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31 Luglio 2019

Le piante si stanno estinguendo?


Alcuni di voi avranno sentito parlare del dodo, uno dei più famosi esemplari animali estintosi negli ultimi 250 anni, o del delfino del fiume Yangtze, dichiarato estinto nel 2006. Ma anche le piante si sono estinte negli ultimi due secoli e mezzo, e poiché i dati sono scarsi e non esaurientemente analizzati, poche persone sono consapevoli della portata del problema.



Il sandalo cileno, Santalum fernandezianum, era un albero che cresceva sulle isole Juan Fernández, che si trovano tra il Cile e l’isola di Pasqua. A partire dal 1624 circa, cominciò ad essere fortemente sfruttato per ricavarne il legno di sandalo aromatico, e alla fine del XIX secolo la maggior parte degli alberi era stata abbattuta. L’ultimo esemplare è stato fotografato nel 1908 da Carl Skottsberg, sull’isola di Robinson Crusoe. L’albero non è più stato visto da allora.



La Thismia americana è forse una delle piante più straordinarie mai scoperte, non aveva foglie e solo i fiori erano visibili fuori terra. Fu scoperta nel 1912 lungo Torrence Avenue a South Chicago, ma il sito fu distrutto solo cinque anni dopo e questa straordinaria pianta non fu mai più vista.


L’olivo di Sant’Elena, Nesiota elliptica, fu scoperto per la prima volta nel 1805 sull’isola di Sant’Elena nell’Oceano Atlantico meridionale. Nonostante la maggior parte della vegetazione originaria dell’isola sia stata distrutta, un albero solitario e anziano è sopravvissuto fino al 1994; gli studiosi dei Royal Botanic Gardens di Kew e gli ambientalisti locali hanno potuto raccoglierne le talee prima della sua morte; questa preziosa risorsa è ancora disponibile per la ricerca.



Malauguratamente molte altre specie sono sparite negli ultimi anni, ma grazie alla collaborazione fra gli scienziati dei Royal Botanic Gardens di Kew e quelli dell’Università di Stoccolma , è stata compilata un’analisi globale sull’estinzione delle piante in tutto il mondo. Questa raccolta di informazioni unica, pubblicata sulla rivista Nature, Ecology & Evolution , riunisce dati provenienti da ricerche sul campo, dalla letteratura scientifica e da erbari che illustrano quante specie vegetali si sono estinte negli ultimi 250 anni, quali sono, da dove sono scomparse e quali comportamenti possiamo adottare per fermare l’estinzione futura.



Negli ultimi 250 anni 571 specie vegetali sono scomparse dalla faccia della terra. Questa cifra è stata calcolata dallo scienziato di Kew Rafaël Govaerts, che ha esaminato tutte le pubblicazioni sull’estinzione delle piante per oltre tre decenni e ha riscontrato che il numero è quattro volte superiore all’attuale elenco delle piante scomparse, più del doppio del numero di uccelli, mammiferi e anfibi registrati come estinti (per un totale complessivo di 217 specie).



Aelys M Humphreys, una delle autrici dello studio e assistente presso il Dipartimento di Ecologia, Ambiente e Scienze delle piante dell’Università di Stoccolma, afferma: “La maggior parte delle persone può dare un nome a un mammifero o uccello estinto negli ultimi secoli, ma pochi possono dare un nome a una pianta estinta. Con questo studio per la prima volta abbiamo una panoramica di quali piante sono già estinte, dove sono scomparse e quanto velocemente ciò sta accadendo”.



Gli scienziati hanno constatato che l’estinzione delle piante si sta verificando 500 volte più velocemente dei tassi di estinzione di fondo “naturali” (il normale tasso di perdita nella storia della terra prima dell’intervento umano). Anche gli animali stanno scomparendo almeno 1000 volte più velocemente dei tassi di fondo, e gli studi dimostrano che questi numeri sottostimano i veri livelli di estinzione in corso delle piante.



I più alti tassi di estinzione delle piante si trovano sulle isole, ai tropici e nelle aree a clima mediterraneo – le tipiche regioni biodiverse che ospitano molte specie uniche e vulnerabili alle attività umane – e le specie vegetali legnose (come gli alberi e gli arbusti) e con un piccolo areale geografico hanno maggiori probabilità di estinguersi.



