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18 Settembre 2019

La rinascita del vinile


Oggetti di puro vintage o reale gusto per la riscoperta della qualità analogica? In quanti nella seconda metà degli anni 80 allorché l’esplosione del supporto musicale compact disc prese il sopravvento avrebbero scommesso che un giorno di circa 30 anni più tardi, l’apparentemente vetusto vinile sarebbe tornato prepotentemente sul mercato discografico? I negozi di dischi si svuotarono repentinamente di migliaia di 33 giri che furono svenduti perché considerati obsoleti.



La fruibilità dell’oggetto cd, la sua maneggevolezza, le dimensioni ridotte anche a discapito di una qualità sonora che inevitabilmente mortificava lo standard analogico della registrazione a vantaggio di una più fredda compressione del suono digitale sembrava essere definitiva ed incontrovertibile.



Questo è indubbiamente il concetto attraverso il quale passa inevitabilmente sia la crisi che la riscoperta di questo come di molti altri oggetti o cose precedentemente accantonate. In realtà siamo spesso combattuti tra la voglia di cambiare e buttarci il passato alle spalle e momenti diametralmente opposti, dove la nostalgia e la memoria prendono il sopravvento e ci fanno riscoprire cose che per molto tempo non avevamo più voluto considerare. In un mercato discografico fortemente caratterizzato dalla fruizione di musica in streaming spesso su dispositivi mobili, il ritorno del vinile rappresenta un’affermazione precisa dei consumatori ed una risposta concreta alla richiesta di una qualità maggiore sia dal punto di vista delle registrazioni, sia da quello puramente estetico, legato alle copertine dei dischi, al packaging stesso ed ai contenuti editoriali presenti.



E la notizia più sorprendente è che il nuovo pubblico pagante di questo ritrovato supporto non è costituito esclusivamente da nostalgici degli anni d’oro della musica, ma anche dalle nuove generazioni che hanno progressivamente scoperto i pregi ed i vantaggi qualitativi del vinile rispetto ad altre fruizioni fisiche e/o digitali.



Il fascino della sensazione di tatto dei 33 giri, le copertine grandi, i tesati spesso riportati nel folder interno; sono sensazioni, ricordi che per il pubblico di fascia adulta rappresentano una sorta di richiamo al quale è difficile sottrarsi. Si celebra ormai da diversi anni un vero happening internazionale chiamato Record Store Day, collocato temporalmente nel mese di Aprile e che inizialmente era considerato una sorta di appuntamento nostalgico per collezionisti ed amanti del genere.



Adesso invece è una data imprescindibile per l’intero mercato con decine se non addirittura centinai di pubblicazioni ad hoc, in particolare ristampe di catalogo in versioni arricchite sia dal punto di vista contenutistico (bonus track, contenuti editoriali, foto inedite) che di formato (versioni picture, vinili colorati, 45 giri ecc...).



Sempre a proposito di catalogo e riproposizione di titoli iconici del passato bisogna tener conto che per oltre un decennio a partire da circa il 1990 molti album pubblicati non contemplavano una versione in vinile e dunque riproporli oggi in questo formato è di fatto una novità assoluta.



E la dimostrazione che si tratti di un fenomeno in piena espansione è confermata da un dato riferito agli oggetti più regalati degli ultimi due Natali nella grande distribuzione che vede il giradischi al primo posto assoluto nella preferenza dei consumatori di tutto il Globo.


Nel frattempo, industria discografica, collezionisti ed amanti del vinile hanno ben pensato di individuare una seconda data celebrativa appoggiandosi al Black Friday del mese di Novembre, che di fatto è diventato un secondo Record Store Day. E’ un trend destinato a crescere? La sensazione è che lo sia e che potrebbe esserlo per almeno altri 3-4 anni. All’orizzonte c’è chi fantastica anche di un ritorno delle musicassette e più in là nel tempo di un eventuale comeback del compact disc che solo i prossimi anni e dati di mercato potranno confermare o smentire.


Paolo Maiorino

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