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10 Luglio 2019

L’etica della bellezza


Quanto teniamo alla nostra bellezza? A giudicare dal giro d’affari che si muove attorno al mondo della cosmesi sembra davvero tanto, poiché dai prodotti per il make-up ai trattamenti per la cura della pelle passando per detergenti per i capelli e l’igiene personale, alzi la mano chi in casa non ne possiede almeno una dozzina.



Ma per far sì che la nostra bellezza non sia solo apparenza effimera e corrisponda a un reale stato di benessere interno, sarebbe bene ricordare che ciò che ci spalmiamo su viso e corpo ha potenzialmente la stesso impatto di un alimento. Inoltre le fasi di produzione e di smaltimento di cosmetici e packaging hanno un impatto fortissimo sull’ambiente in cui viviamo. Una pelle giovane e luminosa, capelli sani e lucenti, denti candidi e unghie a prova d’urto sembrano essere diventati un must irrinunciabile nella routine di bellezza, ma sempre più spesso si osserva l’insorgere di allergie, intolleranze e irritazioni che rendono la vita difficile, anche fra i più giovani.



I piccoli rituali quotidiani ci danno gioia, piacere e un senso di sicurezza che permettono di affrontare la giornata con maggior serenità, e le nuove tendenze del beauty guardano a cosmetici e packaging eco-friendly. Se è vero che non sempre “green” è sinonimo di innocuo, un interesse maggiore ai prodotti di origine naturale, con pochi additivi e pochi ingredienti è una buona prassi nella cosmesi così come nell’alimentazione.



Negli ultimi anni molti prodotti sono stati messi sotto accusa, prima il borotalco (per una possibile presenza di amianto), poi i deodoranti contenenti alluminio, e ancora i rossetti, poiché il loro contatto con la mucosa labiale li rende potenzialmente fra i cosmetici più pericolosi. La Berkeley University di California, infatti, ha condotto uno studio che ha evidenziato come ben 32 marche di lipstick contengano tracce di piombo, arsenico, alluminio, mercurio e cromo.



Gli additivi più utilizzati e più discussi hanno il nome di parabeni, petrolati, siliconi e solfati. I parabeni vengono utilizzati come conservanti, soprattutto nelle creme, e possiedono un effetto antimicrobico, che però può provocare allergie.
I petrolati sono derivati del petrolio e vengono utilizzati come umettanti ed emulsionanti per conferire una sensazione di morbidezza alla pelle, ma possono provocare irritazioni e dermatiti perché non lasciano traspirare la pelle. I siliconi, che conferiscono un aspetto setoso a pelle e capelli sono molecole di sintesi non biodegradabili e di conseguenza inquinanti, e che non apportano alcun reale miglioramento a livello strutturale, poiché non penetrano nell’epidermide. Infine, i solfati sono dei tensioattivi utilizzati soprattutto negli shampoo e nei detergenti per il corpo per creare schiuma e dare una sensazione di pulizia profonda; con il tempo però, possono risultare aggressivi, sfibrare i capelli e ridurre il film idrolipidico della pelle.



Per sapere se un cosmetico contiene ingredienti di sintesi (chimici) o naturali, e in quale percentuale, basta leggere sull’etichetta del prodotto l’Inci (International nomenclature of cosmetics ingredients), cioè la lista delle sostanze contenute al suo interno. L’elenco parte dal nome del componente presente in misura maggiore fino a quello presente in quantità minore. Gli elementi naturali che non hanno subito processi chimici sono riportati con il nome botanico in latino, mentre quelli sintetici o semisintetici riportano la dicitura in inglese.



Importante, oltre ai cosmetici, è anche il packaging, che dovrebbe essere eco-compatibile. I brand più attenti alla sostenibilità hanno già iniziato a utilizzare confezioni in vetro (che tra l’altro conserva meglio i prodotti), materiali vegetali biodegradabili oppure ottenuti dal riciclaggio delle bottiglie di plastica, così come cartone riciclato per le scatole e inchiostri di origine vegetale.



Se è vero che la scelta di materie prime naturali è sempre da privilegiare, è difficile che la loro presenza in un cosmetico sia totale, perché servono anche sostanze conservanti, umettanti, profumanti e curative che non sempre si trovano in natura.



Infatti, la qualità ricercata nel cosmetico non si limita soltanto all’efficacia, ma anche alla sensazione di gradevolezza che produce, pertanto la sfida è raggiungere il giusto compromesso tra formulazione e resa.


I grandi brand ambiscono ad annullare le differenze tra le performance di cosmetici sintetici e di quelli green, mentre i piccoli marchi di qualità stanno acquisendo una fascia di consumatori sempre più ampia che apprezzano la ricerca sui prodotti della natura, la consulenza personalizzata e l’ordine online.



Perché alla cosmesi – quella armoniosa parola che ci ricorda la perfezione del cosmo ¬– corrisponda un’etica della bellezza, dobbiamo affinare la nostra arma più potente, la consapevolezza. Informiamoci sulla composizione dei cosmetici che stiamo per acquistare e cerchiamo di non eccedere nei consumi, poiché non è aumentando la quantità di prodotto che si raggiungono migliori risultati, né utilizzando composizioni più “forti”, bensì rieducando la pelle a trattamenti più rispettosi della struttura della pelle. Pochi ingredienti quindi, possibilmente di origine biologica, in piccole quantità, e non testati sugli animali. La nuova bellezza è amica della natura poiché in questa trova la sua autenticità.


Nathalie Anne DoddCredits

Immagine di copertina


  • Cometici eco-friendly Sarah Comeau © Unsplash


Immagine in verticale


  • Nature. Ph Joe Robles © Unsplash


Galleria


  1. Design ecologist Curology© Unsplash


  2. Element5 Curology© Unsplash


  3. Palette di ombretti Curology© Unsplash


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