Luca Gatta, instagrammer con la Costa Smeralda nel cuore
Classe ‘91 vive ai Castelli romani, si chiama Luca Gatta ed è un divulgatore social dell’arte che ci parla delle sue priorità.
Laurea in psicologia che sta conseguendo dribblando sui tempi che oggi non smette di ritagliarsi per le sue pubblicazioni attesissime “on instagram”, dopo una laurea e un dottorato in filosofia, è il critico che usa l\'espediente della spiaggia, del mare e del blu per dissertare sull’arte. Complice numero uno è certamente Giovanni Iudice, il contemporaneo la cui opera Umanità è stata definita da Vittorio Sgarbi, citando Volpedo, \"il quinto stato\".
E sono stati proprio gli interventi di Luca Gatta sulla poetica insulare di Iudice, postati tramite Artext, a innescare una bizzarra spirale sul web; mentre il fatto che sia virale anche il pittore della Sicilia, finito dritto nella Treccani, certo è di grande aiuto, ma il resto lo fa tutto da solo Luca Gatta: con le sue intellettualizzazioni arrotate divarica vecchie assonanze sulla pittura, così di un luogo come un’isola a caso lui riesce a farne terra di congiunzione tra l’arte e la curiosità delle persone.
Perché è questo che accade con Luca Gatta, accade anche dal palcoscenico della Sardegna quando Vincent Tutti i colori dell’arte va in onda, spiaggia e mare dall’emittente diventano la scusa per intelligenti precisazioni, una dimensione privilegiata e straniante si fa largo negli ascoltatori, il numero dei follower sale esponenziale, l’etere e la rete si sovrappongono in un solo, assolato litorale dove si allineano presenze come bagnanti in un agosto torrido.
«La notorietà è capitata, non so come - confida Luca Gatta in conversazioni regolari negli appuntamenti di Radio Costa Smeralda - Maria Pintore e Daniela Cittadini hanno inventato un format sull’arte, è a loro che è piaciuta la mia cifra. I miei sono piccoli pezzi di riflessione sull’arte che, per caso, sono anche molto radiofonici: al pubblico credo sia questo che ha sollevato l’attenzione.»
Il fatto che si parli della vita, e non della vita dell’arte, non solo fa di Luca Gatta un filosofo con uno straordinario modo di cavalcare la rete, ma lo investe di un carisma che ha a che fare col disvelamento di un segreto di cui lui stesso non sembra quasi sapere granché. E da un pulpito variegato che da Roma raggiunge la Costa Smeralda, il giovane dalla penna al vetriolo che parla e scrive ininterrottamente, passa da emittenti radio e raggiunge, con lancinanti visioni poetiche, i circoli di intellettuali lungo tutta la penisola. Nel suo ambiente d’elezione, la rete, produce e pubblica e, mentre si forma al prossimo riconoscimento ufficiale accademico, lavora in simultanea su più fronti dimostrando di avere idee molto chiare in merito a realtà molto complesse. Suo è il progetto Artext che a febbraio ha compiuto un anno di vita, nato come sistema di eventi artistici in una galleria romana, dopo diverse pirolette e 5 mostre, diventa una piattaforma di lavoro che continua un punto di vista critico che, al numero di visualizzazioni importanti, darà corso nel prossimo ottobre a una pubblicazione. «Si tratta di un saggio di media lunghezza su un argomento, l’arte, che ci costringe a non peccare di presunzione. Se pensassi di esaurire il discorso artistico perché ne parlo o ne scrivo, - confida Luca Gatta - sarei davvero nel bel mezzo di un grosso equivoco: l’arte si rinnova ogni giorno ed io ne tratterò alcune questioni filosofiche di fondo come il suo essere oggettivo, l’essenzialistica. Se non esiste l’uomo non esiste l’arte.»
Nello stesso modo Luca Gatta, parlando da Radio Internazionale Costa Smeralda di radicamento, intende diffondere, con incursioni regolari nella realtà artistica quali il nuovo movimento indipendente Mad, l\'idea di una Sardegna che non solo costantemente detiene primati, ma custodisce la matrice di artisti che sanno anticipare. Luca Gatta diventa un importante link generazionale, nella sua trasversalità un po’ ricorda il giovane Jacopo Veneziani in onda da Le parole della Settimana con Massimo Gramellini, dove si decodifica un’arte che, passando dalla generalista Rai 3, o RaiPlay, appare più democratica o fruibile.
«Snobbo la tv senza riserve, non la guardo, non ce l’ho e non mi manca. Individuo in questo mezzo una serie di problemi strutturali, non ultimo quel tipo di approccio che slega la visibilità dal merito, il che induce a uno sbilanciamento della realtà.»
Si delinea con Luca Gatta una figura che dal basso della sua giovane età poggia sull’antico per riflettere, ricercare, studiare e frequentare l’Italia dell’arte in ascesa.
«Sono affascinato dall’Emilia e dalle sue pievi romaniche, strutture di grande interesse peraltro ancora poco visitate, luoghi fatati in cui il sacro ancora si avverte nell’arte - precisa Gatta – e, anche laddove sembra esserci un rifiuto del sacro, quel che più mi interessa è l’aspetto di unità con il divino, il numinoso, termine coniato da Rudolf Otto per dire timore e reverenza verso la divinità, nel suo permanere; una sorta di timor molto arcaico e al tempo stesso subisco una fascinazione per quel sacro non collegato alla santità, per una ierofania ovvero la miracolosa presenza o rivelazione di un elemento sacro o divino.»
Senza nascondersi tuttavia dall’ammissione che alcune cose possano risuonare reazionarie, Luca Gatta in una pianificazione che coinvolge web, radio e stampa sta reclutando, inutile negarlo, un’ondata gravitazionale che interessa il grande pubblico, il mercato dell’arte e la sua salute. Tra parole scritte e volanti cita scienza, arte, religione e filosofia; influenza influenzatori: sì, proprio come in una rivoluzione.
Anna Maria Turra