Lo Stile Nobu è riapprodato a Porto Cervo
Anche la cucina deve tenere conto dell’estetica e dello stile se si vuole creare delle emozioni forti da proporre ai clienti. Nobuyuki “Nobu” Matsuhisa ci ha costruito un impero del gusto come ha più volte dimostrato in occasione delle sue visite in giro per il mondo. Nei giorni scorsi uno degli chef più rinomati a livello internazionale ha scelto di ritornare a Porto Cervo riproponendo la sua formula vincente in un’esperienza gastronomica sublime. E lo ha fatto in uno degli hotel che più rispecchiano i valori del Consorzio Costa Smeralda: il Cala di Volpe. L’albergo grazie a queste iniziative ha sempre cercato di offrire qualcosa di unico andando persino oltre agli standard di qualità di una struttura ricettiva di lusso. Giornalisti locali e nazionali hanno ascoltato con molta attenzione il workshop che presentava i segreti della buona cucina. Un viaggio che è cominciato nel 1994 e che non si è più fermato racimolando successi. Il primo Nobu venne inaugurato a Tribeca, New York. Merito dell’incontro con Robert De Niro che rimase folgorato dal Black Cod, uno dei piatti più celebri dell’artista della cucina giapponese diffusa in tutto il mondo. Il segreto sta nella semplicità del piatto che con pochi ingredienti riesce a raccontare l’unicità del mondo di Nobu Matsuhisa. A quel punto il piatto diventò uno dei più richiesti nel locale, che nel frattempo si diffuse nelle principali realtà a livello globale. E Porto Cervo non poteva di certo tirarsi indietro. La presenza di Nobu Matsuhisa all’Hotel Cala di Volpe si è consolidata negli anni rafforzando un legame tra leggende. Da un lato troviamo il più grande chef del settore, e dall’altro il Consorzio Costa Smeralda, un luogo che riprende il concetto di lusso e lo trasforma di un ricordo che durerà per tutta la vita. Dal 2018 si era partiti un progetto pop-up, e nel 2019 si passò con l’apertura del Ristorante serale Matsuhisa at Cala di Volpe, posizionata in un’area dell’hotel con vista su uno dei panorami più celebri del Mediterraneo.
Riccardo Lo Re