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Invecchiare è bello se sai come farlo
10 Marzo 2022

Invecchiare è bello se sai come farlo


Abbiamo realmente riflettuto sulle esigenze del nostro corpo e della nostra psiche, ci siamo guardati, al di là dello specchio, con un occhio amorevole e non giudicante, ascoltando il pulsare dei nostri organi, il fremere delle nostre emozioni, il vibrare delle nostre energie? Siamo capaci di connetterci con la nostra parte più autentica, provare gratitudine per la vita che avanza e mantenerci agili e vigili? Dopo aver affrontato il ruolo essenziale dell’alimentazione nei processi di invecchiamento, ci concentreremo su nuove e antiche pratiche di benessere che possono concorrere nel mantenimento di un’ottima forma fisica senza ricorrere a training stressanti e spesso pericolosi.


Abbiamo chiesto a Maurizio Di Massimo, operatore yoga-ayurveda ed erborista, e a Sandro Di Massimo, biologo ed etnobotanico, di raccontarci alcuni degli aspetti più interessanti di queste discipline.



Fra le pratiche che suggerite nel vostro ultimo libro, Sane abitudini per invecchiare bene, edito da Macro, occupa uno spazio importante il digiuno, perché? Può essere praticato da tutti?

Tra le scelte alimentari (e spirituali) che meritano una particolare attenzione ricordiamo infatti il “digiuno” e la “restrizione calorica”, per mezzo dei quali l’organismo rallenta i processi di crescita, potenziando quelli finalizzati alla depurazione e alla rigenerazione cellulare.


Alla base dei meccanismi attivati dal digiuno (e dalla restrizione calorica) vi è un importante processo biologico chiamato autofagia, attraverso il quale le cellule sono in grado di “ripulirsi” dalle scorie metaboliche e dai danni provocati dai radicali liberi (stress ossidativo). L’effetto purificante del digiuno può essere potenziato con la pratica del rilassamento, della meditazione o della preghiera.


L’antica medicina ayurvedica considera come fonte di intossicazione del corpo e della mente la presenza di ama, cioè tutte le sostanze non “digerite” (letteralmente “rimaste crude”) dal metabolismo fisico, emozionale e mentale. Tale condizione può rimossa dall’azione purificante e rigenerante del digiuno.


La pratica dello Yoga (in particolare asana e pranayama) potenzia gli effetti del digiuno, favorendo l’assorbimento e la circolazione di energia vitale (prana). Organismi intossicati richiedono fasi preparatorie adeguate e fasi di completamento post-digiuno accuratamente eseguite per proseguire la depurazione-eliminazione delle tossine circolanti.


A proposito della restrizione calorica o del digiuno mitigato, una regola cardine dello Yoga è “riempire lo stomaco per metà di cibo, per un quarto di liquidi e quello che rimane… di aria” (cioè niente, lasciandolo vuoto). Questo semplice consiglio ricorda l’antico suggerimento salutista “alzati da tavola con un po’ di fame”.


Come metodo di purificazione e disintossicazione, il digiuno può essere adottato per periodi più o meno lunghi, che vanno da un minimo di 1 a un massimo di 3 giorni nelle forme ridotte, dai 7 ai 14 giorni e oltre in quelle più impegnative. In ogni caso, prima di intraprendere qualsiasi cambiamento di dieta che preveda un apporto ridotto di cibo o dei periodi di digiuno, è necessario consultare un medico, un dietologo o un nutrizionista; questa avvertenza vale soprattutto per i soggetti giovani, gli anziani, le donne in gravidanza e le persone affette da malattie degenerative, da diabete o altri tipi di disturbi metabolici e in stato di grave debilitazione (anoressici, convalescenti, ecc.) o in condizioni di grave sofferenza psichica.a



Quali attività fisiche consigliate per mantenere una buona agilità e tono muscolare e limitare i disturbi articolari?

L’uso di poltrone, sedie e materassi rendono la vita più comoda ed efficiente, ma allo stesso tempo rendono il nostro corpo più debole e soggetto a varie patologie. Se il lavoro ci costringe a lunghi periodi di inattività fisica, possiamo inserire delle brevi pause (5-10 minuti, almeno ogni 2 ore), in cui si può camminare, salire e scendere le scale dell’ufficio o di casa, praticare dei leggeri esercizi di allungamento muscolare oppure dei semplici piegamenti sulle braccia o sulle gambe. Nel tempo libero è consigliabile praticare un’attività sportiva. Una valida alternativa è rappresentata dallo Yoga: è uno strumento alla portata di tutti e di eccezionale efficacia (potenzia le risposte del sistema immunitario, riequilibra la funzionalità del sistema nervoso vegetativo, riducendo il rischio di patologie psicosomatiche).


