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La Cooperativa Allevatrici Sarde si racconta
20 Settembre 2022

La Cooperativa Allevatrici Sarde si racconta


CAS, Cooperativa Allevatrici Sarde, non è solo la storia di un’imprenditoria al femminile, ma è il risultato dell’unione solida tra gruppi e intenti in grado di inventare, alla fine degli anni Settanta, l’agriturismo in Sardegna.


Questa cooperativa è certamente una delle esperienze imprenditoriali più originali e innovative sotto il profilo economico, sociale e culturale della Sardegna del secondo dopoguerra. L’atto di fondazione, del notaio Passino, conta 28 socie: a Oristano nel corso della riunione del primo Consiglio di Amministrazione le socie ammesse saranno ben 498, poi l’inaugurazione dell’Incubatoio Sociale, strategico per l’introduzione del piccolo e medio allevamento avicolo domestico, nell’arco di un paio d’anni, si aggiungono più di 200 donne. Nel 1968 La CAS diventa anche Cooperativa di consumo, si aprono i primi spacci, le donne associate saranno ben 1808. Siamo nel 1977, quel che esiste è un turismo in cui l’ospite viene inserito in una famiglia, senza quel genere di confort previsto dall’odierno concetto d’impresa ricettiva. Ma il cibo genuino e l’accogliente calore familiare compensano ampiamente le carenze di un sistema rudimentale destinato ben presto a crescere. Questo per quanto riguarda il turista. Per ciò che concerne la comunità invece si assiste ad un vero e proprio salto culturale, una pratica di accoglienza di un mondo esterno il cui riverbero investe l’intero modo di affrontare le cose sull’isola, come l’educazione dei figli, l’idea di benessere e di libertà, insomma la vita intera ha un sussulto.



«Io non sono mai andata Cagliari, ma ho visto il mondo passare sul divano di casa mia» spiega una socia CAS di Donigala, frazione Oristano, che oggi ha 72 anni. La pratica dell’agriturismo attecchisce tra donne che di fatto diventano imprenditrici di competenze millenarie, la moneta di scambio è quella di un sapere che ha origini nelle loro stesse radici. Orientando il loro piano di cottura dalla famiglia al turista, che è straniero e ospite, un mare di esperienze si agitano tra le mura di casa raggiungendo i campi coltivati: tra l’esterno e l’interno del nucleo familiare avviene una rivoluzione che trasforma e si ancora al potere della donna. E mentre nello schema gerarchico sardo viene considerato normale che la donna cucini per tutti, il turista-ospite apporta una visione divergente: restituisce alla donna un tipo di approvazione completamente diverso. La gratificazione, a prescindere da quel che quest’evento può aver rappresentato economicamente, per le prime socie ha un valore dirompente che dall’accoglienza in casa si è poi esteso, tra le più giovani o le più lungimiranti, in investimenti immobiliari mirati. Prende corpo il Consorzio Agriturismo di Sardegna il cui sviluppo cambia i termini della ricettività in sull’isola. Dal 2001 con l’avvento di internet l’attività iniziata dal 77, con oltre 500 posti letto, si frammenta in varie realtà distinte che pongono fine alla modalità consortile. Resta, nella sua espansione esponenziale, una costola importante ma non l’unica.


Il progetto deve molto a Giuliana Minutti che di ritorno da una vacanza in una malga in Trentino ne copia il modello applicandolo all’ospitalità sarda. È lei certamente la prima donna che intende l’agriturismo come volano di ricerca di supporto per le donne e le loro potenzialità.


«CAS è un processo che prende corpo grazie al piano Marshall, nella commissione fu Segni a cogliere a pieno il concetto di recovery - spiega Pieranna Calderaio, presidente di cooperativa - e che letteralmente dirottò un progetto destinato alla Grecia verso la Sardegna. Ma è storia e narra di istruttrici rurali inviate sull’isola, arrivate col treno, come la sociologa toscana Giuliana Minutti che si è poi sposata in Sardegna e vive a Pontedera. Sarà lei a porre le basi di un lavoro di apertura e di radicamento, unendo le forze tra simboli ed energie tanto diverse».



La cooperativa, nel corso degli anni ha mutato più volte la sua attività, adeguandosi all’esigenze delle socie e del territorio. Oggi è un organismo che sta portando avanti l’attività di consumo, attraverso la distribuzione e la vendita di prodotti alimentari, in 26 punti vendita della provincia di Oristano. È una realtà con base sociale di 13 mila soci, con punti vendita dislocati in paesi piccoli, dai 700 ai 1000 abitanti. «Una scelta strategica. - spiega la leader - Ci insediamo laddove un privato negozio non potrebbe sussistere in un’economia come quella attuale. Questa rete di punti vendita, in un contesto cooperativistico, è chiaro che usufruisce della forza di una comunità e che ne è al contempo importante generatore. Spopolamento significa sempre meno potenziale umano, meno gente che acquista, la cooperativa va a salvaguardia dell’economia dei piccoli centri. Ogni anno due o tre aperture sono rivolte ad acquisizione di quei piccoli esercizi di paese che diversamente andrebbero a morire. I negozi di vicinato vengono rilevati e, attraverso contratti d’affitto d’azienda, spesso sono gli ex proprietari a scegliere diventare nostri dipendenti».   


Fino al 2015 la gestione dei punti vendita veniva decretata su base sociale, dalle 2 alle 4 figure, a seconda dalla superficie di vendita. Poi con la riforma del job act, dal primo di gennaio del 2016 ogni lavoratore del punto vendita diventa dipendente.


«Non abbiamo più l’incubatoio e la vendita dei pulcini, - precisa Pieranna Calderaio - così come l’attività di prenotazioni e gestione dell’agriturismo». Eppure, molti passi avanti, e in direzioni inesplorate, sono stati fatti in questi anni.«Se pensiamo che le cooperative in Sardegna hanno vita breve, conforta che il 60% della base associativa sia rappresentata da donne e che l’80% della forza lavoro sia quota rosa; anche il direttivo è interamente al femminile, secondo me la forza nasce da questo fronte compatto».


Dal mese di giugno Tirso trasporti e Cooperativa Allevatrici Sarde collaborano in nome di valori condivisi come l’integrazione del reddito familiare e la valorizzazione professionale femminile, per diffondere le tradizioni dell’Oristanese con la sua leggendaria ospitalità. Nata dall’idea di un contingente tutto al femminile, la cooperativa oggi, al suo sessantesimo anniversario, scoccato l’8 agosto 2022, rimanda a un paradigma evoluto, in costante crescita per originalità e capacità di anticipare le fluttuazioni del mercato.



Anna Maria Turra


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