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Jack Devecchi, anima sarda e cuore nel basket
12 Agosto 2023

Jack Devecchi, anima sarda e cuore nel basket


Da ragazzino voleva fare il pompiere, poi ha capito che il basket l’avrebbe accompagnato per molto tempo in lungo e in largo per l’Italia, trovando a un certo punto casa in Sardegna. Jack Devecchi è una bandiera sportiva: ha vestito la maglia della Dinamo Sassari durante ottocento partite per 17 anni, con la fascia di capitano nelle ultime otto stagioni. Ha lasciato quest’anno il basket giocato dopo aver vinto tutto: il triplete nel 2015 con scudetto, Coppa Italia e Supercoppa, poi un’altra Coppa Italia e la Supercoppa, più la Fiba Europe Cup.


«Indossare la fascia di capitano ti fa sentire la spinta di un’isola intera e una grande responsabilità. La Sardegna ci ha sempre dato molto affetto e in Europa non è mai mancata la bandiera dei quattro mori», esordisce Devecchi. Tutto è iniziato nella blasonata Olimpia Milano, dove l’ex atleta, originario di Sant’Angelo Lodigiano (Lodi), fa tutto il percorso delle giovanili.



«Non nascondo che i primi anni abbia fatto fatica, non facevo altro che allenarmi, anche d’estate. Fino ai diciotto anni per me è stato un gioco. Sapevo di avere attenzioni addosso e il mio marchio di fabbrica, fin dall’inizio, è stato la difesa. Questo è stato l’imprinting di coach Trinchieri. Poi ho espletato i primi anni da professionista alla Sutor Montegranaro (A2) e nel 2006 sono arrivato a Sassari con l’idea di far esperienza un anno e poi andar via».



Il destino ha voluto tutt’altro, e anche lui. «Avevo vent’anni quando è arrivata la proposta di Sassari: dal lato cestistico era ideale farsi un po’ le ossa in una piazza tranquilla con un buon progetto».


A Sassari, in quegli anni, i fari erano puntati più che altro sulla Torres calcio. «Penso sia stato un bene non avere tutte le attenzioni addosso. Siamo cresciuti, siamo diventati amici tra compagni di squadra, in primis con Manuel Vanuzzo, che mi ha preceduto come capitano». Il progetto Dinamo si concretizza sempre di più e con lungimiranti scelte di mercato arrivano i primi trofei: Sassari diventa una piazza rispettata e vincere al Pala Serradimigni, dove il pubblico è il sesto uomo, diventa sempre più difficile. Nel 2017 finisce un’altra stagione e Devecchi prende la decisione definitiva: «Quell’anno non è stato facile, perché dopo che inizi a vincere, la parte più difficile è confermarsi ad alti livelli. Ero a un buon punto della mia carriera, potevo andar via». Ma nel momento del bisogno resta: «Ho sentito che dovevo dare ancora qualcosa e ricambiare l’affetto. Da lì ho prolungato il contratto e ho comprato casa. Forse una delle soddisfazioni più grandi è stata quella di aver contribuito a mantenere l’asticella sempre alta».  Le iniziative sociali della Dinamo lo portano anche a scoprire scrigni sconosciuti ai più, dell’Isola: «Mi piacciono i contrasti, la parte interna e la storia dei sardi. Ci sono luoghi, come Nuoro, in cui scopro una Sardegna ancora con i piedi per terra». Dopo il basket giocato, inizia quello ragionato, in abiti civili. Devecchi manterrà un ruolo dentro la società sassarese che l’ha visto arrivare ragazzino e poi diventare adulto.


Laura Fois



Crediti fotografici: Credits:  Luigi Canu


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