La nuova vita del Padiglione Tavolara
Il traffico scorrevole delle auto all’uscita dalle scuole e dai luoghi di lavoro non può certo distrarre dalla bellezza di una città baciata dal sole e con una vita scandita da ritmi a misura d\'uomo. La città dei Presidenti, di illustri politici e intellettuali, come Antonio Segni, Francesco Cossiga o Enrico Berlinguer è quanto mai viva. Dal salotto di Sassari, la maestosa piazza d’Italia e il palazzo sede della Prefettura e della Provincia, passando per piazza Castello, piazza Azuni, piazza Tola, piazza Santa Caterina per risalire attraverso l’intricato labirinto di vie caratteristiche del centro si arriva fino all’Emiciclo Garibaldi che si affaccia proprio sui giardini pubblici. Ma è addentrandosi attraverso i cancelli del parco cittadino che si viene sorpresi da un edificio dall’architettura singolare e originale, firmata da uno dei maggiori architetti sardi dell’epoca, Ubaldo Badas: il Padiglione Tavolara. Un edificio di forma longitudinale con corte interna per una struttura a pilastri in cemento armato, tamponamenti in muratura e pareti vetrate che fu inaugurata nel 1956.
«Il Padiglione è un piccolo gioiello dell’architettura anni Cinquanta, un’architettura unica in Sardegna - ha spiegato la professoressa Giuliana Altea presidentessa della Fondazione Nivola -. È un esempio notevole di “sintesi delle arti”, ossia di collaborazione tra arti visive, architettura e design, grazie agli interventi decorativi di alcuni tra i maggiori artisti sardi degli anni Cinquanta: da Eugenio Tavolara a Gavino Tilocca, da Giuseppe Silecchia a Emilia Palomba. Questi lavori, incentrati soprattutto sulla ceramica, rispecchiano molto bene quello spirito anni Cinquanta in cui le arti decorative erano viste come complemento naturale dell’architettura. Diciamo che la visita al Padiglione è già interessante di per sé, anche al di là dell’offerta culturale che ospita».
Nel corso degli anni il Padiglione ha conosciuto alterne vicissitudini, con aperture e chiusure, fino al nuovo taglio del nastro di qualche mese fa che ha restituito uno spazio restaurato di valore strategico per lo sviluppo culturale ed economico di Sassari e della Sardegna. Il tutto grazie all’accordo tra il Comune di Sassari e la Fondazione Nivola, che in attesa dell’istituzionalizzazione del Museo traghetterà il Padiglione con mostre e iniziative. Altea racconta: «C’era una grande aspettativa sulla riapertura del Padiglione, ma non pensavamo fino a questo punto. Abbiamo registrato finora oltre diecimila visitatori, duemila nel solo giorno di Monumenti Aperti. Un segnale molto incoraggiante. La gente è affezionata a questo spazio e Sassari aveva un’autentica fame di eventi culturali, di cui era piuttosto a digiuno da diversi anni. La programmazione espositiva del Padiglione è fondata sulla sinergia tra artigianato, arte e design: un tema caro a Costantino Nivola e centrale nella sua opera, il che fa sì che le finalità del progetto del Padiglione siano in perfetta sintonia con gli scopi della nostra Fondazione». E la prima mostra, “Faccio con la mente, penso con le mani” curata da Altea insieme a Antonella Camarda e Luca Cheri, ha riscosso talmente tanto interesse che il comune ha deciso di prorogarla per tutta l’estate e dare così la possibilità anche alle migliaia di persone che prendono parte alla Cavalcata sarda di visitare questo splendido allestimento. «Stiamo già lavorando alla prossima iniziativa che partirà dopo l’estate. Sarà una ricognizione sull’influsso della civiltà nuragica dagli anni Cinquanta ai giorni nostri, che punta a esaminare tutte le metamorfosi di questo fenomeno culturale. Una mostra che incrocia pittura, scultura, design, artigianato e cultura di massa».
Una bella pubblicazione dal titolo Padiglione Tavolara, edita da Altralinea Edizioni e firmata dall’architetto fotografo Davide Virdis e da Paolo Sanjust, professore all’università di Cagliari, ne racconta molto bene la storia per contenuti e splendide immagini. La pubblicazione è disponibile alla vendita nel bookshop del Padiglione o anche online sul sito ufficiale della casa editrice.
Davide Mosca