Le arti multiple di Elio Pulli
Classe 34 Elio Pulli è il maestro di arti multiple che a soli 18 anni vinse il Premio Michetti a Francavilla al Mare facendo sfoggio di una splendida e singolare padronanza pittorica che lo porterà fino ai nostri giorni ad essere un esponente d’arte internazionale, dall’elevatissimo numero di produzioni tra cui le tavole sacre della via Crucis per il Vaticano.
Nato e cresciuto in bottega porta il ricordo amorevole di un figlio nei confronti del padre, Giovanni Pulli, rimasto un idolo nel suo cuore tanto che Elio Pulli dichiara di dovergli tutto e della sua vita artistica dà questa narrazione: «Nascere in bottega e con un padre del genere ti crea il rimpianto di non essergli stato sufficientemente accanto, talmente geniale che è praticamente impossibile raggiungerlo e superarlo, - e nella numerosa famiglia di origine pare che il talento si distribuisca equamente - ho una sorella che ha vinto il Campanile d’oro e Castrocaro. Mio padre ci faceva consultare il vocabolario quasi in maniera ossessiva per verificare costantemente gli errori, perché la lingua sarda ci metteva nel trabocchetto di sbagliare le doppie.» Poi parla di Puglia perché la sua famiglia è leccese: «Ricordo l’odore delle fave e della cicoria, con la purea di fave che avanza, il giorno dopo si ritocca il piatto: si chiama ingannamariti.»
Il padre Giovanni nel 1929 si trasferisce a Sassari e crea un vero e proprio cenacolo d’arte dove confluiscono i più grandi artisti. Da Filippo Figari, pittore e ingegnere delle Reali ferrovie Sarde, a Eugenio Tavolara che ha dato forma all’artigianato regionale, Antonio Usai, Stanys Dessì, Andrea Usai insomma molti tra i più grandi interpreti dell’arte sarda.
Quale spettro artistico preferire è davvero impossibile da dire per questo artista che tra dipingere, intagliare, scolpire dichiara: «Mi piace tutto, l\'alchimia di scoprire e trasformare la materia in ciò che voglio. Studio i materiali, non mi fermo al passato bisogna aggiungere, arricchire, non dobbiamo ripeterci ma creare il futuro. In arte bisogna apportare, conoscere ciò che è passato e creare il futuro in passaggi come studi che portano oltre, quel che faccio oggi non va bene per domani, si deve sperimentare e non essere mai uguali a se stessi. Vedo molti giovani che stanno guardando il mio lavoro, sono contento di essere un riferimento e credo che in arte non ci siano segreti, l’arte deve possibilmente contagiare tutti e saremmo in un mondo più ricco perché non esiste l’avarizia tra gli artisti. Ho guadagnato e ho sparso, sto attento a quelli che soffrono e sono come mio padre che apparecchiava sempre un posto in più nella sua tavola.» Insiste sul potere della condivisione, come se fosse la chiave di un segreto troppo a lungo taciuto: «In arte non si può essere avari, nell’opera l’avarizia si nota immediatamente. E anche se per sopravvivere in tempo di guerra ho fatto di tutto, dalle bambole ai cavalli a dondolo alle riparazioni per le statue, oggi se mi portano un sacro cuore da restaurare, magari di una donna anziana che non ha la possibilità di spendere, lo faccio con lo stesso slancio di sempre: l’arte è amore e passione.»
A Tramariglio lavora ed espone le sue opere, nella strada per Capo Caccia nella provincia di Alghero, una galleria monografica di quadri e statue tra cui numerosissime sono le ceramiche. E nel vicino parco di Porto Conte appaiono le sculture in ceramica e ferro: le raffigurazioni di quel piccolo principe protagonista del libro omonimo ma nella versione in lingua sarda. Il maestro d’arte, come finiscono per chiamarlo tutti, dopo che è arrivato a realizzare opere dalla visibilità internazionale, ammette che questo appellativo, pur gratificante, in qualche modo è anche inevitabile:
«Nei miei 86 anni di storia c’è un’esperienza tale per cui tutto interagisce e si stratifica in una competenza che percorre secoli e secoli per arrivare a me che ne sono una parte, un mezzo.»
Innumerevoli le sue opere tra pittura e scultura in legno o vari materiali, nell’arte sacra ama ricordare le colonne a tortiglione del baldacchino del Vaticano: un lavoro che richiede calcoli pazzeschi e complesse valutazioni progettuali che dichiara di aver condotto anche grazie all’aiuto del figlio Tiziano e di lui dice: «È un genio, da bambino veniva a pescare sempre molto volentieri, notavo questo suo osservare attento i comportamenti dei pesci poi un giorno mi porta, dal niente, due brevetti a distanza di sei mesi, che trasformano migliorandola l’esca da pesca.»
Infatti, Tiziano Pulli a soli vent’anni viene chiamato dalla fabbrica di galleggianti Tubertini di Firenze che, di fronte a una platea di ingegneri sbigottiti, gli comunica la straordinaria portata della sua scoperta: negli ultimi cento anni di storia nessuno era ancora riuscito ad apportare una tale variazione all’esca all’inglese che, nel brevetto da lui depositato, si apre solo dopo aver raggiunto una profondità di 50 metri. Tiziano però minimizza: «Colpa di mio padre, mi diceva sempre: “Se non sei il primo non fare le cose” ma essere un inventore genera uno stress che alla fine pretende di avere il sopravvento.»
Sarà per lo stesso motivo che Tiziano Pulli da zero costruisce pianetalghero.com, unico sito con webcam live sulla baia di Tramariglio con oltre 500 pagine che se ne stanno sempre bellamente ai vertici dei motori di ricerca, oltre che il sito Elio Pulli in cui carica circa 200 video da 10 minuti l’uno a divulgazione del lavoro artistico del padre.
Elio Pulli dichiara senza retorica che i suoi capolavori davvero compiuti restano i suoi tre figli: «Michele potrebbe sorprendervi citando a memoria la formula della bomba atomica mentre Antonella è indescrivibile: Nella è vocazione archeologica pura, con le sue regolari immersioni nei fondali marini mi ricorda ogni volta cos’è la scoperta. Leonardo da Vinci ci ha dato tutto, non so se vedremo ancora nella storia una simile personalità ma, credetemi, i miei figli me lo ricordano.»
Anna Maria Turra