La località è più importante per prevedere le future estinzioni che l’identità – se una pianta si trova su un’isola o meno è più utile per prevedere l’estinzione che se la pianta è una rosa, un’orchidea o una palma. Il cambiamento di destinazione d’uso del suolo tende a cancellare la maggior parte, se non tutti, degli habitat originari delle piante, indipendentemente dalle loro caratteristiche; la località rimane la chiave per valutare la vita futura delle piante e come possiamo proteggerle.



Ciò conferma la nozione secondo cui “gli hotspot della biodiversità” – aree con un numero eccezionale di piante endemiche che stanno subendo vasti cambiamenti di habitat – sono fondamentali per comprendere i modelli globali delle estinzioni recenti e future. Le informazioni raccolte da questa ricerca saranno fondamentali per aiutare a prevedere e prevenire future estinzioni.


Eimear Nic Lughadha, coautrice dello studio e conservatrice dei Royal Botanic Gardens di Kew afferma: “Le piante sono alla base di tutta la vita sulla terra, forniscono l’ossigeno che respiriamo e il cibo che mangiamo, oltre a costituire la spina dorsale degli ecosistemi del mondo - quindi l’estinzione delle piante è una cattiva notizia per tutte le specie. Questa nuova comprensione dell’estinzione delle piante ci aiuterà a prevedere (e a cercare di prevenire) future estinzioni di piante, così come di altri organismi. Milioni di altre specie dipendono dalle piante per la loro sopravvivenza, esseri umani compresi, quindi sapere quali piante stiamo perdendo e dove, ci permetterà di alimentare programmi di conservazione rivolti anche ad altri organismi”.
I ricercatori sperano che questi dati siano utilizzati per concentrare gli sforzi di conservazione sulle isole e ai tropici, dove la perdita di piante è assai diffusa, e in aree dove si sa meno dell’estinzione, come l’Africa e il Sud America.



Ma ci sono anche buone notizie: lo studio ha rilevato che 430 specie considerate estinte sono state ritrovate, anche se i ricercatori avvertono che la riscoperta di una specie ritenuta estinta spesso significa trovare solo pochi individui sopravvissuti e il 90% delle piante rinvenute ha ancora un alto rischio di estinzione. Documentare la riscoperta però è importante in quanto migliora la precisione degli elenchi delle estinzioni e consente anche un potenziale lavoro correttivo di conservazione.



Tuttavia ciò non significa che una specie è “viva e vegeta”, come dimostra l’esempio del croco cileno, il Tecophilaea cyanocrocus, originario delle colline che dominano Santiago, la capitale del Cile. Era un fiore molto popolare, con molte varianti di colore selezionate dai giardinieri in epoca vittoriana, ma dato che la specie era difficile da coltivare e a lenta propagazione, per soddisfare la domanda un gran numero di bulbi vennero dissotterrati e importati dal Cile in Gran Bretagna. Sembrava che questa raccolta eccessiva e il sovrapascolo del bestiame negli anni ’50 avessero portato all’estinzione del fiore, ma nel 2001, dopo ripetute ricerche, una sua piccola colonia è stata riscoperta su terreni privati a sud di Santiago. Questa specie continua ad essere coltivata in Gran Bretagna e la sua popolazione autoctona sopravvissuta è ora protetta, ma la Lista Rossa dell’International Union for Conservation of Nature la classifica come “in grave pericolo” di estinzione.


Maria S. Vorontsova, scienziata dei Royal Botanic Gardens di Kew, così conclude: “Per fermare l’estinzione delle piante, dobbiamo registrare tutte le piante in tutto il mondo – la denominazione di nuove specie è un pezzo critico nel puzzle delle priorità per la conservazione del nostro prezioso mondo naturale per le generazioni a venire. Per fare questo dobbiamo sostenere la conservazione e la produzione di erbari e di guide per l’identificazione delle piante, dobbiamo insegnare ai nostri figli a osservare e riconoscere le piante locali e soprattutto abbiamo bisogno di botanici per gli anni a venire”.


Nathalie Anne DoddFonti:

Nature, Ecology & Evolution “Global dataset shows geography and life form predict modern plant extinction and rediscovery”
Royal Botanic Gardens, Kew
Università di Stoccolma 

Credits

Immagine di copertina


  •  St Helena Olive, Ph Rebecca Cairns-Wicks


Galleria verticale


  1. Anthurium Leuconeurum Pl 314 Illust Hortcole vol 9-10


  2. Astiria rosea Pl 49 Bot Reg vol 30


  3. Tecophilaea cyanocrocus, Ph Richard Wilford


Immagine orizzontale


  • Madagascar 2013 grass landscape


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