Il parco archeologico di Pranu Muttedu a Goni
Duecentomila metri quadrati. È la grandezza del parco archeologico di Pranu Muttedu, protetta dalla natura in tutte le sue fattezze. La vegetazione (con una prevalenza di querce) è uno dei punti cardini della regione, che da qualunque prospettiva la vedi, si contraddistingue per la sua macchia mediterranea florida e viva. Come lo è a Goni, una località che si trova vicino a Cagliari, il capoluogo della Sardegna. Sebbene la distanza da Porto Cervo possa sembrare imponente, può essere l’occasione perfetta per ritagliarsi un piccolo momento per un’escursione al Pranu Muttedu. Le giornate al mare sono sempre lì che vi aspettano. Ma passeggiare all’interno di questo parco immenso è consigliato a chi vuole aggiungere un piccolo frammento di storia ai suoi ricordi estivi.
Stonehenge in Sardegna
Non appena si giunge al parco archeologico di Pranu Muttedu, si ha l’impressione di trovarsi davanti a Stonehenge. Un luogo che è entrato senza dubbio nell’immaginario collettivo. Appena lo si nomina, la mente va subito a costruire questo complesso mastodontico a forma circolare, datato intorno al 3000 a.C. Della stessa pasta rocciosa è il complesso archeologico di Goni, realizzato anch’esso in epoca neolitica.
Qualche secolo prima (si parla del 3200 – 2800 a.C) furono eretti i Perdas Fittas, i menhir sardi. Alcuni sono posizionali a coppie, alcuni allineati, altri in gruppo. Questi monumenti rappresentano una delle testimonianze del Neolitico recente. Rimasti in piedi con la sola forza della propria storia.
Ogni pietra nasconde dietro di sé i miti e le tradizioni di quel popolo. Un racconto che si è perso nei meandri del tempo, ma che ha lasciato il segno in questi straordinari reperti, riconducibili ai culti religiosi e ai riti religiosi per ricordare gli antenati del passato.
Le due aree del parco
Il parco archeologico di Pranu Muttedu è stato ripartito su due aree. Ciò in virtù degli scavi avvenuti verso gli anni ’80, grazie ai quali sono stati ritrovati diversi resti della cultura di Ozieri. Nella prima, collocata a su Crancu (a nord di Goni), si possono trovare i resti delle capanne nuragiche. Ma è andando verso sud che si trovano i sepolcreti di Pranu Muttedu e di Nuraxeddu, attorno ai quali sono stati inseriti i Perdas Fittas. Sono 60, il maggior numero di menhir ritrovato in un singolo posto. Percorrendo il sito, si avrà modo di visitare la domus de Janas di Genna Accas. Una struttura che si va ad arricchire di tre circoli tombali e di alcuni dolmen ad allée couverte di Baccoi, chiamati così per la loro forma allungata e per la larghezza del corridoio. Ma a colpire è la parte relativa ai sepolcri. Sono tutti a forma circolare, ma con una caratteristica che li rende speciali: gli anelli, concentrici, che vanno man a mano a circoscrivere la struttura in due o tre strati. Uno spettacolo, soprattutto se si è davanti alla tomba II, con un ingresso che sembra riportarti indietro nel tempo, grazie a dei blocchi di pietra scavati con cura e dedizione dagli uomini dell’epoca.
Riccardo Lo Re
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