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Louis Vuitton: la Belle Époque e l’eterno viaggiare
23 Dicembre 2019

Louis Vuitton: la Belle Époque e l’eterno viaggiare


Dopo aver stupito il jet set internazionale con la collezione Cruise 2020 all’aeroporto JFK di New York, Nicolas Ghesquière è rientrato a Parigi per presentare nel cuore della Cour Carrè del Louvre la collezione P/E 2020 della Maison Vuitton, un omaggio alla Parigi della Belle Époque con sofisticate citazioni agli anni ’70 e ’80.


Una struttura minimalista in vetro e legno, proveniente da foreste francesi gestite in modo sostenibile, ha accolto il set della sfilata, dominato da un maxischermo su cui scorreva il video It’s okay to cry dell’artista inglese Sophie, una specie di serenata post-moderna di grande impatto sensoriale.


Attingendo dalla Belle Époque, con la sua frenesia di cambiamento e il rifiuto per ciò che è obsoleto e desueto, Ghesquière ha messo in scena la nostalgia per un’epoca di grandi sfide dove la moda è popolata da istrioniche e romantiche dandy. “È una parte della storia francese che è molto interessante nell’arte, ma anche culturalmente, in termini di emancipazione delle donne e, naturalmente, nella letteratura con Proust”, ha spiegato lo stilista.



Fonti di ispirazione della sfilata sono la divina Sarah Bernhardt, che incarnò l’allure dell’epoca con il suo stile appassionato e stravagante, l’atmosfera della casa di Asnières della famiglia Vuitton, e l’iconico Monogram, creato da Georges Vuitton nel 1896 ed emblema di un nuovo mondo di viaggiare.


Il lirismo romantico dell’inizio ‘900 è evocato dalla presenza di spille floreali, orchidee e lustrini, mixati con disinvoltura su capi maschili, con un risultato eccentrico ma mai eccessivo. Il gilet, nella versione jacquard e in paillettes colorate, è protagonista su pantaloni a vita alta e minigonne a balze, che si alternano a gonne a corolla e a camicie con maniche a palloncino. Tornano le spalle imbottite, le stampe e i colori accesi, e i minidress, che sfilano accanto a completi classici e oversize.


Oltre ai raffinati nero e bianco visti su pantaloni ampi, abiti e tuniche con spacco centrale, si svela una palette di colori ampia e variegata con nuance brillanti, che si sovrappone su stampe e tessuti a fantasia, a righe e fiori, di satin e stoffe pesanti, mescolando il rosso con il viola, l’azzurro con il giallo e il verde, per un effetto gioioso e stravagante.



Spazio privilegiato lo occupano le calzature che si avvicendano sulla passerella: mocassini platform cedono il passo a stivaletti stringati e a francesine alte, connotate da applicazioni dai colori vivaci e dal distintivo logo LV.


Un capitolo a parte merita l’oggetto cult del brand Vuitton, la borsa, i cui modelli vintage trionfano in tutta la loro originalità: ha aperto la sfilata la Video Tape Clutch, una tracollina a forma di videocassetta vhs, con profili in tela Monogram, un tuffo nei favolosi anni ’80. Le succede la nuova it bag del brand, Blade, classica e raffinata citazione dei famosi bauli con soffietti interni, e la borsa Dauphine, proposta in nuove forme e materiali, oltre alle borse trasformabili che diventano mini zaini e portamonete.


Il connubio felice e riuscitissimo fra Vuitton e Ghesquière non termina con la sfilata ma aggiunge una nuova tappa al viaggio che hanno intrapreso verso gli orizzonti sconfinati delle sperimentazioni della moda…


Nathalie Anne DoddCredits

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