Leonardo da Vinci - Il leone robot che ha affascinato la corte di Francia
Forte fu la saggezza,
per mettere su un Rampante
giacché amore che lo circonda
l’aveva scelto a parte,
tratto nell’età più conveniente
che poteva avere tra cento.
Con molta probabilità una poesia di questo tenore fu recitata quando venne azionato, dinanzi a Francesco I, il leone semovente creato da Leonardo da Vinci, e con cui Papa Leone X volle ossequiare il Re di Francia.
Nel 1600, narrano le cronache, erano in corso i festeggiamenti per il matrimonio di Enrico II con Caterina de’ Medici, uno degli eventi più spettacolari del tempo, e durante il banchetto, gli invitati furono sorpresi da un vero e proprio effetto speciale: sul tavolo imbandito camminò un leone, in realtà un automa di legno ricoperto della pelliccia dell’animale, che rese omaggio agli sposi lasciando uscire dal petto una pioggia di gigli. Questa fu la seconda esibizione del leone di Leonardo, la prima avvenne nel 1515.
Leone Leonardesco
Il genio di Leonardo da Vinci non smette mai di sorprenderci, e quest’anno, nella ricorrenza dei 500 anni dalla sua morte, numerose sono le celebrazioni previste, in Italia e in tutto il mondo. Ma è di un curioso automa che vogliamo parlarvi, un robot ante-litteram nelle sembianze di un leone, ricostruito con accurata perizia e grande conoscenza della materia da Luca Garai, semiologo esperto d’arte e di robotica antica, che si è basato sui manoscritti originali di Leonardo.
Garai ha impiegato un paio d’anni a costruire l’automa perché non esistevano più né il progetto originale né i disegni, ma consultando le biblioteche di Lione ha trovato un documento del 1620 che parlava di un cavallo meccanico con influenze leonardesche.
Ispirandosi a questo modello ha poi aggiunto un meccanismo a frizione, sempre disegnato dall’artista toscano, che permette all’animale di sollevarsi sulle zampe. Il leone semovente, con le sue complesse evoluzioni, cammina, si siede sulle zampe posteriori e apre il petto facendo fuoriuscire dei gigli.
Il ruolo della colonia fiorentina nell’organizzazione dei festeggiamenti per Francesco I spiega la scelta del leone, infatti l’animale è il simbolo di Firenze, e anche la scelta dei gigli non è casuale, trattandosi del fiore che orna sia lo stemma di Francia, sia quello di Firenze.
L’impegno della colonia fiorentina aveva anche un preciso significato politico, era infatti un omaggio al potente monarca col quale il papa mediceo, Leone X, puntava ad allearsi.
L’originale del leone, che era a grandezza naturale e ricoperto di pelle, è andato perduto, e quello di oggi gli restituisce nuova vita pur essendo realizzato nelle dimensioni di un cucciolo. Ne esistono due esemplari, uno agli Uffizi e uno presso Genus Bononiae. Assistere all’esibizione dell’automa è un’emozione fuori dal tempo. Luca Garai carica a molla l’automa, un sornione e fiero leone che fa quattro passi, si inchina, alza le zampe e mostra il petto dal quale escono i famosi gigli viola. Per quaranta secondi vi sentirete alla corte del Re di Francia.
Nathalie Anne DoddLeone di Leonardo in azioneCredits
Immagine di copertina
- Studio del cavallo di Leonardo