Con l’avanzare dell’età, una costante e moderata attività fisica giornaliera agisce a vantaggio delle condizioni generali dell’organismo, contribuendo a rallentare il normale processo di invecchiamento. È sufficiente camminare a passo veloce per 30-40 minuti al giorno (possibilmente in ambienti naturali), aggiungendo una regolare pratica (almeno 20 minuti) di esercizi fisici (yoga, tai chi, stretching, ecc.). Camminare con una certa regolarità stimola l’apparato cardio-circolatorio e respiratorio, giova all’intestino (favorisce la peristalsi) e contribuisce, insieme a una corretta alimentazione, a rallentare l’invecchiamento del cervello.



Nel vostro libro, una parte molto interessante è dedicata all’intestino, il nostro “secondo cervello”; perché è così importante e quali sono le regole che non bisognerebbe dimenticare per farlo lavorare al meglio?

Non è un caso che il cervello e l’intestino siano collegati sia dal punto funzionale biologico che psicologico. Spesso i disturbi dell’apparato digerente (nausea, vomito, coliti, ulcere, ecc.) sottintendono una natura psicosomatica: ansia, rabbia e stress sono difficili da digerire e sono un ostacolo alla realizzazione della nostra individualità.


L’apparato digerente è dotato di un vero e proprio sistema nervoso formato da 500 milioni di neuroni distribuiti in vari plessi (una quantità superiore a quella del midollo spinale), in costante comunicazione con il resto del sistema nervoso centrale tramite il nervo vago. L’intestino, in particolare,  è responsabile del 90% della produzione totale di serotonina, un neurotrasmettitore che, oltre a regolare i processi digestivi (peristalsi, tono vascolare, fame, sazietà, nausea, vomito, ecc.), ha un ruolo fondamentale nella caratterizzazione di stati emotivi come la gioia, il dolore e la depressione. Un altro componente importante dell’apparato digerente è rappresentato dal microbiota, composto da miliardi di cellule batteriche che popolano vari tratti dell’intestino e che vivono in perfetta simbiosi con il nostro organismo.


Questa insolita popolazione è in grado di distribuirsi in maniera uniforme formando uno strato di gel compatto, il quale, oltre a proteggere la superficie interna dell’intestino, crea un effetto barriera ostacolando la proliferazione di eventuali agenti patogeni. Il microbiota partecipa attivamente anche alla regolazione della motilità intestinale, alla sintesi di aminoacidi, vitamine (K e gruppo B) e ormoni, ai processi di assimilazione di grassi e carboidrati, e alla stimolazione del sistema immunitario (promuove la presenza di linfociti B e T e la produzione di anticorpi). L’equilibrio della flora batterica intestinale è influenzato da diversi fattori, tra cui l’alimentazione, lo stress, l’inquinamento ambientale, il consumo di farmaci, droghe e alcool.


L’abuso degli antibiotici può compromettere seriamente la stabilità del microbiota, con delle conseguenze inaspettate. Ma le sorprese non finiscono qui: secondo alcuni studiosi esiste addirittura un nesso di causalità tra gli squilibri del microbiota e lo sviluppo di patologie come diabete, allergie e alcune malattie autoimmuni.



Oltre a un’ampia rassegna di rimedi ayurvedici, fate riferimento alla nutraceutica e alla nutrigenomica, potreste brevemente spiegarci cosa sono e di cosa si occupano?

Il termine “nutraceutica” è un neologismo che nasce dalla fusione di due parole: “nutrizione” e “farmaceutica”. Si riferisce alla scienza che studia i principi attivi contenuti nei cibi e i loro effetti benefici sulla salute (in termini sia preventivi che curativi).


È stato stimato che una persona nell’arco di una vita, della durata media di 80 anni, consumi dalle 40 alle 60 tonnellate di cibo. Di conseguenza le scelte nutrizionali rivestono un ruolo fondamentale per il mantenimento della salute e per rallentare il decadimento fisico e cognitivo legati all’invecchiamento. Sulla stessa lunghezza d’onda si muove la nutrigenomica, la quale si concentra sui quei cibi che contengono dei particolari modulatori dell’attività cellulare, capaci di interferire con l’espressione dei geni.


Il cibo, oltre a costituire una fonte di calorie, è in grado di modulare informazioni molecolari capaci di interagire con alcuni tratti del DNA, interferendo sugli “interruttori” che accendono o spengono l’espressione dei geni. In questo modo si possono prevenire o rallentare i principali eventi fisiologici degenerativi che accompagnano l’invecchiamento.


E per concludere, vogliamo ricordare le parole di Mahatma Gandhi: «Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre.»



Nathalie Anne Dodd


Inspiration

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