, arrangiatrice e direttrice d’orchestra: tutto questo e molto altro è Carla Bley, mancata all’età di 87 anni, il 17 ottobre. La causa della morte, scrive il New York Times riferendosi alle dichiarazioni del marito, il musicista Steve Swallow, sono complicazioni legate a un tumore al cervello.
Proviene dalla California, nata nel 1936, con il nome di Lovella May Borg, si trasferisce in giovane età a New York dove collaborato con i più grandi musicisti del mondo e porta linfa vitale, soprattutto attraverso le sue composizioni e i suoi progetti orchestrali. Al jazz del mondo dimostra quanta forza ci possa stare dentro a un pensiero musicale. Questa artista, prolifica ed infaticabile, lascia l’ampiezza sfaccettata di una produzione musicale a cavallo tra jazz, classica e avanguardia, che va da pezzi da camera ad altri per big band. Un’opera che ha sommerso, come alta marea, pubblico e addetti ai lavori come Nick Mason dei Pink Floyd. Con lui collabora a seguito di un’esperienza a Londra a fianco di Jack Bruce e Mick Taylor, fondando la Carla Bley Band.
«Impossibile tracciare l’elenco infinito delle opere e delle collaborazioni in seno alle quali ha sempre portato un afflato libertario, lirico e coraggioso - fa sapere dai suoi account social Paolo Fresu - Carla dimostra l’importanza di quel jazz al femminile capace di fare scuola.»
“The Lost Chords find Paolo Fresu” è stato il progetto discografico portato in giro per l’Europa accanto a Steve Swallow, Andy Sheppard e Billy Drummond.
«Starle accanto è stata per me un’esperienza arricchente ed entusiasmante sotto il profilo musicale ed umano. – continua il noto artista – Il mondo del jazz perde una delle figure più emblematiche, enigmatiche e rappresentative della storia e la sua visione creativa e geniale ha permeato il passato e il presente della musica contemporanea.»
Poi il pensiero di Paolo Fresu va al marito Steve che le ha consacrato questi anni di carriera per accompagnarla fino alla morte, avvenuta nella sua casa di Willow, New York.
Seguaci e fan si scatenano generando un’onda lunga di cordoglio, ricordando lo splendido concerto a Bologna con musiche tratte da brani di Nino Rota, i suoi dischi straordinari, gli ascolti live di brani che sembrano disegnati per lasciare una direzione. Impossibile ignorarla, come le sue controverse e seguitissime collaborazioni con Jack Bruce o come la grande energia del concerto al Maschio Angioino, a Napoli. Nel concerto di Carla Bley Big Band, al Pescara Jazz del 2002, si assisteva al fenomeno inedito di generazioni diverse che si avvicinavano ad un’unica grande Maestra.
Ha intrecciato, nella sua traiettoria artistica, la pratica compositiva con quella da strumentista ed era piuttosto seccata quando si accorgeva di essere considerata solo una pianista: «A volte penso che dovrei piazzare sul palco la scritta: scrive anche la musica».
Anna Maria Turra