La luce bianca del mattino, il libro di Cecilia Parodi
La luce bianca del mattino è l’esordio letterario ambientato in Sardegna di Cecilia Parodi, scoperta di Sara Rattaro, curatrice per Morellini editore della collana di narrativa Varianti. «Narrare è arrivare proprio là, dove la vita arrossisce e si nasconde. - sostiene Sara Rattaro - Cecilia sembra conoscere quel punto preciso. Amo ricordare che nessuno scrittore nasce famoso, eppure lei scrive come se non fosse un’esordiente.»
La storia
Silenziosa e introversa Bianca, la protagonista del libro, cresce in un piccolo centro de La Maddalena, immersa in un focolaio di colpe di una famiglia complicata in cui la morte irrompe trascinandosi via il padre.
«Sgombriamolo subito questo terreno minato dello scriversi addosso, il fantasma di ogni scrittore, - dichiara risoluta Cecilia Parodi - sì, io avevo bisogno di raccontare come sta una ragazzina a cui manca il padre troppo presto e, anche se la storia non è interamente la mia, ho cominciato da piccola a sognare di diventare una scrittrice. È la vita ad essere autobiografica.»
La giovane protagonista che resta con una mamma immatura e autodistruttiva incontra Caterina, l’anziana guaritrice in grado di stabilire, come nella millenaria tradizione isolana, un’alleanza al femminile. Guarire con le erbe le abrasioni sulla pelle è l’espediente narrativo di una filigrana emotiva che si ricuce e mette in luce quanto, una pratica tanto suggestiva, rimargini simbolicamente anche le profonde lacerazioni di un passato di errori.
La carriera di Cecilia Parodi
Cecilia Parodi, nata a Genova nel 1975, inizia presto a insegnare, tallonata dalla passione per la scrittura, più che da un desiderio di raccontare, muove da un’attitudine all’acquisizione di emozioni che arriva dritta al punto e in questo suo primo romanzo.
Registra il cambiamento di una Sardegna che negli ultimi sessant’anni è semplicemente accaduto, in termini di economia e di significati. Con l’arguzia di una bambina speciale intercetta forza e violenza, asprezza e sottrazione di una terra singolare: ne svela fascinazioni e contraddizioni. Millenarie realtà immutabili, leggende che si avverano come premonizioni.
Emerge come in un film la fotografia precisa di donne, dalle mani nodose attraversate da rosari, che escono dalle pagine in abito scuro, si coricano vestite anche nelle estati più torride, quando la luce bianca diventa notte. Appaiono chiari i ricordi di Cecilia bambina, in vacanza dai nonni che fa della libertà la sua zona d’elezione.
«Oggi se sono in Medioriente le donne vestite di nero mi riportano alla Sardegna mentre se sono in Sardegna è il paesaggio che mi confonde con la sua magia orientale.» Una dicotomia che da sempre l’attraversa, la costringe da Genova a stabilirsi a Olbia e, nei pressi del monte Limbara, dove la donna del suo racconto raccoglie le erbe officinali, anche Cecilia Parodi un po’ scanzonata e un po’sciamanica, si lascia pretendere dalla Sardegna. In quello stesso modo in cui, suo malgrado, è ossessionata dagli autori giapponesi o cinesi «Mi hanno costretta a individuare le dimensioni sottili intorno a noi.»
È Cristina Caboni, scrittrice che da Cagliari getta nella letteratura una cifra internazionale, a sigillare questo nuovo ritrovamento. La firma di Cristina Caboni se ne sta nella copertina del libro La luce bianca del mattino come uno dei tatuaggi sul corpo nomade di Cecilia che giura, da bambina e da donna, che è come se tutto fosse stato lì, da sempre accessibile e indelebile.
Anna Maria Turra